1. SELVAGGIA ALL’ATTACCO DEI PORCELLONI DE “LA BIBBIA 2.0”, IL MEGA ARCHIVIO DI FOTO HOT
2. “SI TRATTA DI UN FILE CONTENENTE DELLE CARTELLE IN CUI CI SONO FOTO E VIDEO HOT DI RAGAZZE CHE SI SONO RITROVATE LÌ DENTRO PERCHÉ SI FIDAVANO DI QUALCUNO. I LORO EX SI SONO VENDICATI SBATTENDO QUELLE IMMAGINI, SU GRUPPI TELEGRAM E FACEBOOK”
3. “CHE SIA DIFFUSIONE DI MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO PARE NON IMPORTARE A NESSUNO. I FILE DI QUESTE CARTELLE SI CHIAMANO, A MO’ DI SFREGIO, “BAGASCE CON NOME E COGNOME”, “IL CANILE”, “NON SAPEVO FOSSI MINORENNE”, “DEGRADOLAND-LA FABBRICA DEL DEGRADO'"
4. “LE RAGAZZE SONO TUTTE IDENTIFICABILI E CON NOME E COGNOME A CORREDO DELLA FOTO, COSÌ CHE POI GLI UTENTI POSSANO CERCARLE E I CONOSCENTI RICONOSCERLE. UN INCUBO"

Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per il “Fatto quotidiano”
C’è una Bibbia che non si tiene sul comodino, che non si traduce, non si interpreta, non si sfoglia in cerca di qualche verità. E’ una Bibbia che circola sul web da anni e sta rovinando la vita a decine di ragazze, molte delle quali minorenni. Si chiama Bibbia 2.0, poi aggiornata negli anni e diventata 3.0, da poco 4.0.
Si tratta di un file contenenti delle cartelle all’interno delle quali ci sono foto e video hot di ragazze che si sono ritrovate lì dentro perché si fidavano di qualcuno. Del fidanzato e del marito, il più delle volte. Poi, quei mariti e quei fidanzati, spesso perché diventati “ex, si sono vendicati sbattendo quelle immagini, quella confidenza, quella fiducia su gruppi telegram e sugli ormai noti gruppi chiusi di Facebook in cui gira indisturbato qualsiasi contenuto.
La Bibbia 2.0 nasce sui gruppi Facebook Gore Unlucky e su Degradoland per poi girare e ricevere aggiornamenti su Welcome to favelas, Pastorizia never dies e altri gruppi in cui il sistema di diffusione di questi contenuti è sempre lo stesso, da sempre: gli utenti, nei gruppi chiusi già citati, si scambiano i link per scaricare La Bibbia, gli amministratori di questi gruppi dichiarano ufficialmente di censurare questi contenuti ma li lasciano lì per 1 ora o un giorno prima di rimuoverli e nel frattempo La Bibbia 2.0 è gia stata scaricata da migliaia di utenti.
Ovviamente, quelle anime candide degli admin, non fanno alcuna denuncia. Che sia diffusione di materiale pedopornografico pare non importare a nessuno. Io stessa giorni fa ho visto scambi di questi link tra ragazzini di 13 anni e uomini di 50 come se nulla fosse. Come se fossero figurine Panini. I file di queste cartelle si chiamano, a mo’ di sfregio, “Bagasce con nome e cognome”, “Il canile”, “Non sapevo fossi minorenne”, “Degradoland-La fabbrica del degrado”, “Welcome to favelas” e così via, a seconda dei temi e della provenienza delle foto, tutte archiviate con perizia.
Le ragazze, dove possibile, sono tutte identificabili e con nome e cognome a corredo della foto, così che poi gli utenti possano cercarle e i conoscenti riconoscerle. Un incubo. E senza fine, visto che nonostante denunce di ragazze e di alcuni giornalisti, il file made in Italy continua a girare ormai nel mondo (da poco è scoppiato uno scandalo analogo in Francia). Ho raccolto la testimonianza di due ragazze finite ne La Bibbia 2.0.
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Valeria nel 2014 aveva 16 anni e un fidanzatino che amava. Frequentava un liceo prestigioso in una città del sud. “Una sera ho inviato un video al mio fidanzato. Avevamo litigato, volevo fare pace. (quel video la ritrae nuda, in bagno ndr). Poi quel video ha cominciato a girare su whatsapp tra i ragazzi della mia città e della mia scuola. Ho chiesto il perché al mio fidanzato, lui ha sempre dichiarato che gli era stato sottratto da qualcuno, ma ormai penso che invece lo avesse fatto girare lui.”.
Interviene la mamma di Valeria: “Volevamo denunciare, ma all’epoca Telefono azzurro ci rispose che anche Valeria stessa era responsabile della diffusione di un video pedopornografico e in questura ci fecero capire che sarebbe stato tutto inutile. In più, visto che quel video era finito sul telefono di tanti compagni di scuola di Valeria, capimmo che sarebbero rimaste coinvolte le famiglie più potenti e in vista della città, perché il liceo di mia figlia era frequentato da molti figli di. Abbiamo avuto paura.
