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ALLONTANARE GLI INFAMI - Un poco di chiarezza.

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 Salve Anonymous e salve Mondo.

Eventi spiacevoli si stanno verificando nell'ultimo periodo tra le nostre fila, e sentiamo il dovere di informarvi tutti.
 

Andando dritti al punto, l'utente con nick "eclesia" si è rivelato un traditore, un falso, un infame.

Segnalazioni importanti ci sono giunte da diverse fonti, che collaboravano con il sopra citato utente, riguardo comportamenti a dir poco sospetti e preoccupanti, tra i quali:

* finte minacce, poi ritrattate


* apertura di canali volti al reclutamento di newbie e user con effetto destabilizzante per il gruppo, creando di fatto inutili guerre intestine


* apertura di blog "ufficiali" che nulla a che vedere con il movimento (https://anon-italia.blogspot.de/)


* reiterata menzogna


* sabotaggio di operazioni


* link di vulnerabilità o shell prontamente rimosse


* logging su server privati


e molto altro che non vi stiamo a raccontare.


In elenco vi sono solo una piccola parte degli eventi noti al gruppo, che per questioni di sicurezza non verranno approfondite in dettaglio in questa sede.

Non possiamo sapere se tali comportamenti siano dovuti a una collaborazione dell'utente in questione, diretta o indiretta, con le forze dell'ordine, tuttavia il sospetto è molto alto e oltre ogni ragionevole dubbio tali comportamenti sono da allontanare e scoraggiare.

Anonymous Italia, al fine di garantire la sicurezza degli user, si DISSOCIA pertanto dal sopra citato utente e dai suoi 2 insulsi compari "icebear", (noto infame ai tempi di Anon(C)ops, allontanato a suo tempo e ora anche allontanato dagli stessi IRCOps di CgAn), e "pacman" (un n00b per cui nemmeno sprechiamo parole).

Gli stessi, sono  stati esclusi da ogni forma di contatto e collaborazione ufficiale, invitiamo chiunque a fare altrettanto, 


Non dimenticate i fatti, non siate indifferenti, non fatevi ingannare.

Isolate questi individui !! 

More to follow.



We are Anonymous
We are Legion
We do not forgive
We do not forget
Expect us.
 

Ci trovate come sempre su:

*  irc.cyberguerrilla.org/6697 chan #operationitaly

oppure su onion leaf:  

*  6dvj6v5imhny3anf.onion  6697 chan #operationitaly
*  a2jutl5hpza43yog.onion  6697 chan #operationitaly 


ed anche da webchat:     

*  webchat.cyberguerrilla.org chan #operationitaly

http://anon-news.blogspot.it/2016/06/allontanare-gli-infami-un-poco-di.html

87% dei polli del supermercato sono pieni di antibiotici

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87% dei polli del supermercato sono pieni di antibiotici

LE CONDIZIONI DI VITA PIETOSE IN CUI VIVONO GLI ANIMALI DA ALLEVAMENTO, CHE NON POSSONO MUOVERSI INCASTRATI IN GABBIE METALLICHE CIRCONDATI DA ESCREMENTI E MANGIME PIENO DI ORMONI CHE LI FANNO CRESCERE VELOCEMENTE, LI PORTA A SVILUPPARE MALATTIE, PER QUESTO RICEVONO DOSI MASSICCE DI ANTIBIOTICI.


TERRIBILI CONDIZIONI DI VITA CHE L’UOMO STA CAUSANDO
Provate a immaginare di passare la vostra vita in piedi su una mattonella: questo è ciò che accade alle galline da carne e ovaiole nel nostro paese, in Europa, in nord Africa. Lo spazio a loro disposizione è di 450 centimetri quadrati, corrispondente all’area di un foglio A4. Come se non bastasse, per evitare che si mangino a vicenda, con una pinza viene tagliato loro il becco, vengono bruciati i tendini delle ali e inferte altre mutilazioni utili alla produzione. A loro, sottoposti a un’alimentazione forzata, non è mai concesso il riposo, dato che vivono sotto la luce accesa 24 ore su 24.
MANGIME CON ESCREMENTI E OLIO ESAUSTO
Impressionante è poi scoprire che la loro alimentazione è costituita pasti fatti coi loro stessi escrementi, con scarti alimentari e residui d’ogni genere, perché – contrariamente alle normative per i bovini – i mangimi per pollame e tacchini possono contenere fino al 30% di farine di carne e di pesce, olio esausto di motori, grassi di origine animale, proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe, dalle piume dei pulcini precedentemente soppressi. Il restante 70% del mangime è costituito da mais e soia, generalmente di produzione transgenica in quanto meno costosa: questi mangimi, prodotti in Italia da due o tre aziende, hanno delle formule top-secret e quindi possono contenere di tutto e di più.
POLLI SEMPRE PIU’ GRASSI E IN SEMPRE MENO TEMPO
Il peso medio dell’animale è aumentato. Una gallina nel 1957 pesava in media 0,95 Kg, nel 2014 invece si è registrato un aumento di circa il 10% e il peso medio attuale è di 4,202 Kg. I risultati sono inequivocabili: i polli attuali sono grandi il 400% in più rispetto a quelli degli anni ’50. Questa rapida crescita è dovuta alla somministrazione di antibiotici e ormoni.
GLI ANTIBIOTICI HANNO RESO I BATTERI NEI POLLI RESISTENTI AI VIRUS
Sono stati analizzati a livello europeo 250 campioni di petti di pollo per valutare la presenza di batteri (famiglia Enterobatteriacea) più inclini di altri a sviluppare un meccanismo di resistenza agli antibiotici. Trovati E. Coli resistenti nell’84% dei 45 campioni comprati in Italia, a Milano e a Roma.
NEL 2014 SONO STATI RITIRATI 79 PRODOTTI CONTAMINATI DA SALMONELLA
Nel 2014 sono stati ritirati dal mercato europeo 79 prodotti,contaminati dalla salmonella. In Germania la percentuale di polli contaminati nel 2014 è stata del 17,6%, secondo la “Wirtschaftswoche”. Tuttavia non viene eliminata la stessa percentuale di carne, che quindi finisce comunque sugli scaffali.
COSA POSSIAMO FARE
Senza seri provvedimenti, dunque che limitino l’uso dei medicinali negli allevamenti, ci ritroveremo in breve tempo con malattie che il nostro corpo non riuscia a guarire neanche con farmaci e rimedi esterni.
Quello che noi consumatori possiamo fare è di non acquistare questi prodotti. Acquistate da piccoli produttori locali o comprate biologico. Etichette come “Nel rispetto dell’animale” non hanno alcuna valenza: chi crede che questo genere di etichette siano sinonimo di galline felici che vivono in una fattoria idilliaca si sbaglia di grosso. Tutto ciò non viene assicurato dalla legge, che si occupa di garantire solo i criteri minimi.


http://www.informarexresistere.fr/2015/07/10/87-dei-polli-del-supermercato-sono-pieni-di-antibiotici/

Evoluzione del dibattito sul 9/11: dalle teorie del complotto alle fotografie del complotto

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Evoluzione del dibattito sul 9/11: dalle teorie del complotto alle fotografie del complotto

Lo scorso 3 di luglio Donald E. Stahl , un attivista e ricercatore, ha fatto una approfondita e documentata presentazione sui fatti dell’11 settembre alla riunione annuale del MENSA Institute a Louisville nel Kentucky.
Elizabeth Woodworth ne ha pubblicato una recensione sul sito del 9/11 Consensus Panel. Questa è la traduzione della sua recensione.
Evoluzione del dibattito sul 9/11: dalle teorie del complotto alle fotografie del complotto
di Elizabeth Woodworth
La presentazione di Stahl potrebbe diventare una pietra miliare nella letteratura sull’11 settembre.
Stahl colloca l’11 settembre, “una storia troppo grande per essere indagata”, nell’evoluzione del contesto del “complesso militare industriale” di Eisenhower, che nel frattempo è diventato il complesso militare-industriale-mediatico-accademico: MIMAC.
I media infatti hanno ormai abbandonato da qualche decennio il loro ruolo tradizionale, dimenticandosi di indagare sulle prove dei complotti governativi. E ora gli accademici si sono uniti a loro.
Gli accademici sono rimasti talmente silenziosi sulla questione dell’11 settembre che oggi coloro che vengono etichettati come “complottisti” possono in realtà essere considerati più accademici degli accademici stessi.
Ne consegue che i “complottisti” discutono la questione in abbondanza, mentre i “convenzionalisti” (o “teorici delle coincidenze”) parlano solo di coloro che discutono la questione. In altre parole, “professano un certo credo, dimenticandosi di spiegare il motivo per cui ci credono”. […]
Per quanto sia la versione governativa sia la versione alternativa sottendano ad un complotto, è soltanto la parte che critica il governo ad essere definita “complottista”, come se fosse un reato di opinione che deve essere criminalizzato da parte del governo – come ha suggerito Cass Sunstein.
Come quintessenza della controversia, Stahl identifica la discussione sul fatto che le Torri Gemelle siano state fatte saltare in aria, contrapposta alla versione ufficiale, secondo la quale sarebbero crollate [da sole].
Proprio quando il NIST iniziava le proprie indagini venne emanata una nuova legge (1 ottobre 2002) secondo cui i tabulati e le simulazioni al computer utilizzati nel rapporto NIST potevano rimanere segrete. Il direttore del NIST poteva mantenerle riservate se fosse stata messa a rischio “la sicurezza pubblica”.
Questo nonostante il fatto che l’intento dichiarato del rapporto NIST fosse di studiare “migliorie nel modo in cui gli edifici sono progettati, costruiti, mantenuti e utilizzati”.
Stahl si domanda: “Se le informazioni riguardanti la costruzione di edifici possono mettere a rischio la sicurezza pubblica, come possono mai diventare pericolose restando sconosciute? Perché mantenerne all’oscuro l’intera industria edilizia?”
Le simulazioni segrete al computer, inoltre, hanno rappresentato solo quello che è stato definito, in modo molto ristretto, “la causa iniziale dei crolli”, e non i crolli stessi.
Stahl ridicolizza e definisce “pazzesca” una indagine che analizzi le cause senza studiarne anche gli effetti, e si domanda: “Come puoi determinare la causa di un evento, se non studi l’evento stesso?”
Dopodiché Stahl passa a ragionare seriamente, prendendo in considerazione quello che si è visto succedere: le prove fotografiche dei crolli che il NIST aveva ritenuto così poco importanti.
Le immagini delle esplosioni sono straordinarie. In questo segmento Stahl fa a pezzi l’utilizzo ambiguo da parte del NIST della parola “crollo”- che significa qualcosa che perde integrità al suo interno, si contrae e cade verso il basso – mentre mostra le fotografie dei poderosi getti verso l’alto delle travi d’acciaio e delle coperture di alluminio, con le poderose nuvole di polvere che fanno di tutto meno che contrarsi.
dustfountainL’ovvietà è sotto i nostri occhi: “I crolli solo verso il basso e all’interno, le esplosioni sono verso l’alto e all’infuori”.
“E’ mai successo qualcosa del genere prima sulla terra?” si domanda Stahl mostrando una delle fotografie. “Un grattacielo si trasforma in una fontana di polvere. Questa polvere non sta coprendo l’edificio che c’è dietro. Quando il vento la porta via, l’edificio non c’è più. La polvere è l’edificio”.
Questa è una dimostrazione lampante di come il NIST abbia mentito in modo spudorato (e stupido). Queste bugie però non possono essere sottoposte ad una indagine giuridica o a una richiesta FOIA. Le parti considerate segrete possono essere rese pubbliche solo per volontà di un’unica persona (il direttore del NIST).
Questo è vergognoso, visto che il NIST non è in alcun modo una agenzia di security. È una agenzia che si occupa degli standard di sicurezza delle strutture pubbliche. I media, esattamente come gli accademici, avrebbero dovuto ribellarsi a questo comportamento ingannevole fin dal primo giorno.
Ma non è troppo tardi. Una convincente e pienamente documentata presentazione alla riunione annuale del MENSA non rappresenta forse un fatto degno di notizia?
Elizabeth Woodworth
Qui la presentazione completa di Stahl al Mensa Institute.

