Viviana Vivarelli
(Per vedere i dipinti di Darya vai a http://masadaweb.org/2015/08/10/masada-n-1673-10-8-2015-un-poeta-domenico-perilli/)
Giovane, vivace, con grandi occhi brillanti e una faccia piena di riso, una mente fuori dal comune, un collegamento palese col mondo del soprannaturale, un commercio in pietre dure e una fidanzata, Darya, creativa che vola dall’Europa all’America in cerca di realizzazione.
Ho davanti a me due suoi libri: ‘Piccolo cabotaggio’ e ‘Havaians’.
I versi sono deliziosi, dipinge l’invisibile, canta musica pura, si muove sinuosamente sull’onda del cuore. canta sempre e comunque l’amore.
Lei, Darya, crea trasparenze d’acqua, sogni impossibili garbati come quelli di un bambino. Sempre molto chiara, luminosa, com’è lei dentro.
Entrambi notevoli e sinceri, aperti su un nuovo mondo col desiderio e la spontaneità di giovani di talento.
Domenico Perilli nasce a Roma nel 1972 e vive spesso in Abruzzo, dove la madre ha un piccolo B&B tra la Majella e la Costa dei Trabocchi. Attualmente vive a Bologna.
Scrive: “Essenzialmente ho scritto disimparando, dimenticando man mano il senso logico, sostituendo infine il significato col suono. Così riuscivo ad acquietarmi, nella parola, guarendo.
Oggi mi è più facile interpretare le cose, dalla parte di queste. Scrivere con la mano di chiunque, quindi un altro me stesso, è il nuovo passo.”
Darya Tsaptsyna è pittrice ed insegnante d'Arte.
Nasce nel 1976 a Minsk in Bielorussia e qui si laurea presso l’Accademia di Belle Arti; nell'ultimo decennio dipinge ed espone tra gli Stati Uniti e l’Italia, dove attualmente vive, affiancando alla produzione artistica l’insegnamento di tecniche pittoriche nelle scuole elementari e medie.
Nasce nel 1976 a Minsk in Bielorussia e qui si laurea presso l’Accademia di Belle Arti; nell'ultimo decennio dipinge ed espone tra gli Stati Uniti e l’Italia, dove attualmente vive, affiancando alla produzione artistica l’insegnamento di tecniche pittoriche nelle scuole elementari e medie.
L'artista predilige per le sue opere l’olio e l’acquerello.
Dedica inoltre particolare attenzione alle pratiche di meditazione e armonizzazione vibrazionale con l'applicazione di Mandala: disegnati, dipinti, danzati, di sabbia. Lavora molto coi bambini.
Un giorno, al mio corso su Jung, racconto di una mia uscita extracorporea, in cui il mondo mi pare come in una cianografia, un profondo nero in cui ogni elemento, anche il più piccolo fino d’erba, era disegnato finemente in un bianco fosforescente. Domenico è assente a quella lezione e non sa nulla della mia narrazione ma mi scrive di aver fatto, quella stessa notte, un sogno cianografico.
“Ero in un sogno abbastanza movimentato (sogno moltissimo, da sempre, faccio spesso sogni lucidi, sogni in cui ricevo indicazioni, incontro persone che poi si materializzano nella vita ordinaria, da bambino avevo fortissime allucinazioni con febbre, ed avevo imparato a fuoriuscire da situazioni pericolose all’interno dei sogni, addormentandomi nel sogno, e svegliandomi così nella realtà, ad esempio), comunque, passavo da un posto ad un altro ed infine entravo in una camera ed incontravo qualcuno a cui chiedevo qualcosa, e tutto era “cianografico”, se così si può dire…
Mia madre mi ha raccontato che mi ha visto schizzare dal letto ed andare verso di lei con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta a dismisura, urlandole chi fosse, cosa volesse…
Lei si è spaventata ed ha cominciato a dirmi che era mia madre, e mi ha abbracciato, e io l’ho stretta… Così, ho cominciato pian piano a visualizzarla (io fino a quel punto non ricordo nulla), ad ancorarmi alla realtà, a focalizzare lei e tutto quello che c’era intorno.
Poi ho avuto un gran freddo…
Abbiamo passato un po’ di tempo a cercare di capire cosa fosse successo, notevolmente turbati, mia madre ha anche 83 anni… magari solo un brutto sogno…
Sono rientrato nella mia camera, istintivamente ho acceso un bastoncino di palo santo, ho aperto la finestra, ho cacciato “qualcosa” con gesti decisi, ho indossato una collana che mi ha dato uno sciamano peruviano e mi sono pian piano riaddormentato…
Oggi sono stato con la voce molto flebile, l’ho persa diciamo, sono stato scentrato, completamente, stasera sto riassestandomi un po’, ho preso spunto da quell’immagine per scriverti, ne avevo bisogno…
Grazie dell’ascolto.
