
Quando Giulia Salemi si è presentata da perfetta sconosciuta, mezza nuda, sul red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia (a proposito, complimenti agli organizzatori impietosi con i fan in cerca di selfie ma clamorosamente assenti quando la passerella della Mostra viene sfruttata dalla prima aspirante velina come Linkedin personale) voleva soltanto una cosa: che si parlasse di lei. Mi correggo: voleva che si parlasse di lei nella fondata speranza che in un Paese in cui "meritocrazia"è un termine non pervenuto, un produttore dalla libido facile o qualche autore a corto di idee la scritturasse per un lavoretto televisivo qualsiasi.
Certo, servivano personaggi disposti a passare sopra all'orrida ricrescita di peli pubici e all'inguardabile segno dell'abbronzatura fra uno spacco e l'altro: ma in fondo il mondo della televisione è pieno di individui squallidi dai gusti estetici discutibili.
E infatti l'obiettivo è stato puntualmente centrato.
È bastato farsi immortalare nel posto giusto e al momento giusto con la patata di fuori, e le porte della TV si sono magicamente spalancate (e scusate se in questo contesto lo "spalancate" rischia di assumere connotati biecamente sessisti).
Giulia Salemi co-condurrà un programma su RaiUno insieme a Giampaolo Morelli.
Con buona pace di tante ragazze che sgomitano nell'ombra, che studiano, che si mettono in fila ad aspettare il proprio turno. E con buona pace, soprattutto, di chi si aspetta dalla televisione di Stato segnali etici e costruttivi. Mentre così l'unico messaggio che passa è che più "zoccoleggi" più possibilità hai di fare carriera. E il fatto che questo messaggio arrivi da Mamma Rai è francamente inaccettabile.
Perché quando paghi il canone, poi, un po' ti girano le palle se il servizio pubblico si trasforma in servizio pubico.
Matteo Grandi
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