Fonte: Luogocomune

http://www.informarexresistere.fr/2015/07/10/evoluzione-del-dibattito-sul-911-dalle-teorie-del-complotto-alle-fotografie-del-complotto/

PUTIN CACCIA SOROS DALLA RUSSIA PER ‘ATTIVITÀ SOVVERSIVA’

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PUTIN CACCIA SOROS DALLA RUSSIA PER ‘ATTIVITÀ SOVVERSIVA’

Le associazioni sovversive dello speculatore George Soros, stanno per essere cacciate dalla Russia.
 Mosca sta indatti considerando il divieto di svolgere attività nel proprio territorio alle organizzazioni non governative straniere (ONG) che camuffate da enti ‘per la promozione della democrazia’ – un tipo di ‘democrazia’ dove i ricchi dominano grazie al controllo dei media – svolgono attività sovversiva.
 La TASS, agenzia statale russa, ha riferito poche ore fa che il Consiglio della Federazione sta considerando una “lista” delle ONG accusate di svolgere “aggressione soft” nel Paese.
Dodici organizzazioni sono nella lista nera patriottica, tra cui la famigerata Open Society Foundations, di Soros. Molto attiva anche in Italia nel promuovere l’immigrazione e l’entropia etnica in generale anche attraverso sovvenzioni ad associazioni e siti internet pro-clandestini e pro-zingari.
Altre organizzazioni direttamente riconducibili agli Stati Uniti sono il National Endowment for Democracy, la Fondazione MacArthur e la Freedom House. In totale, l’elenco comprende sette organizzazioni americane, tre ucraine e due polacche.
TASS ha citato un progetto di legge che impedirà l’azione di ONG atte a portare “un attacco contro gli interessi nazionali”, comprese quelle finanziate da Stati esteri, che hanno l’obiettivo di “minare l’unità patriottica” della Russia.

Fonte: voxnews.info

http://www.informarexresistere.fr/2015/07/09/putin-caccia-soros-dalla-russia-per-attivita-sovversiva/

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La Russia si libera del Soft Power americano: espulse oltre 20 ONG.

La Russia si libera del Soft Power americano: espulse oltre 20 ONG.
Durante l’ultimo consiglio federale sono state individuate oltre 20 ONG considerate dannose per la stabilità della Federazione Russa. E’ stato quindi deciso di inviare una lista all’ufficio del procuratore generale che procederà a verificare se le organizzazioni non governative violino le leggi russe.

Nell’ordine si tratta di:
Soros Foundation
– National Endowment for Democracy
– International Republican Institute
– National Democratic Institute for International Affairs
– MacArthur Foundation
– Freedom House
– Charles Stewart Mott Foundation
– Education for Democracy Foundation
– East European Democratic Center
– Ukrainian World Congress –
– Ukrainian World Coordinating Council
– Crimean Field Mission on Human Rights
– Khodorkovsky Foundation
– Ford Foundation
– Eurasia Foundation
– Jamestown Foundation
– Albert Einstein Institution


http://www.informarexresistere.fr/2015/07/09/la-russia-si-libera-del-soft-power-americano-espulse-oltre-20-ong/

Con il silenzio dell’Occidente, la Rada (Parlamento) ucraino ha autorizzato lo spiegamento di armi nucleari sul suo territorio.

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Con il silenzio dell’Occidente, la Rada (Parlamento) ucraino ha autorizzato lo spiegamento di armi nucleari sul suo territorio.

Mentre i grandi media europei si occupano d’altro, la crisi del debito in Grecia, il terrorismo dell’ISIS in Medio Oriente, le riforme di Renzi (in Italia), ecc.. viene silenziata una informazione estremamente importante per il destino dell’Europa ed anche per il Mondo. Il Parlamento dell’Ucraina (Rada)  ha approvato lo scorso 4 Giugno in prima lettura una legge per legalizzare lo spiegamento di truppe straniere (forze della NATO) e di armamenti nucleari in Ucraina.
Non viene menzionato il nome di questa legge e si capisce che la si vuole passare sotto silenzio.
Lo spiegamento di armi nucleari in un paese europeo è un fatto gravissimo che contraddice tutti i precedenti trattati esistenti ed in particolare quello sulla non proliferazione delle armi nucleari (TPP) che era stato firmato da tutti i paesi europei. Tra parentesi bisogna considerare che l’Ucraina aveva firmato nel 1994 un trattato internazionale, alla presenza di Russia, Gran Bretagna, USA e Francia in cui rinunciava alla presenza di armi nucleari sul suo territorio.
Pur non facendo parte della NATO, si vuole fare dell’Ucraina un trampolino di lancio per una guerra termonucleare contro la Federazione Russa partendo dal suo territorio. Proprio in queste settimane il governo di Kiev sta ricevendo armamenti letali da parte degli USA e di altri paesi NATO, e si sta procedendo ad una mobilitazione di forze militari senza precedenti, dal Baltico alla Bulgaria, con mezzi corazzati ed artiglieria arrivati direttamente dagli USA, oltre alle nuove basi militari realizzate dal comando USA ai confini della Federazione russa.
Il fatto di voler installare armi nucleari in Ucraina rompe ogni precedente equilibrio strategico ed indica da parte USA una chiara volontà dell’amministrazione di Washington di prospettare un attacco alla Russia per sferrare il primo colpo (first stike) che, secondo gli strateghi americani, dovrebbe neutralizzare le armi nucleari posizionate nella parte meridionale della Russia, possibilmente missili di corta gittata. Questa è una opinione espressa da vari analisti militari ed esperti del “Center for Strategic and International Studies (CSIS)” che hanno individuato la volontà degli USA di spostare il campo di battaglia in Europa nello sforzo di mantenere indenne il territorio degli Stati Uniti.
Si tratta di un calcolo erroneo che si basa sull’idea che i russi non reagirebbero ad un attacco nucleare che riuscisse a decapitare parte delle loro forze, a tal proposito le dichiarazioni fatte da alcuni esperti russi, circa la volontà della Russia di reagire ad un eventuale attacco non “mordendo il palo ma la mano dell’aggressore”, non lasciano dubbi su quale sarebbe la risposta russa in questa eventualità: un conflitto termonucleare allargato.
Da notare che gli Stati Uniti e le altre potenze occidentali hanno sottoposto a sanzioni l’Iran per il solo fatto che questo paese aveva iniziato ad arricchire l’uranio per dotarsi di centrali nucleari e sono in corso negoziati per avere la sua rinuncia all’utilizzo del nucleare per fini di armamento.
La stessa norma non vale invece per l’Ucraina, dove esiste uno stato fantoccio degli USA dopo il colpo di Stato sobillato dagli statunitensi nel Febbraio dello scorso anno.
I paesi europei correranno un rischio esiziale nel caso di un acuirsi della tensione tra gli USA e la Russia per causa del conflitto in Ucraina dove gli occidentali stanno preparando una nuova offensiva del governo di Kiev contro le province separatiste.
La spiegazione ufficiale data nella norma approvata dalla Rada Ucraina è quella del “legalizzare lo spiegamento di truppe di pace internazionali dell’ONU e delle forze europee in Ucraina. Tuttavia non si può nascondere la profonda contraddizione nei termini di “forze di pace” che si trova nell’autorizzare il posizionamento di armi nucleari di distruzione di massa, Si tratta in realtà di coinvolgere le forze militari europee in una guerra nucleare contro la Russia.
Fra le altre cose questo avviene mentre è in corso una diserzione di massa dall’esercito ucraino con decine di migliaia di persone in età di leva che sono fuggite in vari paesi per sottrarsi alla chiamata alle armi dell’Esercito di Kiev. Un evidente rifiuto della guerra da parte della popolazione ucraina dove sta crescendo il malcontento contro la giunta di Poroshenko e degli altri oligarchi.
Risulta chiaro che in un clima di distensione internazionale non sarebbe stato possibile installare missili nucleari di corto raggio a poche centinaia di Km. da Mosca. A questo fine è stato necessario provocare il conflitto in Ucraina che permette agli USA, con il pretesto della difesa, di creare una zona in piena Europa senza restrizioni militari dove installare missili termonucleari puntati sui centri nevralgici della Russia.
Anche la signora Merkel, come gli altri statisti europei, sebbene informati, stanno attentamente occultando i rischi a cui vengono sottoposte le popolazioni europee per causa della folle corsa agli armamenti voluta dagli strateghi di Washington.
Sarà la Storia a giudicare il loro operato quando verrà il momento.
Traduzione e sintesi: Luciano Lago per Controinformazione

http://www.informarexresistere.fr/2015/07/13/con-il-silenzio-delloccidente-la-rada-parlamento-ucraino-ha-autorizzato-lo-spiegamento-di-armi-nucleari-sul-suo-territorio/

Varoufakis é stato silurato perché voleva introdurre una valuta parallela all’euro ?

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Varoufakis é stato silurato perché voleva introdurre una valuta parallela all’euro ?

Altro che l’incompatibilità di carattere con il resto dell’Eurogruppo. In Grecia, il ministro delle Finanze Varoufakis sarebbe stato silurato perché eraintenzionato a introdurre una valuta parallela all’euro. L’ipotesi viene dal Wall Street Journal: si trova in un articolo riservato ai soli abbonati. Bisogna ricostruirne il contenuto mediante altre testate on line.
Varoufakis ha parlato dell’introduzione di una valuta parallela all’euro durante un’intervista esclusivarilasciata domenica sera al quotidiano Telegraph: era già chiara la valanga di No al referendum relativo all’adesione della Grecia ad un nuovo programma di austerity:
“If necessary, we will issue parallel liquidity and California-style IOU’s, in an electronic form. We should have done it a week ago”
“Se necessario, emetteremo liquidità parallela [agli euro che la BCE lascia affluire solo con contagocce] e titoli di credito come quelli della California in formato elettronico. Avremmo dovuto farlo una settimana fa“. Nel luglio 2009 la California, che aveva le casse prosciugate in seguito alla crisi finanziaria esplosa l’anno prima, per pagare gli appaltatori cominciò ad emettere cambiali: gli IOU, appunto. L’acronimo sta per “I owe you”: qualcosa come “Io ti devo”, “Io ti pagherò”.
Domenica sera Varoufakis parlava al Telegraph come un ministro dotato di poteri e libertà di manovra. Lunedì, di buon mattino, ha annunciato le dimissioni sul suo blog dicendo che voleva favorire il negoziato fra la Grecia e i creditori, il cui odio nei suoi confronti era per lui motivo di orgoglio.
L’articolo riservato agli abbonati del Wall Street Journal sostiene che solo la grande popolarità di Varoufakis aveva trattenuto Tsipras dal pretendere già prima le sue dimissioni: ma con le dichiarazioni sulla valuta parallela il primo ministro si é veramente seccato e ha reagito. Così almeno riferisceBusiness Insider.
Questa prospettiva sottintende una frattura all’interno di Syriza fra falchi come Varoufakis e colombe come Tsipras, desiderose di rimanere nell’euro quasi ad ogni costo. Se Varoufakis nelle prossime settimane avrà in Grecia un nuovo incarico di rilievo, sarà la prova che il punto di vista del Wall Street Journal era sbagliato. O che la Grecia non ne può davvero più dell’eurozona, dei suoi ricatti e delle sueripetute bugie.


http://www.informarexresistere.fr/2015/07/10/varoufakis-e-stato-silurato-perche-voleva-introdurre-una-valuta-parallela-alleuro/

Hitler profeta dell’Unione Europea

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Hitler profeta dell’Unione Europea

Un articolo del 1997 del Corriere su un libro che documentava le origini antidemocratiche della prassi UE che ha preso il sopravvento sulle sovranità dei popoli.
 