Domenico”.
Non sapevo nulla del 'palo santo' e sono andata a cercarlo. E' un albero tropicale del centro America che fiorisce il giorno di Natale. Il suo legno viene usato per combattere gli spiriti maligni e le infestazioni. Dal legno delle piante cadute si ricavano bastoncini di incenso e un olio aromatico.
In Sudamerica lo usano contro le energie negative, che possono produrre malocchio, mal testa, insonnia, depressione, tristezza, irritabilità: la "mala energia". Viene usato anche per proteggere i neonati. Sostituisce l'incenso, purifica le stanze della casa, e sembra allontani anche le zanzare.
E' evidente che Domenico ha notevoli capacità sciamaniche. Lo stregone Don Juan insegna a Castaneda a controllare i sogni e a passare da un sogno a un altro ma non avevo mai sentito qualcuno che passasse dal sonno alla veglia "come se fosse un altro sogno". Qualche volta accade che nel sognare la nostra coscienza viva il sogno come se fosse uno stato di veglia, conservando le stesse modalità di giudizio, ecco perché il sogno cianografico lo ha impressionato, come una realtà anomala che si affianca alla realtà ordinaria e viene valutata con le modalità di questa e pertanto risulta terrificante. Altre volte, invece, accettiamo qualunque stranezza si presenti nel sogno, come se una parte di noi sapesse che è solo un sogno.
Interessante anche la sua capacità di fare sogni predittivi o di avere sogni allucinatori che prevengono i fatti durante la febbre. Anche per me a volte lo stato di alterazione dovuto alla febbre è stato la porta per apporti cognitivi straordinari.
Non so perché queste altre realtà ci arrivino secondo modalità diverse e particolari. Ma è interessante questa coincidenza della cianografia, anche perché è la prima volta che me la sento raccontare.
Per me è come se vedessi un mondo notturno con la modalità (credo) degli animali notturni, cioè vedo, nella notte, tutti i particolari come se fossero linee luminose.
Credo ma non ne sono sicura che ci siano animali che vedono al buio, forse civette, gufi, felini... animali che cacciano di notte, i cui occhi sono capaci di sfruttare anche una debolissima illuminazione, dilatando al massimo la pupilla. Essi hanno dietro la retina uno strato di cellule, detto tapetum lucidum, che fa sì che la luce venga riflessa come uno specchio e ritorni a colpire la retina. Negli animali è presente un quantitativo molto superiore di bastoncelli (servono per la visione notturna), sono questi che quando vendono colpiti dalla luce a pupilla completamente dilatata (come succede di notte) la rifrangono creando quell'effetto che sembra che gli occhi dell'animale si illuminino.
So di una scienziata americana che si è iniettata negli occhi un siero estratto da alcuni pesci che vivono nelle profondità marine e per un'ora ha goduto di una supervista, distinguendo un corpo a 50 metri di distanza nel buio più totale.
Credo ma non ne sono sicura che ci siano animali che vedono al buio, forse civette, gufi, felini... animali che cacciano di notte, i cui occhi sono capaci di sfruttare anche una debolissima illuminazione, dilatando al massimo la pupilla. Essi hanno dietro la retina uno strato di cellule, detto tapetum lucidum, che fa sì che la luce venga riflessa come uno specchio e ritorni a colpire la retina. Negli animali è presente un quantitativo molto superiore di bastoncelli (servono per la visione notturna), sono questi che quando vendono colpiti dalla luce a pupilla completamente dilatata (come succede di notte) la rifrangono creando quell'effetto che sembra che gli occhi dell'animale si illuminino.
So di una scienziata americana che si è iniettata negli occhi un siero estratto da alcuni pesci che vivono nelle profondità marine e per un'ora ha goduto di una supervista, distinguendo un corpo a 50 metri di distanza nel buio più totale.
Ma nel sogno o nell’allucinazione siamo fuori da queste coordinate organiche.
E' certo che vi sono sogni e sogni, sogni per così dire 'ordinari' che sono come fantasie spesso simboliche, e altri 'straordinari' in cui viviamo altre realtà attraverso una mente straordinaria, che è, appunto, 'la mente fuori dal corpo', le cui capacità percettive sono alquanto diverse.
Credo che in certe situazioni noi siamo in una situazione 'ponte', cioè la nostra mente in parte si stacca dal corpo e dal suo modo di vedere e in parte conserva la coscienza abituale e le sue capacità di giudizio e si terrorizza di fronte alla diversa realtà che si stende davanti a lei.
Così Domenico scrive inni all’amore.
