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Nanotecnologia nella coppa di Licurgo

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Nanotecnologia nella coppa di Licurgo

green Lycurgus cupLa coppa di Licurgo conservata al British Museum è una bella coppa del IV secolo che si pensa fu prodotta ad Alesandria o Roma, probabilmente coinvolgendo più botteghe di artigiani. È un coppa diatreta che significa che è costituita da un calice di vetro incastonato in un telaio esterno e decorato con una scena che ricorda la punizione di Licurgo da parte di Dioniso. Forse la caratteristica più interessante della coppa è la tecnica utilizzata per produrla che la rende molto particolare. Infatti il vetro dicroico scompone la luce a seconda della lunghezza d’onda e i colori vengono poi propagati direzioni diverse. Questo fa in modo che l’osservatore veda l’oggetto con colori cangianti. Infatti il vetro della famosissima coppa assume una colorazione diversa a seconda che,vuota, sia illuminata da davanti e in tal caso il colore è verde o dall’interno (quindi da dietro il vetro) e in tal caso assume una colorazione rossa. La spiegazione scientifica scoperta negli anni novanta esaminando un frammento del vetro è che gli artigiani di epoca romana impregnarono il vetro con particelle d’oro e argento piccole fino a 50 nanometri, circa un millesimo del diametro di un granello di sale da cucina. 
Uno scienziato dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign ha intuito che le caratteristiche cromatiche potevano dipendere non solo dal vetro, ma anche dalle caratteristiche del liquido contenuto nel calice. Non potendo utilizzare la coppa per fare esperimenti, ha avuto l’idea di utilizzare una superficie di plastica piccola come un francobollo irruvidita con miliardi di fossette che ha spruzzato con nanoparticolato d’oro o d’argento creando così una matrice costituita da miliardi di microscopiche coppe di Licurgo. I risultati sono stati notevoli perché si ottengono colorazioni diverse a seconda del liquido messo a contatto, per esempio olio oppure una soluzione zuccherina o salina d’acqua. La cosa veramente importante è che la sensibilità alla concentrazione delle soluzioni è 100 volte superiore a quella degli attuali sensori commerciali utilizzanti una tecnologia simile. La cosa potrebbe rivelarsi estremamente utile in futuro per costruire sensori medici di basso costo capaci di individuare patogeni nella saliva o nell’urina.
Nell’articolo viene messo in risalto il livello tecnico raggiunto dagli artigiani in epoca romana che vengono definiti pionieri della nanotecnologia e, aggiungo, indirettamente come ci sono voluti secoli e lo sviluppo di tutta una batteria di altre conoscenze parallele affinché una tecnica empirica usata per curiosità ed estetica fosse rivelata e si mostrasse potenzialmente utile per applicazioni ben più importanti. Questo succede anche in altri campi dove talvolta occorrono parecchi decenni per sviluppare una tecnologia utilizzabile e rivoluzionaria partendo da una scoperta o un’invenzione. Mi vengono in mente alcuni film o libri dove come fosse niente i protagonisti si mettono ad utilizzare e modificare in breve tempo, magari pochi anni, strani manufatti di origine aliena. Probabilmente le cose non sarebbero così facili, neanche se venisse fornito il manuale d’utilizzo già tradotto in inglese. Un parallelo più realistico e attuale è quello che è accaduto spesso nei decenni passati: una tecnologia avanzata data ad un paese arretrato può non essere gestibile dalla popolazione che non riesce ad utilizzarla o diventa dipendente dal fornitore del sistema. Offrire tecnologie del genere può non migliorare la qualità di vita della popolazione e addirittura causare altri problemi complicando la situazione che si voleva risolvere. 
                                                   Photo credit: Foter.com / CC BY-SA


https://solpicus.wordpress.com/2013/08/29/nanotecnologia-nella-coppa-di-licurgo/

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