di Riccardo Chiaberge.
Corriere della Sera, 14 maggio 1997.
E se il sogno europeo strangolasse la democrazia? Se i tecnocrati di Bruxelles si preparassero a sospendere le libertà costituzionali, come hanno fatto a suo tempo i militari algerini? È il sospetto angoscioso che avanza Barbara Spinelli dalle colonne della Stampa. Un’ipotesi neanche tanto “fantapolitica”, viste le difficoltà di far quadrare i parametri della Moneta Unica.
Del resto, questi rischi di involuzione illiberale sono stati più volte denunciati anche da un’autorità come Ralf Dahrendorf. Ma nessuno finora, neppure tra gli euroscettici più inveterati, si era mai azzardato a mettere in dubbio i sacri principi, l’ispirazione democratica del processo di integrazione.
A infrangere quest’ultimo tabù provvede ora lo storico John Laughland con un libro documentato e feroce appena uscito in Gran Bretagna, The Tainted Source (La sorgente infetta), editore Little, Brown and Company.
Sottotitolo: le origini antidemocratiche dell’idea europea.
Capovolgendo uno dei luoghi comuni più tenaci della vulgata federalista, Laughland cerca di dimostrare che il progetto di un’Europa unificata non è figlio del pensiero liberale, ma delle ideologie totalitarie, naziste e fasciste, nelle loro molteplici varianti. E che lungi dal rappresentare una conquista di libertà, il superamento della sovranità nazionale mina alla base lo Stato di diritto e le garanzie fondamentali del cittadino.
Laughland, un intellettuale di idee thatcheriane che collabora al Wall Street Journal e al Sunday Telegraph, non è nuovo a simili provocazioni. Tre anni fa il suo pamphlet The Death of Politics (La morte della politica) aveva fatto infuriare gli europeisti bigotti.
Ma questa volta l’impatto potrebbe essere ancora più devastante. Proprio mentre Tony Blair riapre il dialogo con Bruxelles e rivendica per il suo paese un ruolo-guida nella UE al fianco di Francia e Germania, un suo concittadino getta una bomba ad altissimo potenziale contro il mausoleo dei padri fondatori.
Staccate dalla parete i ritratti di Adenauer, di Schuman o di Jean Monnet - ci dice Laughland – e sostituiteli con quelli di Hitler, diMussolini o di Pétain. Sono loro i veri apostoli dell’idea europea. È dai loro cromosomi che discendono, senza saperlo, i “ragionieri” di Maastricht, quelli che danno pagelle ai governi e decidono chi dev’essere promosso e chi bocciato.
Verrebbe spontaneo liquidare queste affermazioni come semplici boutade dettate da pregiudizi antitedeschi, un po’ come quel filmaccio hollywoodiano nel quale i capi della Bundesbank portano la svastica al braccio: se non fosse che l’autore ha corredato il suo atto di accusa con un poderoso apparato di note.
E allora visitiamo insieme questa galleria degli antenati.
Cominciamo da Joseph Goebbels. Fu il ministro della Propaganda del Terzo Reich, un personaggio che viene di solito associato a iniziative poco simpatiche, come il rogo dei libri “proibiti” o la campagna contro gli ebrei.
Bene, se riascoltassimo oggi i discorsi di questo signore a proposito dell’Europa, potremmo scambiarlo per Helmut Kohl.
La tecnologia dei trasporti e delle telecomunicazioni sta accorciando le distanze tra i popoli – diceva Goebbels nel 1940 – e questo condurrà inevitabilmente all’integrazione europea.
“I popoli dell’Europa stanno rendendosi sempre più conto che molte delle controversie che ci dividono sono semplici baruffe famigliari in confronto alle grandi questioni che devono essere risolte tra i continenti”.
Circa il modo di riportare la pace in famiglia, sappiamo bene che cosa il nostro avesse in mente. Ma con le buone o con le cattive, il risultato che si prefiggeva era l’abolizione delle frontiere tra gli Stati nazionali, che è per l’appunto l’obiettivo del trattato di Maastricht.
“Voi siete già membri di un grande Reich che si prepara a riorganizzare l’Europa, abbattendo le barriere che ancora dividono i popoli europei e rendendo più facile per loro lo stare assieme”.
Goebbels non è propriamente un modello per i giovani d’oggi, ma bisogna riconoscere che aveva la vista lunga:“Tempo cinquant’anni - disse – e la gente non penserà più in termini di nazione”.
Sortite propagandistiche, si dirà, la classica foglia di fico per nobilitare una politica di aggressione. Obiezione respinta. Laughland ci spiega che in realtà Hitler la pensava così ben prima di scatenare le suepanzerdivisionen. Parlando all’adunanza del partito nazista a Norimberga, nel 1937, il Führer disse testualmente:
“Noi siamo più interessati all’Europa di qualsiasi altro paese. La nostra nazione, la nostra cultura, la nostra economia, sono cresciute entro un più ampio contesto europeo. Pertanto dobbiamo essere i nemici di ogni tentativo di introdurre elementi di discordia e distruzione in questa famiglia di popoli”.
Nell’agosto 1941, un comunicato congiunto italo-tedesco, controfirmato dall’alleato Mussolini, avrebbe ribadito in termini più bellicosi un concetto analogo:
“La distruzione del pericolo bolscevico e dello sfruttamento plutocratico renderà possibile una pacifica, armoniosa e proficua collaborazione tra tutti i popoli del continente europeo, nel campo politico come in quello economico e culturale”.
Ma la più articolata riflessione nazista sull’argomento sarebbe venuta l’anno successivo, con la grande conferenza organizzata dagli imprenditori berlinesi sul tema Europäische Wirtschaftsgemeinschaft (letteralmente: Comunità economica europea), con la partecipazione di autorevoli esponenti del regime.
Il ministro dell’economia del Reich, Walter Funk, che era anche presidente della Banca centrale, sostenne in quell’occasione che la costruzione di aree economiche “segue una naturale legge di sviluppo”, e ricordò che quando la Germania era frazionata in tanti staterelli ciascuno con la sua moneta, il Paese non era in grado di fare fronte alla concorrenza di Francia e Inghilterra.
Pur ammettendo che l’integrazione del continente sarebbe stata più difficile da realizzare della Zollverein, l’unione doganale tedesca, il ministro concludeva che si sarebbe dovuta comunque fare, “perché il suo momento è venuto”.
 
Un mercato unico, con il Reichsmark come valuta di riferimento: questo il sogno degli economisti nazisti.
Non molto diverso, dopotutto, da quello degli gnomi della Bundesbank degli anni Novanta.
Ma il dibattito non si ferma a Berlino, coinvolge anche l’Italia fascista.Alberto de Stefani, che fu ministro delle Finanze di Mussolini dal ’22 al ’25, scrive nel 1941:
“Le nazionalità non costituiscono una solida base per il progettato nuovo ordine, a causa della loro molteplicità e della loro tradizionale intransigenza… Un’unione europea potrebbe non essere soggetta alle oscillazioni di politica interna che sono caratteristiche dei regimi liberali”.
Gli fa eco il direttore di Civiltà FascistaCamillo Pellizzi:
“Una nuova Europa: questo è il punto, e questa la missione che abbiamo di fronte a noi. Il che non significa che Italiani, Tedeschi e le altre nazioni della famiglia europea debbano… diventare irriconoscibili… Sarà una nuova Europa per la nuova ispirazione e il principio determinante che emergerà tra tutti questi popoli”.
L’anello mancante, il trait-d’union tra fascismo e federalismo, secondo Laughland, è una corrente filosofica alla quale dice di ispirarsi uno dei più grandi eurocrati, Jacques Delors: ilpersonalismo di Emmanuel Mounier. Una dottrina “nebulosa” nella quale tendenze ecumeniche e comunitarie si mescolano, soprattutto negli anni Trenta, a forti dosi di anticapitalismo e di antiparlamentarismo.
Intorno a Esprit e a Ordre Nouveau, le due riviste del gruppo, dirette rispettivamente da Mounier e da Denis de Rougemont, si aggregano diversi intellettuali che guardano almeno inizialmente con favore all’esperimento nazionalsocialista. E lo stesso Mounier partecipa nel 1935 a un convegno a Roma sullo Stato corporativo, al termine del quale loda lo “slancio costruttivo” degli studiosi in camicia nera.
C’è dunque una continuità tra l’europeismo totalitario degli anni Trenta e Quaranta e quello “democratico” del dopoguerra.
Entrambi hanno un avversario comune: lo Stato nazionale, in cui vedono una minaccia per la pace e un recinto troppo angusto per un’economia di dimensioni planetarie.
Per entrambi, “la molteplicità implica disordine e l’ordine richiede uniformità”. Intorno a questi concetti, nell’Europa di oggi, si realizza una inedita convergenza tra liberali tecnocratici alla Leon Brittan e socialisti alla Delors.
“A differenza dei conservatori, i liberali tecnocratici pensano di poter avere la ciliegina dell’ordine liberale senza la torta della nazionalità, della legge e della politica che dovrebbero sottostare a esso”.
Niente di più sbagliato, sostiene l’autore. Fin dall’antichità, la cittadinanza è strettamente legata all’esistenza di confini. Lo stesso termine greco polis, come il latino urbs, rimanda al concetto di cerchio, di mura perimetrali.
E il vocabolo inglese town (città) ha la stessa radice etimologica del tedesco zaun, che vuol dire appunto recinto.
“La chiarezza territoriale - dice Laughland – è un prerequisito essenziale per l’organizzazione non tribale” delle società umane.
 
“E’ per questo che la storia dello Stato di diritto e quella dell’idea nazionale sono inseparabili… Lungi dall’essere una minaccia per l’ordine liberale, la nazione ne costituisce il fondamentale presupposto”.
Ubbie di un thatcheriano nostalgico? Può darsi. Ma se qualcuno pensa di riesumare dopo due secoli la Serenissima Repubblica, forse un po’ di colpa ce l’hanno anche i tiranni della Moneta Unica.
Tratto da: Megachip


http://www.informarexresistere.fr/2015/07/15/hitler-profeta-dellunione-europea/

Le misure proposte dalla Grecia alla UE sono una macelleria sociale e fiscale.

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Le misure proposte dalla Grecia alla UE sono una macelleria sociale e fiscale.
Facciamo un rapido riepilogo delle misure offerte da Tsipras alle autorità europee così coem approvate ieri dal parlamento ellenico (da Kathimerini ed altri giornali greci):
a) Imposta sulle imprese: passaggio dal 26 al 28 o 29% se necessario. L’acconto viene portato al 100%.
b) IVA . Riforma su tre aliquote : 6 %, 13%  e 23%.Nell’aliquota più bassa medicine, libri e teatro. Nell’aliquota intermedia alimentare di base, energia , acqua e tariffe alberghiere. Tutto il resto in quella più elevata. Fine della riduzione del 30% per le isole maggiori, la riduzione sarà mantenuta solo per le più periferiche sino al 2016, quando sarà sostituita da un regime di compensazione fiscale.
c) Fine dei regimi agevolati per il gasolio per gli agricoltori.
d) Aumento del contributo di solidarietà per i redditi oltre i 30 mila euro, da quantificare.
e) L’imposta sulle proprietà immobiliari dovrebbe dare 2,65 milairdi nel 2015 e lo stesso nel 2016.
f) Riduzione dei contributi al pagamento del riscaldamento a gasolio.
g) Abolizione delle agevolazioni ad armatori e spedizionieri.
h) Aumento della tassa di lusso sulle imbarcazioni, non più sopra i 10 metri, ma sopra i 5 metri. la tassa passerà sal 10 al 13% e si applicherà anche ad auto ed aerei.
i) Aumento delle tasse sugli affitti dal 11 al 15% per i redditi sotto i 12 mila euro all’anno e dal 33 al 35% per quelli superiori. 
l) Riduzione dell’area di non tassazione per i redditi bassi.
m) Aumento del livello di fatturato per i regimi semplificati esenti IVA, da 10 a 25 mila euro.
n) Aumento della tassazione su SLOT e VTL al 30%.
o) Vendita licenze telefonia e frequenze televisiva con gara internazionale.
p) Pensioni: graduale cancellazione del contributo EKAS,che garantisce una pensione minima e sua sostituzione entro il 2019 con un altro regime. Abbandono progressivo entro la stessa data del sistema retributivo per il contributivo, ed abbandono delle pensioni anticipate se non per le madri con figli non autosufficienti. Taglio del 20% delle pensioni più alte.   Aumento dei contributi previdenziali e dei contributi sanitari: questi ultimi passeranno dal 4 al 6% .Tutte queste misure impatteranno sul PIL dello 0.5% nel 2015 e dell’1% per il 2016 .
Ricordiamo che il PIL greco è di poco sopra i 200 miliardi di euro. Il pacchetto fiscale peserà per 10-12 miliardi in 2 anni, per cui impatterà, ad occhio, per il 2% quest’anno, se consideriamo che abbia effetto per il secondo semestre 2015 e per tutto il 2016.Fatta questa premessa appare facile prevedere un PIL per il 2015 fortemente negativo per il paese ellenico, e senza considerare neppure i danni causati dalla scarsa liquidità e dalle banche chiuse nelle ultime settimane. Si può azzardare, un calo del PIL fra il 2 ed il 3% per il 2015, che peserà ancora di più sull’occupazione. Il governo promette anche lotta all’evasione , ma sappiamo bene che questa strana chimera non porta mai a casa grossi risultati, se non dei polveroni.
In risposta a queste proposte che , eufemisticamente, potremmo definire di macelleria sociale, la Merkel ha affermato che “Un taglio del debito non è in discussione”, quindi rimane solo al limite l’opzione “Swap temporale”. Schaeuble, con la sua usuale bonomia, ha affermato che non c’è da fidarsi dei greci. “Timeo Danaos et dona ferentes”, anche quando questi doni sono la testa della loro economia.
Oggi sono previsti incontri con le autorità europee alle 13 e voto parlamentare alle 14.
Djisselbloem, presidente Eurogruppo, ha affermato che “L’offerta è completa”. Si può affondare la spada.


http://www.informarexresistere.fr/2015/07/10/le-misure-proposte-dalla-grecia-alla-ue-sono-una-macelleria-sociale-e-fiscale/

Varoufakis scrive sul The Guardian: la Germania ha un interesse nel farci a pezzi