AD UN TUO MOVIMENTO
Ad un tuo movimento
è mattino.
La geometria del letto
è una questione d’aria,
le pieghe del cotone la descrivono.
Sopra di noi le eliche
un gomitolo di paglia.
Irriducibile notte.
Ti guardo scivolare nella luce,
cerimoniosa,
colore del nocciolo.
Longitudinale al mondo
il tuo bacio percorre il cuscino,
la tua mano sospesa
matriarcale.
Danzo il silenzio dei tuoi fianchi,
non svegliarti.
La timidezza del primo sole
ti fa erba,
fluttuante odorosa,
levigata sotto le mie dita di piano.
Non svegliati, questa è l’ora
in cui ti posso amare meglio.
Fuori troveremo il giorno
appeso ai nostri abiti,
qualche vento giocare
con le balze degli ombrelloni.
Porteremo a passeggio le piazze.
Mi chiederai coriandoli,
io inventerò per tre la felicità.
Ma domi, dormi ancora,
non c’è nessuna specie di tempo,
meglio scrivere il tuo corpo con le labbra,
e nascere a pomeriggio.
LITORANEA
dio
è quando raccogli i capelli
nell’ultimo fazzoletto di tramonto
un tuo schiocco di labbra
si sbarazza della storia.
SCELGO UN PARADISO CHE PROFUMA DI BASILICO
I pomodori concertano
un pensiero di pioggia,
il vento si addormenta
sugli ulivi.
Il cielo piove con timidi gesti,
lei porge il benvenuto e stende
un interminabile tessuto avana.
L’acqua traccia a memoria
un labirinto
come rughe, il serpente esce dall’incavo
di un albero maestro,
Un principio di ancora scende,
con pudore inaudito,
mentre lei porge il bentornato
e stende
un interminabile tessuto avana,
La riconobbi,
La riconobbi,
poche cose, nient’altro.
Sopraggiunto
quell’odore di confine,
il basilico è spezia
che mi veste,
come una madre premurosa,
del suo profumo
di stupore.
AMO
Amo
l’apertura del mercato
con il fuoco
che scrosta la ruggine
dai bidoni,
e le voci insolenti
di donne senza alcuna grazia.
Amo la sporcizia
di queste strade irregolari,
che conciliano
il perdersi degli amanti
e il dileguarsi dei ladri.
Amo
la pigrizia dei pomeriggi,
quando il giorno sonnecchia
nelle braccia del sole,
e la città
si scopre timida e nuda.
Amo le notti sottovoce
delle fontane
la supremazia dell’acqua
sul travertino,
l’indulgenza delle piazze.
Amo lasciarti
continuamente
e ritrovarti sempre,
come fanno le rondini.
L’UOMO DA UNA POESIA SOLA
Ti stringo a me
come un carruggio e
tentennerai
davanti alla mia percezione
di te
le tue gambe azzardano
un giro di scommesse
sulla mia mano che ti prende,
e ti srotola
ma sottraggo
al tuo guardare di femmina
la costellazione mia,
per soggiogare la luna
e altre cose che ti faccio ridere
e sembrare.
ALI DI COCOMERO
Un bambino che era un gran mangiatore
di cocomeri aveva un sogno, voleva volare
Un giorno decise di mettere come ali
due fette d’anguria e volò nel cielo.
Dopo che volò per molto tempo gli venne voglia
di mangiare un poco e pensò che un morso
alle sue ali non gli avrebbe impedito
di continuare a volare.
Dopo il primo morso ebbe ancora più appetito
e mentre continuava a mangiare le sue ali
sputava divertito tutti i semi sulla gente,
a un certo punto che aveva finito
la polpa, cadde dal cielo e morì.
In quel posto nacque una piantagione di
angurie e vicino fu fondata una città
che venne chiamata, molto tempo dopo,
Ali-Di-Cocomero.
SAMBA DELL’ORA MIGLIORE
indossare ai piedi l’ebbrezza
della prima volta
palleggiare coll’aria
sotto un cielo buono
vivrò ai bordi
del tuo sorriso indispensabile
giornale senza cronaca
al mattino
chiederò libertà
di possedere il tuo primo sguardo
una volta sera
coricherò le luci
sulla tua curva di mare
IL RESTO E’ PIANOFORTE
il tuo respiro di miele
benedice l’aria
io nutro la pancia
con aliti di zenzero
imbraccio le tue movenze
di gazzella trovo il senso
dei tuoi incavi
in occhi chiari di piuma e capriolo
BAHIA
Le donne di Bahia
hanno i piedi storditi
dal selciato e dalle danze
poi stanno alla finestra vestite di bianco
e guardano
e ridono in qualche luogo.
..