Alla fine non denunciammo. Dopo un po’ la cosa sembrava chiusa, su whatsapp non girava più nulla e ma dopo un po’ io cominciai a ricevere dei messaggi nella posta di fb di uomini che mi scrivevano “Tua figlia è una troia” e cose simili. Scoprii l’esistenza de La Bibbia 2.0 e che mia figlia era finita lì dentro archiviata con nome e cognome. I gruppi in cui girava questo file erano Gore Unlucky e Pastorizia never dies. Da quel momento per Valeria la vita è stata difficile. Per un periodo ha meditato di togliersi la vita. Ora ci stiamo riprendendo ma il file gira ancora, è un incubo senza fine e stiamo riprendendo in mano i nuovi documenti per denunciare. Spero che questa volta la polizia postale ci aiuti davvero anziché scoraggiarci.”.
L’altra storia è quella di Diana. Nel 2014 aveva 32 anni e un fidanzato di 42 che amava moltissimo. Dopo un po’ che stavano insieme lei si trasferisce nella città di lui. C’è la passione, ma lui perde la testa troppo facilmente. Un giorno, per una banale discussione riguardante il cane, lui la riempie di schiaffi. Si avvicina ai coltelli in cucina. Lei chiama la polizia, poi lo perdona. Nel frattempo lui la obbliga a rinunciare al lavoro, la apostrofa con “troia” e “zoccola” ad ogni discussione.
“Era ossessionato dai gruppi Facebook, in particolare con Welcome to favelas, in cui cominciava girare La Bibbia. Poi aveva manie strane, si creava dei fake con cui si auto-inviava della avances via fb per farmi ingelosire. Abbiamo cominciato a litigare sempre più spesso, un giorno mi fece un occhio nero perché secondo lui un mio collega ci provava. Un altro quasi mi buttò giù dalla finestra, un altro ancora mi scaraventò giù dal letto ribaltando il materasso”.
“Alla fine tornai nel mio paese di origine e lo lasciai. Cominciò a minacciarmi, mi scrisse “Userò le tue foto nuda per il più grande sputtanamento via web del mondo!”. Così è stato. Creò decine di profili Facebook con le mie foto nuda e inviò richieste di amicizia ai miei parenti, amici, colleghi e conoscenti. Quando ho visto cosa aveva fatto sono morta dentro.”.
“Ho denunciato subito, ma nel frattempo ero già nella Bibbia su Gore Unlucky e poi a ruota sugli altri gruppi da Degradoland ad #acazzoduro a Sesso droga e pastorizia e Pastorizia never dies. Gli amministratori vedevano tutto ma loro fanno finta di non vedere, adottano questo sistema per non assumersi responsabilità e nel frattempo attirare gente che cerca questi file sulle loro pagine. C’erano le mie foto, nome, cognome e anche l’indirizzo di casa dei miei con le foto di Google street. I primi ragazzini hanno cominciato a presentarsi sotto casa.
Altri che vedevano la Bibbia scrivevano “cagna”, “puttana” su fb o mi invitavano a uscire. Io rispondevo “Morto di figa!” e spesso giravo questi messaggi alle loro mogli e alle loro fidanzate. Un inferno senza fine, perché poi la Bibbia veniva aggiornata e ricominciava tutto. Ad un certo punto sono iniziati i messaggi degli stranieri, quindi quel file girava e gira per il mondo. Per un po’ non sono uscita di casa.”. “Ho denunciato i gruppi e il mio ex oggi è a processo per violenza domestica, stalking, diffamazione, appropriazione indebita. (..)
“Dopo questa vicenda mi sono iscritta a una disciplina che ha a che fare con la difesa personale. Ho già vinto delle medaglie, e ora voglio vincere a livello europeo. Ho reagito. Certo, con gli uomini sono diventata diffidente e ho paura che mi vedano su La Bibbia prima che io abbia la confidenza per aprire l’argomento, ma la verità è che per un uomo non è difficile tanto il mio passato, è difficile avere a che fare con quello che sono diventata: intransigente e selettiva fino alla nausea.”.
“Alle ragazze che vivono questo inferno dico di denunciare sempre e comunque. Denunciate gli ex, i gruppi fb, i singoli che diffondono il file, gli amministratori, anche quelli che mettono i like a post in cui si diffonde la Bibbia. E andate nei centri antiviolenza della vostra città, vi aiuteranno. Io grazie a persone che lavorano lì sono rinata. La verità è che internet va più veloce della battaglia culturale che io e tante donne come me stiamo combattendo. Spero che Facebook decida di stare al passo coi tempi e ci dia una mano a reagire, a sopravvivere e in qualche caso a salvarci. ”.
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/selvaggia-all-attacco-porcelloni-de-bibbia-mega-archivio-140514.htm