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Varoufakis scrive sul The Guardian: la Germania ha un interesse nel farci a pezzi
Yanis Varoufakis, ex Ministro delle Finanze greco –
Il dramma finanziario della Grecia  domina le prime pagine da  cinque anni, per una ragione: il cocciuto rifiuto dei nostri creditori ad offrire un essenziale sgravio sul debito. Perché, contro il buon senso, contro il verdetto del FMI e contro le pratiche quotidiane dei banchieri che devono affrontare debitori stressati, perché resistono alla ristrutturazione del debito?
La risposta non si può trovare nell’economia, perché risiede invece nei profondi labirinti delle politiche europee.
Nel 2010, lo stato greco divenne insolvente. Ci trovammo dinnanzi a due opzioni, conseguenza del fatto di essere membri dell’eurozona : una ragionevole, che ogni banchiere rispettabile raccomanderebbe, era quella di ristrutturare il debito e riformare l’economia. La seconda opzione tossica, che era quella di estendere nuovi prestiti ad un’entità in bancarotta facendo finta che restasse solvente.
L’Europa ufficiale scelse la seconda opzione, facendo si che il bail out (soccorso dall’esterno alle banche) di banche francesi e tedesche , venisse esposto sul debito pubblico greco , ben oltre la fattibilità socio-economica della Grecia.
Una ristrutturazione del debito avrebbe implicato delle perdite per i banchieri sulle loro holdings di debito greco . 
Volendo evitare di confessare ai parlamenti, che i contribuenti avrebbero dovuto pagare di nuovo per le banche, attraverso nuovi prestiti insostenibili, i funzionari della EU presentarono l’insolvenza dello stato greco, come un problema di non liquidità e giustificarono il “bailout” come un caso di “solidarietà” con i Greci.
(…) Per uscire dovremmo creare una nuova moneta.Nell’Iraq sotto occupazione, l’introduzione di una nuova banconota richiese circa un anno, circa 20 Boeing 747, la mobilitazione di tutta la potenza militare USA, tre aziende di conio, e centinaia di camion.
In assenza di un simile supporto, il Grexit sarebbe come annunciare una vasta svalutazione con piu’ di 18 mesi d’anticipo: una ricetta per liquidare tutto il capitale sociale greco e trasferirlo all’estero con tutti i mezzi possibili.
Con il Grexit, che rinforza la corsa agli sportelli indotta dalla BCE, i nostri tentativi di rimettere sul tavolo dei negoziati  la ristrutturazione del debito, furono parola vuota.
Ancora una volta, ci venne detto che questa era una questione per un futuro non specificato, che sarebbe seguito al “completamento con successo del programma”: uno stupendo Catch-22 (comma 22), dato che il “programma” non poteva aver successo senza una ristrutturazione del debito.

Tutto l’articolo qui: thelivingspirits.net
Tratto da: cafedehumanite

http://www.informarexresistere.fr/2015/07/15/varoufakis-scrive-sul-the-guardian-la-germania-ha-un-interesse-nel-farci-a-pezzi/

Marco Travaglio, nuovo attacco a Maria Elena Boschi: "Oltre a non saper scrivere non sai neanche leggere"

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BOOM

Maria Elena Boschi

L'ultima ossessione di Marco Travaglio, ora che la stella di Silvio Berlusconi è assai appannata, si chiama Maria Elena Boschi. Dopo le critiche per la frase sul figlio maschio, ecco che il direttore del Fatto Quotidiano la apostrofa come "bella addormentata nei Boschi" e la mette nel mirino per l'invettiva contro le intercettazioni telefoniche in Parlamento, dove il ministro si è scagliata contro la pubblicazione dei dialoghi (ad opera del Fatto) tra il premier, Matteo Renzi, e il generale,Michele Adinolfi. Dunque, Travaglio, punto per punto snocciola tutte le "balle" di Maria Elena. La prima: il ministro afferma che nella telefonata "non è nemmeno citata l'ipotesi di avvicendamento dell'allora presidente del Consiglio", Enrico Letta. Travaglio attacca: "Ora, che la Boschi non sapesse scrivere, era già dimostrato dalle riforme da lei vergate in tandem con Verdini. Adesso scopriamo che non sa neppure leggere". In buona sostanza, le dà dell'analfabeta.
Balle e conclusioni - Dunque, al punto due delle "balle", Travaglio ricorda alla Boschi perché, a suo giudizio, le intercettazioni sono state lecitamente pubblicate dal Fatto. Quindi - punto tre - Travaglio ricorda alla Boschi che il governo dovrebbe riferire su Adinolfi: il direttore parla delle "pressioni pro-Adinolfi di Renzi e dell'attuale sottosegretario Lotti". Punto quattro, il direttore chiede alla Boschi: "Come può il ministro dire che nella cena non si fa riferimento mai a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza né tantomeno a possibili ricatti nei confronti dell'allora presidente Napolitano, se nella cena si parla solo di questo?". Insomma, una bella ramanzina. Travaglio tira poi in ballo anche il caso Claudio De Vincenti, il sottosegretario nei guai per il caso Tirreno Power, e conclude: "Gentili Renzi Boys & Girls, se non volete che si parli di voi, riformare le intercettazioni non basta: dovete proprio abolire la stampa".

http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/11811444/Marco-Travaglio--nuovo-attacco-a.html

Crocetta, il medico nelle intercettazioni: “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”. E il governatore si autosospende

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Crocetta, il medico nelle intercettazioni: “Lucia Borsellino va fatta fuori come suo padre”. E il governatore si autosospende

Pesanti le parole riferite da Matteo Tutino al governatore della Sicilia, che non ha replicato in alcun modo. Pochi giorni fa le dimissioni della figlia del magistrato ucciso da assessore alla sanità. Il governatore prima si è difeso ("Non ho sentito quella frase"), ma poi si è autosospeso dalla carica di presidente della Regione e ha indicato come reggente Baldo Gucciardi. La procura però smentisce: "L'intercettazione non esiste agli atti di questo ufficio"

Lucia Borsellino? “Va fatta fuori come suo padre”, e cioè comePaolo Borsellino, il magistrato saltato in aria nell’inferno di via d’Amelio il 19 luglio del 1992. È  il contenuto di un’intercettazione choc tra Matteo Tutino, ex primario di chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, e il governatore della SiciliaRosario Crocetta.  A renderlo noto è il settimanale L’Espresso. Sull’isola è bufera: in poche ore sono decine le richieste di dimissioni piovute su Palazzo d’Orleans, soprattutto dai vertici del Pd, il partito del presidente siciliano.
Il governatore ha replicato sostenendo di “non aver sentito la frase su Lucia“.  Poi si è autosospeso dalla carica di presidente della Regione: la reggenza è affidata a Baldo Gucciardi, ex capogruppo del Pd all’Ars, nominato due giorni fa assessore alla Sanità proprio per sostituire la Borsellino. Secondo l’Espresso, il presidente siciliano non avrebbe replicato alla minaccia telefonica di Tutino, che è da anni il suo medico personale, indirizzata alla donna scelta nel 2012 dallo stesso Crocetta per guidare l’assessorato alla Sanità. Nessuna reazione davanti a quelle parole da parte del presidente che sostiene da anni di voler combattere la mafia in tutte le sue forme.
La procura smentisce: “Intercettazione non risulta”
Dopo alcune ore però arriva la smentita da parte della procura di Palermo: “Agli atti di questo ufficio non risulta trascrittaalcuna telefonata tra Tutino e Crocetta”, dice il procuratore capo Francesco Lo Voi. “I carabinieri del Nas – ha aggiunto Lo Voi - hanno escluso che conversazioni simili siano contenute tra quelle registrate nel corso delle operazioni di intercettazione nei confronti di Tutino”. La Procura ha specificato di avere fatto ricontrollare tutte le registrazioni relative all’inchiesta su Tutino sia dai Pm titolari dell’inchiesta che dai carabinieri del Nas. Nell’ufficio di Lo Voi sono state sentite le telefonate alla presenza del procuratore aggiuntoLeonardo Agueci, del pm Luca Battinieri e del capo del Nas di Palermo, il capitano Giovanni Trisirò. Nella tarda mattinata l’avvocato Vincenzo Lo Re aveva avuto un colloquio con il procuratore capo di Palermo. “E’ vero che la Procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato…”, commenta il governatore dopo aver appreso del comunicato stampa della procura.
Lucia Borsellino: “Provo vergogna per loro”
L’intercettazione che inguaia Crocetta arriva dopo settimane convulse: tre assessori dimessi in pochi giorni, una mozione di sfiducia annunciata e l’arresto di Tutino,con l’accusa di falso, abuso d’ufficio, truffa e peculato. Alla luce delle parole intercettate,sembrano acquisire un senso le dimissioni di Lucia Borsellino da assessore alla sanità, arrivate appena pochi giorni fa. “Prevalenti ragioni di ordine etico e morale e quindi personale, sempre più inconciliabili con la prosecuzione del mio mandato, mi spingono a questa decisione”, aveva detto la figlia di Paolo Borsellinofacendo un passo indietro, subito dopo l’arresto di Tutino, il 29 giugno scorso. Ed è indagando sul medico che la procura di Palermo registra quelle parole. “Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare un senso di vergogna per loro“, è il commento di Lucia Borsellino. “Non rinnego nulla – ha continuato – ho fatto quello che potevo in un contesto, evidentemente, poco edificante”.
Il governatore: “Non ho sentito quella frase, una cosa terribile”
In un primo momento il governatore aveva sostenuto di non avere incredibilmente sentito la frase vergognosa pronunciata dal suo medico al telefono: “Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era zona d’ombra, non so spiegarlo; tant’è che io al telefono non replico. Ora mi sento male. Voglio essere sentito dai magistrati su questa storia della frase di Tutino. Quello che mi sta accadendo oggi e la cosa più terribile della mia vita. Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so”, aveva detto Crocetta, che poi ha deciso di autosospendersi.  “Il mio assistito, con il quale ho parlato, nega nel modo più assoluto di avere mai pronunciato quella frase su Lucia Borsellino”, dice l’avvocato Daniele Livreri, difensore di Matteo Tutino.
Faraone: “Dimissioni inevitabili”
“Quelle intercettazioni sono semplicemente gravissime, incredibili e vergognose”, ha detto invece Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia e zio di Lucia. “Lui non dice che bisogna farla fuori dall’assessorato ma che bisogna farla fuori come suo padre e, siccome mi risulta che suo padre è stato ucciso in maniera particolare, è gravissimo. E non perché l’abbia detto Tutino ma perché il presidente Crocetta non l’ha mai reso noto, né ha estromesso Tutino dal suo entourage. Io chiederò conto a Crocetta di questo. Dice che non ha sentito quella frase? Vuol dire che è stato colpito da una sordità improvvisa e temporanea“.
Inevitabili dimissioni Crocetta e nuove elezioni. Quelle parole su Lucia Borsellino una vergogna inaccettabile.
Unanime lo sdegno del mondo politico. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha telefonato a Lucia Borsellino per esprimerle “la sua solidarietà”. “Parole schifose che offendono la dignità di Lucia Borsellino, la memoria di Paolo, la Sicilia e l’Italia intera. Un abbraccio a tutta la famiglia Borsellino”, è stato il commento del presidente del Senato Pietro Grasso. “Inevitabili dimissioni Crocetta e nuove elezioni. Quelle parole su Lucia Borsellino una vergogna inaccettabile” scrive su twitter il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. Appena due settimane fa Faraone era entrato in pesante polemica con lo stesso Crocetta. “Parla come Salvo Lima e Vito Ciancimino” aveva detto il governatore. Richieste di dimissioni arrivano anche dal gruppo parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, da Sel, Da Forza Italia e dal Nuovo Centrodestra. Il premier Matteo Renzi, in mattinata, ha telefonato alla figlia del giudice assassinato. Lo stesso hanno fatto il ministro dell’Interno Angelino Alfano e quello della Salute Beatrice Lorenzin  per esprimerle “sdegno, affettuosa vicinanza e solidarietà per quelle parole che pesano in modo gravissimo e incancellabile sulla coscienza di chi le ha pronunciate”. “Le notizie di stamane ci spingono a prendere atto che, a questo punto, andare avanti è praticamente impossibile. È il momento che, innanzitutto il presidente della Regione, valuti l’opportunità dichiudere la legislatura“, dice invece Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Assemblea regionale siciliana.
Un paladino dell’antimafia come Crocetta sa che i silenzi possono fare più male delle parole. A Lucia Borsellino tutta la mia solidarietà. — Debora Serracchiani (@serracchiani) 16 Luglio 2015
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) 16 Luglio 2015
Anche i vertici nazionali del Partito Democratico prendono posizione. “Un paladino dell’antimafia come Crocetta sa che i silenzi possono fare più male delle parole. A Lucia Borsellino tutta la mia solidarietà”, scrive su Twitter il vicesegretario Debora Serracchiani. Il parigrado Lorenzo Guerini parla di parole “gravi, inaccettabili e provocano ribrezzo. Chiediamo che Crocetta chiarisca, anche se il tutto appare purtroppo abbastanza chiaro”. L’hashtag #Crocettadimettitì, è stato lanciato su Twitter da Beppe Grillo, che invitato la Rete a fare pressing sul governatore per fare un passo indietro.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/16/sicilia-crocetta-e-lintercettazione-la-borsellino-va-fatta-fuori-come-suo-padre/1878635/

