
E ancora, cosa sapeva e fece il Vaticano davanti alle deportazioni? E gli altri italiani?
Alcune risposte a queste domande si possono trovare nella mostra “16 ottobre 1943. La razzia”, allestita nel ghetto ebraico di Roma nella Casina dei Vallati, in via Portico di Ottavia.
Documenti e foto inedite, vestiti, disegni, mappe raccontano nelle sale che ospitano l’allestimento una delle pagine più buie e disumane che abbia conosciuto la nostra storia recente.
Alle 5.30 del 16 ottobre 1943, infatti, truppe naziste tedesche fecero irruzione nelle case di ebrei e li portarono via. Finirono nei campi di concentramento. La maggior parte di loro perse tutto: genitori, fratelli, sorelle, familiari, vicini di casa, amici. Quasi tutti morirono. Di quei 1259, uomini, donne, bambini, tornarono solo in 16: 15 uomini e una sola donna, Settimia Spizzichino.
Così a 73 anni di distanza Roma e la comunità ebraica non dimenticano grazie alla testimonianza dei sopravvissuti a quei terribili fatti e che dopo l’orrore nei campi di concentramento hanno cercato di ricostruire una vita il più normale possibile.
Curata da Marcello Pezzetti e realizzata con il patrocinio del Consiglio dei ministri, della Regione Lazio, di Roma Capitale, dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane e della Comunità ebraica di Roma e con l’organizzazione generale di C.O.R (Creare Organizzare Realizzare), la mostra consiste in un allestimento che si apre con una breve panoramica sulla storia della comunità ebraica di Roma e continua con la“Golaktion“, ovvero la consegna di 50 chili di oro che la polizia tedesca aveva chiesto a garanzia per la tranquillità della comunità.
La mostra prosegue con la ricostruzione del rastrellamento del 16 ottobre riprodotto nei disegni del pittore Aldo Gay, fortunosamente sopravvissuto alla retata.
Grazie a una ricerca minuziosa svolta in Germania, è stato possibile anche dare un volto ai persecutori nazisti e perfino recuperare importanti carteggi tra le autorità tedesche e quelle italiane.
In un’altra sala viene dato ampio spazio ai documenti che testimoniano quanto avvenne all’interno del Collegio Militare, ovvero il primo luogo dove furono portati gli ebrei, la selezione sulla Judenrampe a Birkenau e l’uccisione immediata della maggior parte dei deportati.
Non poteva mancare una sezione dedicata alla reazione a quanto stava avvenendo da parte del Vaticano e del resto dell’opinione pubblica.
Non solo omertà e connivenza, per fortuna infatti i documenti testimoniano l’aiuto che alcuni ebrei ebbero da parte di connazionali, di religiosi che grazie a nascondigli ed escamotage riuscirono a salvarsi. E poi ovviamente il Delasem, ovvero l’autosoccorso ebraico.
Infine i volti e i nomi.
Di quelli che trovarono la morte in quella assurda notte, ma anche di quelle che sono riusciti a salvarsi, a tornare a casa. Un rientro difficile a una vita che di normale poteva avere poco, dopo l’orrore vissuto sulla propria pelle nei campi di concentramento.
La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile fino al 15 dicembre da domenica a giovedì dalle 10 alle 17 e il venerdì dalle 10 alle 13, escluse le festività ebraiche.
http://www.articolotre.com/2016/10/roma-16-ottobre-1943-la-razzia/