Change.org
![STIPENDI]()

di Pietro Palermo
Ho deciso di lanciare questa petizione su change.org quando ho letto che i pur limitati tagli agli stipendi dei dipendenti delle Camere sono stati messi a repentaglio dalla decisione della Commissione giurisdizionale per il personale. Commissione che ha sentenziato come una revisione degli stipendi non potesse prescindere da un preliminare confronto con le organizzazioni sindacali.
“E sí” mi son detto, “gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fermi da 6 anni, le pensioni di importo medio sono state congelate per 3 anni (salvi i limitati rimborsi di questi giorni) e invece questi signori e queste signore che già prendono stipendi da favola (non esagero) devono continuare a fare la loro bella vita come prima (e più di prima)?” No, dovevo fare qualcosa!
Sia ben chiaro, io non sono un pauperista né ho simpatie per coloro che predicano l’egualitarismo: ogni lavoro ha un contenuto di saperi, competenze, rischi e responsabilità e questo deve essere riconosciuto attraverso la retribuzione; in qualche misura anche il tetto (pur alto) di 240.000 euro per tutti coloro che lavorano nel settore pubblico potrebbe, in alcuni casi, essere un errore da questa prospettiva, ma non intendo parlare di questo.
Non sono poi uno di quelli che ama fare anti-politica, cosa che va tanto di moda in questi tempi perché non me la sento di criticare cose che non conosco a fondo oppure criticare senza saper proporre azioni correttive concrete e politicamente sostenibili. Insomma la critica apodittica non fa per me.
Sono invece una persona molto pratica che quando sente parlare di spending review non può fare a meno di interrogarsi su quali spese concretamente possano essere ridotte nel breve/medio periodo e a quale costo politico e sociale, avendo ben presente che due delle più forti resistenze alla revisione della spesa, ma anche ad un ordinato sviluppo della nostra società, sono le rendite di posizione e la difesa dei diritti acquisiti.
Diritto acquisito: non posso pensare o pronunciare queste parole senza un moto di stizza o repulsione, perché l’Italia é piena di diritti acquisiti che ognuno dei “privilegiati” difende con unghie e denti come fossero diritti assoluti, mentre ogni diritto è tale solo se é eticamente sostenibile, se è buono, se é giusto. Perdonatemi, provo a esagerare per farmi capire: ancora nella seconda metà del XIX secolo c’erano uomini per cui era un diritto acquisito il poter tenere in schiavitù altri uomini: li avevano comprati a caro prezzo! Per il solo fatto che c’era questo diritto acquisito bisognava dunque guardarsi dal combattere la schiavitù? Ancora nella metà del XX secolo gli uomini bianchi di un paese molto civilizzato avevano il diritto che gli venisse lasciato il posto a sedere dagli uomini e dalle donne di colore (e taccio sul resto), era quindi giusto lasciare le cose così solo perché c’erano questo tipo di diritti acquisiti? Così avviene oggi in Italia: i diritti acquisiti o le rendite di posizione di molte categorie di lavoratori o di altre categorie di cittadini sono limiti invalicabili che non permettono una efficace opera di ripensamento della spesa pubblica, bloccano la mobilità sociale, costringono il paese a vivere in una condizione di arretratezza e di scarsa competitività.
Ma benché gli esempi in questo ambito siano molteplici, raramente se ne parla nel dibattito pubblico e il superamento di questi diritti acquisiti e delle rendite di posizione non viene visto come un modo per migliorare la nostra società. Ancor più rara poi è la consapevolezza che, a ben vedere, anche noi stessi possiamo rientrare nel novero di coloro che difendono diritti acquisiti o rendite di posizione.
Io penso quindi che la mia petizione sia molto importante e vada sostenuta anzitutto per una questione pratica: risparmiare 40-50 milioni di euro all’anno non è cosa da poco. Un esempio? Le spese per i malati di SLA ammontano a 250 milioni di euro all’anno e ogni anno è una fatica tirarli fuori da un bilancio dello Stato che si aggira (sic!) sugli 800 miliardi di euro. Ma vorrei che questa fosse l’occasione per tutti quelli che sostengono (già più di 33mila persone) o vorranno sostenere la petizione per interrogarsi con onestà se nel suo esser cittadino oggi stia difendendo dei diritti acquisiti o delle rendite di posizione, valutando la propria situazione in modo maggiormente ponderato e in una prospettiva intergenerazionale e aprendosi a un proficuo confronto con gli altri. E’ un’azione piccola ma importante: i nostri due soldi nel tesoro del tempio.
La petizione di Pietro è su change.org. Se sei d’accordo e vuoi sostenerla, clicca QUI, firmala e poi condividila il più possibile.
http://www.huffingtonpost.it/2015/08/11/petizione-taglio-stipendi_n_7971830.html?utm_hp_ref=italia-changeorg?utm_source=change_org&utm_medium=petition