Salvini contro Papa Francesco: “Il crocefisso di Evo Morales mi ha schifato”

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Salvini contro Papa Francesco: “Il crocefisso di Evo Morales mi ha schifato”

il leader del Carroccio: "E' un’offesa a chi in nome di quel simbolo ci ha lasciato la vita". Il dono ricevuto dal presidente della Bolivia è stato disegnato da padre Luis Espinal Camps, un gesuita ucciso nel 1980 durante la dittatura

“Io non sono rimasto incuriosito, sono rimasto schifato“.Matteo Salvini polemizza ancora una volta con Papa Francesco. Oggetto della nuova contesa è il crocifisso su falce e martello, opera del padre gesuita (come padre Bergoglio) Espinal e donato da Evo Morales durante il recente viaggio nel suo Sud America fra Ecuador, Bolivia e Paraguay. Il pontefice è tornato ieri in Vaticano. E ha portato con sè il crocefisso.  Sul volo che lo ha riportato a Roma nella conferenza stampa ad alta quota aveva spiegato: “Per me non è stata un’offesa. Ho lasciato alla Madonna di Copacabana l’onorificenza (la chuspa, un astuccio all’interno del quale in Bolivia si tengono le foglie di coca non raffinate per masticarle e per usarle per il tè) che mi ha dato il presidente, ma ilCristo lo porto con me”.
Ma al leader del Carroccio questa decisione non è piaciuta: “Adesso va bene tutto, però sorridere, rivendicare, me lo porto a casa – ha detto ai microfoni di Rtl 102.5 – è un’offesa a chi in nome di quelsimbolo ci ha lasciato la vita” riferendosi ai “tantissimi cristiani, uomini di chiesa, frati, suore, parroci”. E spiega: “Il comunismonel mondo ha fatto più crimini del nazismo. Io non sono qui col bilancino a dire era peggio Hitler o era peggio Stalin, erano uguali, però vederlo accostato a Nostro Signore, ma lo dico da ultimo dei buoni cattolici, da primo dei peccatori, però mi ha dato veramente fastidio”.
Salvini non tiene conto della storia del crocefisso che invece Papa Francesco ben conosce. E’ stato disegnato da padre Luis Espinal Camps, gesuita ucciso il22 marzo 1980 durante la dittatura nel Paese e a cui il padre gesuita ha voluto rendere omaggio proprio durante la sua tappa in Bolivia. Per la personalità del suo creatore questo dono di Morales rientra nel “genere dell’arte di protesta”. E porta ad esempio che in Argentina a Buenos Aires“alcuni anni fa, si è fatta una mostra di uno scultore bravo, creativo, argentino che aveva disegnato un Cristo crocifisso su un bombardiere che cadeva giù per indicare il cristianesimo alleato con l’imperialismo che bombarda”. Francesco aveva anche ricordato sempre nella conferenza sul volo di ritorno che quando è stato ucciso padre Espinal “era un tempo in cui la teologia della liberazione faceva anche l’analisi marxista della realtà” e il gesuita era “un’entusiasta di questa analisi”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/14/salvini-contro-papa-francesco-il-crocefisso-di-evo-morales-mi-ha-schifato/1872527/

Vaticano, il Papa in rosso per 25 milioni. “Pesano i costi per i 2.880 dipendenti”

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Vaticano, il Papa in rosso per 25 milioni. “Pesano i costi per i 2.880 dipendenti”

Il bilancio 2014 della Santa Sede si è chiuso con una perdita superiore a quella del 2013. Il grosso delle uscite è legato al costo del lavoro: 126,6 milioni di euro. Alla voce entrate ci sono 21 milioni di contributi delle diocesi mondiali e 50 milioni di dividendi dello Ior

Papa Bergoglio è in rosso. Il bilancio 2014 della Santa Sede si è chiuso infatti con una perdita di 25,6 milioni di euro, più dei 24,4 milioni del 2013. A pesare sono state soprattutto, come negli anni precedenti, le spese sostenute per i 2.880 dipendenti dei 64 enti che fanno capo al Vaticano: in tutto 126,6 milioni di euro. Le entrate, oltre a quelle da investimenti, sono costituite dai contributi dei vescovi e delle diocesi di tutto il mondo previsti dal diritto canonico, pari a 21 milioni, e dai dividendiversati dallo Ior, che sono ammontati a 50 milioni. Il patrimonionetto è aumentato di 939 milioni grazie ai fondi extra bilancioscoperti, come rivelato lo scorso anno dal prefetto della Segreteria per l’Economia George Pell, grazie alla riforma delle finanze vaticane voluta da Francesco.
Il comunicato della sala stampa vaticana precisa che il 2014 “è stato un anno di transizione verso le nuove politiche di financial management basate sui principi contabili internazionali per il settore pubblico”, per cui l’ultima riga del bilancio non è direttamente confrontabile con quella dell’anno precedente: applicando ai risultati 2013 lo stesso trattamento contabile, il rosso di quell’esercizio salirebbe infatti a 37,2 milioni.
Il Governatorato vaticano (l’esecutivo dello Stato della Città del Vaticano) ha messo invece a segno un attivo di 63,5 milioni, contro l’avanzo di 33 milioni del 2013. Una performance dovuta in gran parte alle “significative entrate ricorrenti derivanti dalle attività culturali”, in particolare i musei, e agli investimenti. Il patrimonio netto del governatorato, a cui fanno capo 1.930 dipendenti, è aumentato di 63,5 milioni.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/16/vaticano-il-papa-in-rosso-per-25-milioni-pesano-i-costi-per-i-2-880-dipendenti/1879562/

Article 12

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Gorizia, poliziotto si uccide in strada con un colpo di pistola

Tragica fine in via Cotonificio per Massimo Costanzo, 52 anni. Ignote le cause: da qualche giorno era in licenza
Un poliziotto goriziano di 52 anni, Massimo Costanzo, si è tolto la vita l’altra notte sparandosi un colpo di pistola alla tempia. Lo ha fatto in strada, in via Cotonificio. Vano il tentativo di salvargli la vita da parte dei soccorritori del 118 giunti sul posto chiamati da alcuni abitanti della zona scesi in strada dopo aver udito lo sparo.
Ignote al momento le cause del gesto messo in atto dall’uomo, che prestava servizio nella squadra volante della Questura di Gorizia.
Costanzo, che abitava da solo in via Brigata Cuneo, non era in servizio. Da qualche giorno infatti si trovava in licenza. Non è ancora stato chiarito se quando ha portato la pistola alla tempia e ha premuto il grilletto si trovasse da solo.
Il gesto, è il parere dei colleghi, non è assolutamente collegabile a problemi legati al lavoro. L’uomo, ricordano alcuni poliziotti che lo conoscevano bene, era ben voluto, forse un po’ chiuso, ma certamente un bravissimo poliziotto.
Con il grado di assistente capo effettuava i turni di pattugliamento a bordo delle Pantere su è giù per la città, a qualsiasi ora. Giorno e notte. Non si tirava mai indietro, amava il suo lavoro. Una scelta professionale, quella di fare il poliziotto, che aveva fatto anche il fratello, Alessandro, in servizio alla Digos della stessa Questura goriziana.
A piangere Massimo Costanzo sono oltre al fratello, residente a Gradisca, i genitori, che abitano a Gorizia, e la figlia, una studentessa ventenne che vive assieme alla madre.
Nulla, a sentire i colleghi di lavoro, poteva far pensare a un gesto così estremo. Soltanto un paio di giorni fa era stato visto in un bar nei pressi dell’ospedale mentre faceva una partita a carte con un amico.
Nessun segnale evidente di un malessere interiore, anche se per la verità Massimo era una persona cordiale sì, affabile, ma molto riservata: non parlava mai della sua vita privata. Ed è dunque proprio nella sfera personale che vanno cercate le motivazioni di questo suicidio.
Stupore è il sentimento espresso dai colleghi così come dai vertici della Questura per questa tanto tragica quanto inaspettata fine. Il Sindacato autonomo di polizia, associandosi al dolore della famiglia, afferma come i colleghi che lo avevano conosciuto si dicono attoniti per quanto accaduto e si chiedono «come non abbiano saputo leggere il disagio interiore che porta una persona a togliersi la vita».
Lo stesso disagio che cinque anni fa gettò nel lutto la Questura goriziana a seguito del suicidio di un altro poliziotto, Gianluca Roschillà, che a soli 42 anni aveva deciso di farla finita sparandosi un colpo con la pistola d’ordinanza, in strada, come Massimo Costanzo.

http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2015/07/15/news/poliziotto-si-uccide-con-un-colpo-di-pistola-1.11782152

Dave Somerville

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David Somerville, also called “Diamond” Dave Somerville (born October 2, 1933, in GuelphOntarioCanada, Died July 14, 2015 in Santa BarbaraCalifornia), was a Canadian singer operating primarily in the United States, who was best known as co-founder, and original lead singer, of The Diamonds, one of the most popular vocal groups of the 1950s.


(google)

Biography

Somerville grew up in a musical family in the farming village of Rockwood, Ontario, 50 miles west of Toronto. In 1947, at the age of 14, he moved to Toronto with his parents and brother Marc, where he entered Central Tech to study architecture and building construction. He is not known to have specified when he realized that neither architecture nor building construction would be his career.[citation needed] It is known, however, that he changed the focus of his studies to radio, and that in 1952, at the age of 19, he secured a position at the Canadian Broadcasting Corporation in the engineering department as a radio operator while concurrently studying voice with Dr. Ernesto Vinci at the University of Toronto’s Royal Conservatory of Music.

Years with the Diamonds

Main article: The Diamonds

Formation of the Diamonds]

In the hallway of the C.B.C. during the fall of 1953, Somerville met by chance an unnamed quartet (Stan Fisher, Ted Kowalski, Phil Levitt and Bill Reed) and soon became their vocal coach. Later that year when Fisher opted for college, Dave became the group’s lead singer. That quartet became The Diamonds.

Prominence

On August 1, 1955, the group tied for first place on Arthur Godfrey’s Talent Scouts in New York City. In February 1956 with the recommendation of Cleveland’s genius DJ, Dr. Bill Randle, they signed a long-term contract with Mercury Records. Somerville performed eight years with The Diamonds, singing lead on all sixteen of their Billboard chart selections, peaking with the song “Little Darlin';” for eight weeks, this selection remained at #2 on the charts, becoming the third best selling single record of 1957.
Multiple appearances on American Bandstand, The Perry Como Show, and The Steve Allen Show increased Dave's visibllity. In August 1961, he left The Diamonds.

Career after the Diamonds[edit]

The 1960s, including the "David Troy" years

After leaving the Diamonds, Somerville married Judy Corns of Evansville, IN, and began a six-year solo career as a folk artist, using the stage name David Troy. (The origin of this stage name was not known as of the middle of August 2014.) During this period, Somerville also studied acting, with Leonard Nimoy as his teacher, and made numerous guest-starring appearances, often credited as "David Troy," on various television programs. One of these was in “The Conscience of the King,” an episode of the original Star Trek (of which Nimoy, his acting coach, was one of the regular cast members) that dealt with an infamous but guilt-plagued criminal; Somerville, credited as Troy, acted out the role of Lieutenant Lawrence "Larry" Matson in the episode. This was also the time in his career when he became one of the clients of the William Morris Agency, which has since merged with the Endeavor Talent Agency to become the present-day William Morris-Endeavoragency. As such, he did extensive voice-over work and was heard in hundreds of radio, television and cable advertisements.
In 1967, Somerville's only child from his marriage to Corns, David Orlando Somerville, was born; as an adult, he too became a singer-songwriter like his father, calling himself “Landa” Somerville.
Also in 1967, Dave joined The Four Preps as a replacement for Ed Cobb, the original bass singer. In 1969, he and Bruce Belland, the Four Preps's original lead singer, concentrated on a folk/comedy act as the duo of Belland & Somerville. As such, they appeared in concert with Henry Mancini and Johnny Mathis and were regulars on The Tim Conway Show, aCBS-TV prime-time comedy series. As songwriters, Bruce and Dave co-wrote “The Troublemaker,” which became the title track of two Willie Nelson albums; and the duo sang in a later roster of the Four Preps with Jim Pike of The Lettermen.

The 1970s and 1980s

In 1972, Somerville formed the group WW Fancy, which also included Keith Barbour and Gail Jensen as members. In the late 1980s, he again sang with original members of The Diamonds and also returned to The Four Preps with Bruce Belland,Ed Cobb and Jim Yester of The Association.
Somerville's song “The (Ballad Of The) Unknown Stuntman,” jointly written and composed with Jensen, inspired Glen Larson, who had been the Four Preps's original baritone vocalist, to create the central characters and develop the core format of The Fall Guy, starring Lee Majors, for 20th Century Fox Television, which became a highly successful television series for ABC-TV. With additional lyrics which Larson wrote for it, “The Unknown Stuntman” became the theme for The Fall Guy and earned recognition as the most definitive song about stuntmen. Somerville’s home in the Hollywood Hills was used as the set for the home of Majors’s character, Colt Seavers. (According to the format of The Fall Guy, which co-starredDouglas Barr and Heather Thomas alongside Majors, Seavers supplemented his rather modest stunt-work income as a “bounty hunter,” an informal term for a bail-bond recovery agent.)

The 1990s to the present

Dave's first children’s album was titled The Cosmic Adventures of Diamond Dave. It contained many original songs and characters and received critical acclaim in the U.S. and Canada.
The Diamonds have been honored and inducted into The Vocal Group Hall of Fame, The Doo Wop Hall of Fame, The Rockabilly Hall of Fame and are recipients of Canada's prestigious Juno Award.
Somerville's most recent stage show, "On The 1957 Rock & Roll Greyhound Bus,” was based on rock and roll’s first major tour. In it, he told road stories and sang the songs of such pioneer jukebox giants as Buddy Holly & The Crickets, Fats DominoThe Everly Brothers, and Chuck Berry.

Television

  • Double Dare, Co-Star, NBC
  • Automan, Featured, 20th Century Fox
  • Fall Guy, Featured, Co-Wrote Theme, Glen Larson Productions
  • Misadventures of Sheriff Lobo, Co-Star, Universal
  • The Gathering, Star, Metromedia
  • Rooster, Principle, 20th Century Fox
  • McCloud, Co-Star, Glen Larson Productions
  • Star Trek TOS, Featured, Paramount
  • Tim Conway Show, Star, CBS
  • Steve Allen, Guest Star, NBC
  • Merv Griffin Show, Guest Star, KTTV
  • Billboard Awards, Star, CBS
  • Tonight Show, Guest Star, NBC
  • American Bandstand, Guest Star, Dick Clark Productions
  • Tony Bennett Show, Guest Star, NBC
  • Midnight Special, Guest Star, NBC
  • Henry Mancini Special, Guest Star, NBC
  • Smothers Bros. Special, Guest Star, NBC
  • Spider-Man, principal, Universal
  • Perry Como, Guest Star, NBC
  • Mike Douglas Show, Guest Star, Mike Douglas Productions
  • Doo Wop 51, Star, PBS Special
  • Magic Moments, The Best of 50s Pop, Star, PBS Special

Motion Pictures

  • The Big Beat, Star, Universal
  • A Sign of the Times, Star, Orsatti Productions
  • The Doberman Gang, Principle, Rosamond Productions

Stage

  • Two Dreams Met, Spence Baldwin, Theatre 206, Los Angeles
  • Dew Drop Inn Sam, Cast Theatre, Los Angeles

Spokesman

  • TRW
  • Sony
  • City of Simi Valley
  • American Trails
  • Southwind Recreational Vehicles
  • Candle Corporation

Voice Overs

  • Mattel
  • Coleman Camping Gear
  • CNR Clothiers
  • Avia Shoes
  • Toyota
  • Motown Records
  • Shopping Malls
  • The Fall Guy
  • Ford
  • Pro Hardware
  • Micom Computers
  • Carlo Rossi Wine
  • International House of Pancakes
  • Chicago Rib Broker Restaurants
  • Magnum P. I.

Awards As A Member Of The Diamonds

  • 1984 Received the "Juno" award and inducted into the Canadian Music Hall of Fame.
  • October 2004, Inducted into The Vocal Group Hall of Fame in Sharon, Pa.
  • 2006, Inducted into The Doo-Wop Hall of Fame.

External links




https://en.wikipedia.org/wiki/Dave_Somerville

Top Zimbabwean author Chenjerai Hove dies in exile in Norway

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By FARAI MUTSAKA

HARARE, Zimbabwe (AP) — One of Zimbabwe's leading writers, Chenjerai Hove, died in exile in Norway, a Zimbabwe writers' group confirmed Monday.
The Zimbabwe Writers Association said it had received "the sad news" that Hove died on Sunday in Norway at 59.
"He had a well-known passion for peace, human rights and the dignity of all people," said Memory Chirere, secretary general of the writers' organization.
An award-winning poet and novelist whose work largely portrayed the struggles of Zimbabwe's powerless groups, Hove came into conflict with President Robert Mugabe by writing newspaper columns sharply critical of the government.
He left Zimbabwe for France in 2001 at the height of Zimbabwe's political tumult, claiming he had received death threats. He later relocated to Norway through the International Cities of Refuge Network, which on its website says it offers shelter to writers and artists at risk for advancing freedom of expression, defending democratic values and promoting international solidarity.
Hove is best-known for, "Bones," a novel published in 1988 about people's memories of the war against white-minority rule and the years after the conflict. He wrote four novels, as well as poems and plays. He was a founding board member of the Zimbabwe Human Rights Association in 1990.
He won the Zimbabwe Literary Award in 1987 and the Noma Award for Publishing in Africa in 1989 for "Bones," and the German-Africa Award for freedom of expression in 2001.
While in exile he was an International Writers Project fellow at Brown University in Providence, Rhode Island.
In April last year Hove told Radio VOP, a privately-owned Zimbabwean radio station that broadcasts from outside the country, that returning home would mean more harassment for him. "If I were to go tomorrow it will become worse because I will be criticizing more," he said.


http://billingsgazette.com/news/bigstories/top-zimbabwean-author-chenjerai-hove-dies-in-exile-in-norway/article_af94d2e5-f256-53b0-90e6-73516e68d137.html#ixzz3g4Zt594y

STRAGE IN UN LOCALE GAY DI ORLANDO. "KILLER AMERICANO DI ORIGINI AFGHANE" -FOTO

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Nella sparatoria e conseguente presa di ostaggi avvenuta nel nightclub Pulse di Orlando sono rimaste uccise 50 persone, mentre altre 53 sono state ricoverate in ospedale. È quanto ha dichiarato il capo della polizia John Mina in una conferenza stampa. La polizia parla anche la polizia parla di un «atto di terrorismo» mentre l'Fbi: “Non esclude terrorismo islamico”. L'agente federale che ha partecipato alla conferenza stampa della polizia di Orlando ha poi aggiunto che si deve determinare se l'aggressore era «un lupo solitario» o era legato ad un gruppo estremista.. L'attentatore è morto: l'annuncio ufficiale è stato fatto dalle autorità su twitter.  















Sparatoria in un locale a Orlando

Terrore a Orlando, in Florida, dove un uomo ha iniziato a sparare all'impazzata all'interno del Pulse, un noto locale gay della città. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, ci sarebbero almeno venti morti, mentre l'uomo si è barricato nel locale insieme ad alcuni ostaggi. Alcune testimonianze dei presenti sostengono che sarebbero stati due uomini a sparare. L'uomo che ha sparato nel locale gay Pulse di Orlando, in Florida, «potrebbe indossare o avere con sè una bomba». Lo riferisce su Twitter un giornalista locale citando una sua fonte. Uno dentro al club e un altro fuori, a bordo di una macchina. Lo ha raccontato un testimone al New York Daily News. Anthony Torres era appena uscito dal locale quando ha sentito il rumore di spari, è tornato indietro e ha visto «persone che correvano e scappavano». Il testimone ha raccontato anche di aver visto diversi feriti a terra nel parcheggio e altri caricati sulle ambulanze. Secondo quanto riportato da Cbsnews, l'aggressore della discoteca di Orlando era un cittadino americano di origine afghana. Citando fonti delle forze di sicurezza, il sito dell'emittente scrive che l'uomo si chiamava Omar Mateen, era di Port St. Lucie, in Florida, ed era nato da genitori afghani nel 1986. Potrebbe essere un bacio tra due gay la molla che ha fatto scattare la rabbia a Omar Seddique autore della strage nel gay club di Orlando. È quanto sostiene il padre del killer alla Nbc News. «Il movente religioso non c'entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato», ha detto Mir Seddique. «Siamo scioccati come il resto dell'America», ha detto. Su Twitter e Facebook sono state postate molte foto di ambulanze e polizia da parte di chi era dentro al locale ed è riuscito a scappare. Un altro testimone, Ricardo Almodovar, ha raccontato che «stava ballando quando ha sentito gli spari» ed è riuscito a scappare attraverso l'uscita di sicurezza dietro al bancone del bar.

Shooting at Pulse Nightclub on S Orange. Multiple injuries. Stay away from area.

Il Pulse, subito dopo l'irruzione, ha scritto su Facebook un post in cui invita tutti a fuggire di corsa dal locale.


http://leggo.it/news/esteri/sparatoria_locale_gay_orlando_morti_ostaggi_foto-1792255.html

IL CALIFFATO SI E' CALI-SFATTO

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IL CALIFFATO SI E' CALI-SFATTO - L'ISIS È VICINO AL COLLASSO: A DUE ANNI DALLA PRESA DI MOSUL, HA PERSO IL 50% DEI TERRITORI IN IRAQ E IL 20% IN SIRIA, DOVE PERSINO LA 'CAPITALE' RAQQA POTREBBE CADERE DI NUOVO SOTTO IL CONTROLLO DELL'ESERCITO DI ASSAD, SOSTENUTO DA RUSSIA, IRAN E LIBANO (MA ANCHE STATI UNITI, VIA CURDI) - MA SE PERDE IL CONTROLLO IN MEDIORIENTE, PUÒ DEDICARSI AL JIHADISMO IN EUROPA

In Siria i foreign fighter non sono riusciti a integrarsi tra i movimenti dell'opposizione locale al regime di Damasco. Isis mirava ad imporre il monopolio politico e militare. Ma è rimasto un movimento militante elitario e stretto nelle zone sotto il suo controllo, incapace di assorbire persino Al Nusra...


Lorenzo Cremonesi per il ''Corriere della Sera''
folla guarda esecuzione isisFOLLA GUARDA ESECUZIONE ISIS

A due anni esatti dalla presa di Mosul in Iraq, Isis appare sempre più prossimo al collasso. Nel giugno 2014 sembrava destinato a imporre un nuovo ordine sul Medio Oriente in nome del jihadismo wahhabita, tanto da poter ridisegnare i confini definiti cento anni fa da Francia e Inghilterra sulle rovine dell' Impero Ottomano sconfitto nella Grande guerra.
raqqa durante un attentato del 2013RAQQA DURANTE UN ATTENTATO DEL 2013

Ma negli ultimi mesi ha perso quasi il 50 per cento delle terre sotto suo controllo in Iraq. In Siria le perdite ammontano a oltre il 20 per cento e la sua roccaforte a Raqqa potrebbe cadere presto sotto la pressione «a tenaglia» delle forze leali alla dittatura di Bashar Assad, con il sostegno determinante di Russia, Iran e delle milizie sciite libanesi, e da nord delle milizie curde siriane aiutate soprattutto dagli Stati Uniti. In Libia la disfatta totale a Sirte, suo centro principale, è imminente.
isis entra a raqqa nel gennaio 2014ISIS ENTRA A RAQQA NEL GENNAIO 2014

Però Isis resta un mostro a più teste, caratterizzato da dinamiche diverse nelle situazioni in cui opera. I suoi rovesci militari hanno dunque valenze e conseguenze differenti a seconda dei contesti. E non è affatto detto che, una volta persa la sua dimensione di «Califfato» caratterizzato dal controllo territoriale quasi-statuale, non torni a quella della guerriglia terroristica-qaedista.

Iraq
Questo è il Paese natale di Isis. E la sua forza, più che in altre regioni, dipende dal sostegno delle grandi tribù sunnite locali. La sfida dunque è sostanzialmente politica. Non basta che le milizie sciite, i loro alleati iraniani e gli aiuti militari americani stiano facilitando l' assedio di Falluja, come del resto hanno già fatto per la presa di Tikrit e Ramadi nei mesi scorsi. E come si prevede che faranno quando verrà lanciata l' offensiva per liberare Mosul, dove saranno fondamentali anche i militari dell' enclave curda nel nord.
lapidazione di fornicatori a mosulLAPIDAZIONE DI FORNICATORI A MOSUL

Occorre infatti che il governo a Baghdad rilegittimi la minoranza sunnita alla gestione dello Stato. Sino a quando i sunniti, da secoli alla dirigenza della regione interrotti solo dall' invasione americana nel 2003, non si sentiranno pienamente integrati nel Paese, le condizioni per il loro sostegno a Isis (o a movimenti simili) non muteranno. Siria La grave debolezza di Isis si riassume nel classico scontro tra militanti «dell' interno» e volontari stranieri «dell' esterno».

La bandiera isis sulla chiesa di San Giorgio a MosulLA BANDIERA ISIS SULLA CHIESA DI SAN GIORGIO A MOSUL
È tipico delle rivoluzioni violente, avvenne tra l' altro nell' Iran khomeinista, quando i religiosi radicali eliminarono decine di migliaia di oppositori comunisti e liberali (o meno integralisti dell' ayatollah Khomeini) allo Scià, e nelle battaglie interpalestinesi tra Olp, arrivato dalla diaspora dopo gli accordi di Oslo nel 1993, e Hamas, cresciuta nell' Intifada contro l' occupazione israeliana di Cisgiordania e Gaza.

isis distrugge tombe a mosulISIS DISTRUGGE TOMBE A MOSUL
In Siria i jihadisti fondamentalisti stranieri non sono riusciti a integrarsi tra i movimenti dell' opposizione locale al regime di Damasco. Isis mirava ad imporre il monopolio politico e militare. Ma è rimasto un movimento militante elitario e stretto nelle zone sotto il suo controllo, incapace di assorbire persino Al Nusra e le altre formazioni ribelli pur ispirate dall' ideologia messianica della «guerra santa». Crescono tra gli stessi sunniti siriani i dissensi contro gli eccessi di Isis, quali le torture, le esecuzioni, i divieti contro il fumo, le imposizioni della barba per gli uomini e il velo per le donne, le crescenti limitazioni alla libertà personale.
LA DIGA DI MOSULLA DIGA DI MOSUL

Libia
Il 12 giugno 2015 i gruppi islamico-radicali di Derna, nel cuore della Cirenaica, insorsero spontaneamente contro gli «stranieri» di Isis che si erano insediati con prepotenza nella zona. Fu allora che si cementò l' alleanza tra Isis e alcuni degli ex fedelissimi di Gheddafi in cerca di vendetta e riscatto da Sirte.

GRANDE MOSCHEA MOSULGRANDE MOSCHEA MOSULsentenza in piazza a sirteSENTENZA IN PIAZZA A SIRTEISIS BOMBARDA SIRTE IN LIBIAISIS BOMBARDA SIRTE IN LIBIAsirte goversata da isSIRTE GOVERSATA DA IS
Ma emerse anche il carattere artificiale della presenza dei militanti di Al Bagdadi nella Libia tribale e frazionata dopo la rivoluzione del 2011. Ora Isis potrebbe cercare di ricostruire le proprie basi nel deserto del Fezzan. Ma, se Tripoli riuscisse a costituire una solida sovranità centrale, l' esistenza di Isis in Libia sarebbe segnata.





http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/califfato-si-cali-sfatto-isis-vicino-collasso-due-anni-126596.htm

COSA RESTA DEL METODO DI BELLA

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COSA RESTA DEL METODO DI BELLA - A 13 ANNI DALLA MORTE DEL PROFESSORE, MIGLIAIA DI PERSONE ANCORA PAGANO PER FARSI CURARE DA CHI PRATICA LA TERAPIA, SCREDITATA DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA - ''VICE'' RINTRACCIA I DISCEPOLI, I PAZIENTI E INTERVISTA VERONESI

Veronesi si ricorda dell'insistenza della gente, e dello scetticismo della comunità medica, tra cui, ammette, proprio lui è stato uno dei più possibilisti. Molti invece non volevano nemmeno fare la sperimentazione, considerandola uno spreco di tempo e denaro. L'opinione dell'oncologo non è così negativa: "Ci credeva, pensava che fosse una ragionevole soluzione per terapie palliative"...





È il 17 luglio 1997 e all'Hotel Excelsior di Roma si tiene l'incontro "Cancro: aspetti vecchi e nuovi di terapia", organizzato dalle associazioni contro il cancro AIFC e AIAN, e il cui relatore è Luigi di Bella. Di lui si sa che è nato in provincia di Catania, che è un medico e che conduce ricerche sul cancro da più o meno quarant'anni.

Durante la conferenza parla di un metodo che promette di cambiare per sempre l'oncologia. La notizia gira e in pochi mesi è ovunque, sui giornali, ai programmi TV: in meno di un anno tra il 1997 e il 1998 Corriere della Sera, Il Giornale, La Stampa, la Repubblica e Il Secolo d'Italia gli dedicano 305 articoli.

LUIGI di bellaLUIGI DI BELLA
La sua terapia consiste in un mix di farmaci, vitamine e somatostatina, un ormone polipeptidico che inibisce i fattori di crescita delle cellule tumorali. Nel corso delle interviste, Luigi Di Bella dice di aver curato più di 10.000 malati di cancro, nel senso che secondo lui li ha curati definitivamente, e di essere a un passo dal trovare la cura ad Alzheimer e SLA.

Ovviamente, la comunità scientifica non la prende bene: Commissione oncologica nazionale, Commissione unica del farmaco e Consiglio superiore di sanità definiscono la sua terapia "priva di alcun fondamento scientifico". Ma qui entra in gioco un fattore determinante per la storia del MDB: il sostegno delle masse.

Tutti gli eventi successivi alla diffusione del metodo dipendono dall'opinione pubblica, così nettamente e ciecamente schierata dalla parte del medico che regioni come Puglia e Lombardia decidono di somministrare la terapia gratuitamente. Altre ne fanno richiesta. L'allora ministro della Sanità Rosy Bindi, mentre il Ministero è letteralmente assediato dalle folle, chiede al Parlamento di avviare una sperimentazione. E, contro i pareri della comunità scientifica, nel 1998 questa sperimentazione viene effettivamente condotta.

I casi osservati sono 1.155, e a un anno dall'inizio della sperimentazione del miracolo non c'è traccia. Viene fuori che una "riduzione parziale del tumore" si è riscontrata in soli tre pazienti, e che di questi tre, due sono morti e l'ultimo peggiora. Per la comunità scientifica non c'è più motivo di discutere, ma i dibelliani non ci stanno—si ribellano, per loro è un complotto.

LUIGI di bellaLUIGI DI BELLA
Un anno dopo vengono diffuse ulteriori conferme: altri ricercatori hanno avuto accesso alle cartelle cliniche dei pazienti di Di Bella dal 1970 in poi. In tutto, le cartelle cliniche sono 3.076: nel 50 percento dei casi l'indicazione nella cartella clinica non è tumore, nel 30 percento non si sa se i pazienti siano effettivamente ancora vivi, e nel restante 20 gli unici quattro pazienti che si sono rivolti a Di Bella senza far ricorso ad altre terapie—come la chemio—muoiono in tre anni dalla diagnosi.

Luigi Di Bella è morto nel 2003. Il suo metodo è stato bocciato da tutte le commissioni incaricate di verificarlo. La mia generazione non ne ha quasi mai sentito parlare, se non come di un avvenimento del passato che ha scosso le autorità scientifiche e ministeriali e, soprattutto, la coscienza pubblica. Eppure, facendo qualche ricerca su internet, guardando i programmi televisivi a cui gli epigoni di Di Bella si presentano per sostenere la Fondazione e la sua terapia, e a giudicare da un paio di articoli—nascosti, quasi, nelle versioni online dei quotidiani— quasi vent'anni dopo il Metodo Di Bella è ancora praticato.

Per quanto la scienza ignori ormai la questione, ritenendola chiusa, ci sono migliaia di persone in Italia e nel mondo che ci vogliono credere, e che pagano per farsi guarire da chi continua a prescrivere la terapia. Umberto Eco definì la terapia Di Bella un trionfo "della fiducia magica nel risultato immediato" e oggi, a 13 anni dalla morte del professore, di questo cerchio magico resta un pugno di fedelissimi curatori, due sopra tutti: Giuseppe Di Bella, figlio di Luigi, e Domenico Biscardi, farmacista di Caserta. Ho deciso di incontrarli per capire come sia possibile che, a quasi vent'anni dalla sconfessione di ogni validità della terapia, la stiano ancora esercitando. E perché.


metodo di bellaMETODO DI BELLA
Lo studio di Giuseppe Di Bella è a Bologna. Di Bella è un uomo di 75 anni, assomiglia al padre, "con l'età sempre di più." Prima di prendere il controllo della Fondazione Di Bella non si occupava di cancro ma di otorinolaringoiatria, e durante il nostro incontro mi ha confessato di essere stato l'otorino più quotato di Bologna per anni, e di aver guadagnato discretamente, soprattutto con gli interventi di chirurgia estetica e rinoplastica. Nel suo studio ci sono tanti libri, immagini sacre, foto, otoscopi, speculum, cuffie, cabine insonorizzate, una sedia che sembra uscita da uno studio dentistico del 1973.

Mi è subito chiaro che quella di Di Bella non è solo una lotta per portare avanti il proprio metodo, ma una crociata contro la medicina tradizionale e la sua presunta "scientificità". "Gli oncologi non sanno niente di corpo umano, chimica, biochimica, biologia."

giuseppe di bella foto di vincenzo ligrestiGIUSEPPE DI BELLA FOTO DI VINCENZO LIGRESTI
Il problema, secondo Di Bella, è che il sistema sanitario è tutto incentrato sul guadagno: "diagnosi, ospedalizzazione, chirurgia, chemioterapia," e tutto il resto sarebbero un modo per spillare soldi alla gente— e qui mi vengono i primi dubbi sull'effettiva conoscenza del sistema sanitario italiano da parte del medico. "Miliardi, un volano immenso, e per cosa? L'oncologia non ha mai curato un solo caso di cancro." Quando dicono il contrario, gli oncologi mentono.

Di Bella figlio non fa che parlare del padre—prendendolo a modello di "occhio clinico", cosa che poi ci hanno davvero confermato altri, meno parziali. Qualsiasi suo successo, Di Bella figlio lo deve a lui. Dormiva "tre ore a notte, su una poltrona, per non perdere tempo." A differenza del padre che però curava anche altre malattie, però, Giuseppe Di Bella ha deciso di non condurre terapie per altro che non sia il cancro, anzi, non vuole nemmeno parlarne da quando si è convinto che i poteri forti stiano cercando di boicottarlo. "La nostra società è degenerata, ci hanno tolto dignità, libertà, senso dell'onore." Gli ospedali, le cliniche, i trattamenti "sono l'imposizione di un regime che ci ha fatto sprofondare in un abisso morale."

fondazione di bella foto vincenzo ligresti da viceFONDAZIONE DI BELLA FOTO VINCENZO LIGRESTI DA VICE
Ancora oggi come vent'anni fa la cura Di Bella consiste nello stesso mix di farmaci preparati artigianalmente da alcune farmacie selezionate. Il paziente non deve trasgredire: se non compra i farmaci dove dice la Fondazione, se non sono prescritti dalla Fondazione, se presentano una minima differenza dalla cura, "la cura potrebbe non funzionare." Per chiarimenti sulla terapia, sulle somministrazioni, sulle dosi, si passa di qui, o da alcuni medici autorizzati e selezionati da lui stesso, o dalla Fondazione, che poi è sempre lui. Sui numeri, non si riesce a fare chiarezza: i medici che portano avanti la terapia sono molti e i pazienti sempre di più.

Arriva la segretaria, copre la scrivania di fogli di "decine e decine di pubblicazioni su riviste internazionali, studi che documentano una sopravvivenza col metodo Di Bella dell'80 percento, e nei tumori del polmone in stadio tre e quattro un aumento dell'aspettativa di vita del 270 percento." Dati che la comunità scientifica continua a ignorare volontariamente.

Ma se la legge non rende automaticamente illegale una terapia che non funziona, resta la questione etica: se il processo di sperimentazione è fallito, e anzi molti casi hanno dimostrato un avanzamento della malattia, morte, tossicità, e il metodo è stato inserito nella casella 'metodi inefficaci'—dove sta il confine etico per continuare a usare le cure? Sembra che su quel lato ci sia un po' di impasse: secondo Di Bella solo chi non vuole vedere—i politici prima di tutto—non si fida del suo metodo: "Se una cosa è vera noi medici dobbiamo prenderla in considerazione e usarla come necessario."
fondazione di bella foto vincenzo ligresti da viceFONDAZIONE DI BELLA FOTO VINCENZO LIGRESTI DA VICE

Ovviamente, affidarsi a una supposta "verità" non è poi così semplice, soprattutto in campo medico, e ancora di più quando si parla del cancro, una malattia che si è provata, per ora, praticamente imbattibile—al massimo contenibile. E quando manca una terapia imbattibile, la fallibilità della scienza presta il fianco al prosperare di terapie alternative, e tutte, ci puoi scommettere, proclamano di avere in mano la verità.

Negli anni Sessanta Liborio Bonifacio era un veterinario di Montallegro. Era convinto che le capre non si ammalassero di cancro e per questo ha deciso di distillare un preparato ricavato da feci di capra e urina di capra, aggiungendo un terzo di acqua, filtrata e sterilizzata. La gente ci credeva. Chiedo al dottor Di Bella se ha mai pensato a una possibile comparazione tra il suo metodo e quello delle capre di Bonifacio. "Certo, mi ricordo il siero di Bonifacio—però i nostri risultati sono veri. Di noi parlano in tutto il mondo. Il metodo Di Bella è riconosciuto ovunque, come confermano le pubblicazioni."

Mi mostra Neuroendocrinology Letters, me ne mette in mano otto copie. È una rivista di cui fa parte come membro del board, ma è sicuro che questo non infici le conferme alla bontà della terapia che vengono dalle sue pagine. Negli anni Giuseppe ha partecipato a "congressi in tutto il mondo." In totale sono dieci, all'estero tre. San Marino, Singapore, l'ultimo a Dailan, in Cina, nel 2011.

Luigi Di BellaLUIGI DI BELLA
"Mi hanno chiesto di tenere un discorso, ho parlato davanti a 300 oncologi da tutto il mondo, ho ricevuto tantissimi apprezzamenti." La questione da porsi, al di là dell'esaltazione per la propria presunta scoperta, resta una: chi ci guadagna dal "curare" persone disperate con metodi non dimostrati e, a quanto ne sappiamo, assolutamente non funzionanti. Di Bella risponde, "se l'avessi fatto per i soldi non sarei qui" e si rifi uta di aggiungere altro.

L'annuale BIT's World Cancer Congress si tiene da nove anni in Cina, e i relatori provengono da tutto il mondo. Alcuni relatori vengono invitati, ma basta presentarsi per tempo e pagare la quota d'iscrizione per avere uno spazio. Per verificarlo ci provo: sul sito c'è l'indirizzo e-mail di una certa Vicky, è a lei che occorre mandare nominativo, curriculum, abstract. Le scrivo e le dico che sono un ricercatore svizzero, e che vorrei venire in Cina per parlare di qualcosa di cui non ho la benché minima idea. Firmo tutto con uno pseudonimo buffo che non riporto perché un po' me ne vergogno, e aspetto.
metodo di bellaMETODO DI BELLA

Al ritorno dalla Cina, nel 2011, Di Bella dichiarò: "Appena tornato a Bologna ho cercato, attraverso i miei consueti canali informativi, di portare all'attenzione della stampa nazionale il risultato ottenuto. Ho potuto constatare però un immediato e inaspettato blocco, attuato attraverso intimidazioni o censure, nei confronti di quei pochi giornalisti che generalmente erano disponibili a concedermi qualche spazio all'interno delle loro testate. Il messaggio ora è chiaro."

Il giorno dopo sono a Milano e ho un appuntamento telefonico con Domenico Biscardi, che somministra la cura Di Bella da diversi anni, dopo essere stato, intorno al 2006, tra gli ultimi allievi di Giuseppe Di Bella. Biscardi ha 48 anni, è nato a Caserta e si è laureato in farmacia nel 2011.

Attualmente vive in Serbia dove lavora in un centro di ricerca sulle cellule staminali, ma prima di trasferircisi è stato a Capo Verde, in Russia, Bielorussia e Ungheria, "dove mi hanno dato la possibilità di curare le persone come voglio." A quanto riporta, ha frequentato università a New York—sul suo curriculum online è riportata una laurea in medicina negli Stati Uniti—Palermo, Sofia e Napoli, ha fatto l'anatomopatologo all'Ospedale San Sebastiano di Caserta e il medico all'Ospedale Civile di Caserta.

Sul suo profilo Facebook scrive anche di essere stato vice-ispettore di polizia a Roma, farmacista a Bologna, istruttore di body building e di arti marziali. A questo proposito, è un utilizzatore assiduo di social network: che usa per scopi personali quanto per parlare di case farmaceutiche e della lobby del potere medico-scientifico.

Da un po' ha cominciato a guardare più in là del metodo standard. La sua terapia, rispetto al Metodo Di Bella, ha delle varianti, quelle che Biscardi chiama "evoluzioni". Oggi Domenico prescrive il suo metodo, lo chiama MDB ma non è il metodo del metodo Di Bella, l'omonimia è solo una coincidenza perché per puro caso le iniziali sono le stesse. Giuseppe Di Bella di questa cosa "un po' si lamenta," però non è colpa di nessuno.

metodo di bella foto vincenzo ligresti da viceMETODO DI BELLA FOTO VINCENZO LIGRESTI DA VICE
Biscardi dice di avere pazienti da tutto il mondo, Dubai, Arabia Saudita, Russia, Cina, tutte persone ricche perché le cliniche per cui lavora chiedono parecchio. Però Biscardi vuole mettere in chiaro che la sua terapia è per tutti, e così anche nel tempo libero lavora, gratis, per chi non si può permettere di affrontare le spese di una clinica privata. Questo è possibile anche grazie ai suoi metodi lavorativi, che cerca di mantenere il più fluidi possibile.

Molti dei suoi pazienti sono italiani, ma non essendo abilitato a esercitare in patria, Biscardi li cura da Capo Verde, dove risiede, mandandoli a fare le analisi e poi tenendosi in contatto via internet, con l'invio telematico della terapia da seguire. Se le premesse umanitarie sono lodevoli (non si fa pagare, dice, "nemmeno un soldo perché a me mandare una mail non costa niente"), il risultato non si diversifica molto da quelli dell'originale Metodo Di Bella.

Secondo lui oggi il cancro si è fatto più difficile da trattare, "tossine, tecnologia, inquinamento, metalli pesanti" contribuiscono a creare quei cosiddetti tumori artificiali che hanno bisogno di cure più efficaci. Oltretutto la medicina tradizionale non fa che peggiorare la situazione: finché la case farmaceutiche non lasceranno andare il monopolio delle cure, secondo Biscardi, non ci saranno che morti. Purtroppo—dice—oggi non esiste nulla che si può curare "con un unico farmaco." Personaggi come Veronesi—dice—hanno contribuito al successo di "farmaci inutili, che servono solo a far guadagnare le case farmaceutiche" e che alla fine "uccidono tutti, nessuno sopravvive."

metodo di bellaMETODO DI BELLA
Biscardi parla spesso di Capo Verde, dove si è trasferito nel 2005. Oggi non ci vive ma ci va spesso perché la moglie Dilma è ancora lì. Fino al 2011 gestivano assieme una clinica a Murdeira, un paesino di 248 abitanti sul lato occidentale dell'isola di Sal, e i pazienti che ci arrivavano non erano ancora stati sottoposti a quei cicli di chemio e radio che, secondo sempre Biscardi, sono la causa di complicazioni e aggravarsi di condizioni dei pazienti. Capo Verde era così favorevole che Biscardi provò a portarci anche stamina, "io e Davide—Vannoni—provammo a trasferire il progetto lì, ma ci hanno massacrato, fi no a lì, le case farmaceutiche." Stiamo parlando da 27 minuti.

"Di Bella non cura nulla, Gerson non cura nulla, Tullio nemmeno, Veronesi figuriamoci, con un po' meno di presunzione e un po' più di umanità, senza pensare a un'unica metodica come ho fatto io—io ti faccio guarire." Lo ringrazio, e metto giù frastornato: quello che per me è semplicemente assurdo, è per molte persone qualcosa a cui aggrapparsi. Il giorno dopo, in un programma mattutino sulla televisione di stato, la presentatrice invita a donare alla Fondazione Di Bella—il numero in sovrimpressione.

Giuseppe Di Bella mi ha detto che la terapia del padre "mette in discussione i grandi interessi globali che ruotano attorno alle terapie oncologiche", che "il metodo delegittima questi circoli di potere", cancellandone "credibilità e prestigio." Domenico Biscardi l'ha messa sulla salvezza, dell'altro, dei poveri, dei malati. Ognuno è convinto delle sue verità, e i margini di discussione non sembrano importare né l'uno né l'altro, così cerco la persona che in qualche modo negli anni li li ha accomunati entrambi come bestia nera, l'oncologo.

UMBERTO VERONESIUMBERTO VERONESI
Lo studio di Umberto Veronesi all'Istituto Europeo di Oncologia è pieno di libri e targhe. Quando entro mi stringe la mano ed è incuriosito dal fatto che qualcuno parli ancora della terapia Di Bella. "Non funziona, la terapia non era costante, Luigi Di Bella dava a ogni paziente un farmaco un po' diverso." Nel 1998 Veronesi è stato al centro del dibattito sulla sperimentazione. "Mi chiamò Prodi, e mi disse 'Vai a vedere cosa diavolo succede,' perché c'era mezza rivoluzione, avevano assediato il ministero."

Veronesi si ricorda dell'insistenza della gente, che confidava in Di Bella, e dello scetticismo della comunità medica, tra cui, ammette, proprio lui è stato uno dei più possibilisti. Molti invece non volevano nemmeno fare la sperimentazione, considerandola uno spreco di tempo e denaro. Tuttavia l'opinione dell'oncologo su Di Bella padre non è così negativa— "Ci credeva, pensava che fosse una ragionevole soluzione per terapie palliative:" insomma, Di Bella, a differenza del figlio, non aveva la convinzione di curare ma quella di contenere il danno.

"Luigi Di Bella non si illudeva di guarire il cancro con un po' di pillole. Soprattutto, non gli interessava dei soldi, la sua era piuttosto una fissazione di tipo scientifico: aveva questa idea dell'ipofisi, e faceva ruotare tutto intorno a questo." Dietro all'illusoria efficacia su alcuni pazienti della cura Di Bella, c'è una legge del cancro: il decorso della malattia non è una linea retta ma è piuttosto fatto di una traiettoria curvilinea.

Il MDB aveva "fortuna" su quei pazienti che si trovavano nella traiettoria discendente della curva—che, insomma, avrebbero comunque avuto un miglioramento fisiologico. È su questi casi di remissione temporanea che i Di Bella hanno basato la propria fortuna—"È il potere della fede, qualunque fede," dice. Poi, quando la malattia tornava alla carica, molti pazienti che erano stati dai Di Bella si sono rivolti alla medicina tradizionale, anche a Veronesi.
UMBERTO VERONESIUMBERTO VERONESI

Veronesi è agnostico, ma questo non gli impedisce di studiare tutto quello che aiuta le persone a tenere viva la speranza, "anche Lourdes, o Medjugorje hanno i loro effetti su persone disperate. La speranza è una componente importantissima della guarigione, fa parte di ogni cura."

Ma quello che più di tutto voglio chiedere a una persona che ha passato 70 anni della sua vita a trattare persone con il cancro, è perché secondo lui—dopo anni di conferme dell'inefficacia della terapia, che il sistema sanitario non passa e ricade quindi totalmente sul paziente—le persone continuino ad affidarsi al metodo Di Bella. "È dovuto all'enorme carica psicologica a cui sono sottoposti i pazienti tumorali," che si ritrovano così disposti a sopportare qualunque costo, "anche economico, per trovare un sollievo."

Quando gli chiedo se la legge non dovrebbe, a suo giudizio, impedire che terapie direttamente o indirettamente lesive della salute del paziente venissero messe in atto, mi risponde di no. "Si possono provare tutte le terapie del mondo, anche quelle di pura fantasia, perché la legge ci lascia," e qui mi fa intendere di essere d'accordo, "la libertà di farlo, a chi le propone e al paziente." Ringrazio, e lascio l'istituto. Sto pensando a tutti quelli con cui ho parlato, e cerco di mettere assieme i pezzi delle convinzioni di ognuno.

Poi mi arriva una e-mail. È Vicky, da Shanghai. È passata una settimana da quando le ho scritto. Mi dice che hanno preso in considerazione la mia ricerca, ma che purtroppo i tempi non sono dalla nostra parte e che hanno già pubblicato le presentazioni dell'edizione 2016 del BIT's World Cancer Congress. Però si augura che voglia portare avanti il mio progetto (di scarso, se non totalmente nullo, valore scientifico—ma questo Vicky non lo dice). Vuole che l'anno prossimo mi rifaccia vivo. Se invierò tutto in tempo mi potrebbero assegnare un talk di venti minuti. Basterà pagare 1549 dollari, poco più di 67 euro al minuto.




http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/cosa-resta-metodo-bella-13-anni-morte-professore-126593.htm

FILIP DJORDJEVIC IN BARCA CON SUA MOGLIE: IL LATO B DI JOVANA MANDA IN TILT I FAN

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Lui è celebre per essere l'attaccante della Lazio, lei è celebre per essere bellissima. I due sono sposati e le forme della ragazza non sono passate inosservate a nessuno già da quando il calciatore è arrivato in Italia.



In questa foto, apparsa sui social network, appaiono spensierati in barca: lei è sopra di lui, in bikini e il suo lato b perfetto ha mandato in tilt i fan. L'immagine è stata condivisa da moltissime pagine e siti: una bellezza così è difficile da trascurare.


http://leggo.it/gossip/news/filip_djordjevic_barca_moglie_jovana_svonja-1792760.html
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