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LA MORTE NON VA IN VACANZA - TRA TERRORISMO, GUERRE, CRIMINALITA’, COLPI DI STATO E MALATTIE RARE, VIAGGIARE E’ SEMPRE PIU’ PERICOLOSO

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LA MORTE NON VA IN VACANZA - TRA TERRORISMO, GUERRE, CRIMINALITA’, COLPI DI STATO E MALATTIE RARE, VIAGGIARE E’ SEMPRE PIU’ PERICOLOSO - ALLARME PER UN SETTORE CHE PRODUCE 1.000 MILIARDI DI EURO L’ANNO E OCCUPA 258 MILIONI DI PERSONE

Dai morti in Messico per i cartelli della droga, alla guerra in Siria e al terrorismo, fino agli attentati a Bangkok, ormai è difficile decidere dove e come andare. Le liste delle “mete pericolose” si allungano: a pagare il prezzo maggiore è l’Africa…


Roberto Zanini per il “Fatto Quotidiano

Turisti cinesi si riposano attorno alla fontana nel cortile del LouvreTURISTI CINESI SI RIPOSANO ATTORNO ALLA FONTANA NEL CORTILE DEL LOUVRE
Quando accadde a Parigi se ne accorsero tutti, alla fine. Era novembre, pioggia leggera, neanche tanto freddo, andiamo a quel concerto al - comesichiama - Bataclan? Dopo, mentre contavano i morti, cercarono un perché. Ma non c' era. Benvenuti nell' era del soft-target, dello sparo nel mucchio senza spiegazione. Capitali, luoghi culturali, paradisi naturali… ovunque ci sia visibilità da intercettare, là c'è un bersaglio.

TURISMO DI PERIFERIATURISMO DI PERIFERIA
In qualche modo si completava la terribile strada iniziata con la strage al museo del Bardo in Tunisia (marzo 2015) e proseguita abbattendo turisti sulle spiaggia nordafricana di Sousse (giugno 2015). Il terrore diventava compagno di strada del turismo, il più scomodo di tutti quelli che l' enorme e delicata creatura collettiva fatta di viaggiatori si porta appresso da quando le esplorazioni diventarono pellegrinaggi, poi occasioni di studio e infine divertimento.

Come se non bastassero i nemici storici del viaggiatore, cioé la criminalità comune, le malattie esotiche e le catastrofi naturali. Il mondo è diventato piccolo: dove vai vai, dietro l' angolo c'è - può esserci - un grosso problema. I turisti nel mondo hanno superato il miliardo, l' anno scorso sono stati 1 miliardo e 184 milioni, cinquanta milioni in più dell' anno precedente - in Italia 340 milioni di notti in viaggio, solo un quinto all' estero.

ATTENTATO IN TUNISIAATTENTATO IN TUNISIA
Per turista, l' organizzazione Onu per il turismo (Unwto) intende colui che viaggia in paesi diversi dalla sua residenza abituale e al di fuori del proprio ambiente quotidiano, per un periodo di almeno una notte ma non superiore a un anno e il cui scopo non sia lavorare - a parte quest' ultimo dettaglio, la definizione potrebbe abbracciare anche le centinaia di migliaia di rifugiati che premono sulle frontiere di mezza Europa e spingono i governi a tradire la libera circolazione decisa a Schengen.

Egitto, Turchia e Francia: la paura comanda
tunisia susa attentatoTUNISIA SUSA ATTENTATO
Questa massa sterminata di persone in movimento è il bersaglio di gruppi terroristici come di zanzare dotate di particolari caratteristiche e di fenomeni naturali come sommovimenti della crosta terrestre o inondazioni. E con una frequenza registrata raramente. Dopo il sangue di Parigi, tutte le cancellerie europee - Italia in testa - suonarono a man bassa l' allarme terrorismo, alla fine del 2015 non c' era europeo che non fosse in attesa di un attentato.

bataclanBATACLAN
E ce ne furono in abbondanza, ma non in Europa: il 9 gennaio un commando dell' Isis assaltò l' hotel Bella Vista a Hurghada in Egitto (a due passi da Sharm el Sheik, da cui era partito l' aereo russo abbattuto in ottobre), il 12 gennaio saltò in aria un gruppo di tedeschi a Istanbul in Turchia, il 14 gennaio sette esplosioni squassarono Giakarta in Indonesia, il 15 gennaio il terrore seminò morti in un hotel a Ouagadogu in Burkina Faso… E così via, settimana per settimana, letteralmente fino a ieri - decine di morti per un' autobomba a Ankara in Turchia.

Gli effetti sono stati letali come gli attentati. Se in novembre la Francia si vide ritirare da un giorno all' altro il 40% delle prenotazioni alberghiere, dopo la strage del Bardo, la Tunisia perse in un colpo 500 milioni di dollari, un quarto dei 2 miliardi che il turismo faceva entrare ogni anno nel dissanguato paese.
Rituale ad HaitiRITUALE AD HAITI

Mentre la sua primavera diventava autunno e poi inverno, Tunisi licenziava addetti a man bassa, e così quasi ogni paese colpito dalla "guerra ibrida" chiamata terrore. Dopo il petrolio - ristretto però a un pugno di paesi - il turismo mondiale è la principale fonte di esportazioni del pianeta. Genera poco meno di 1.000 miliardi di euro l' anno e occupa 258 milioni di persone (dati Unwto), e se anche circa la metà resta in Europa, dal fatturato delle vacanze dipendono le economie di interi paesi e la vita stessa di centinaia di milioni di famiglie.

mara salvatrucha el salvador4MARA SALVATRUCHA EL SALVADOR4
L' elenco dei paesi disertati è sparso tra le liste dei tour operator e i "travel alert" dei governi occidentali. Il più attivo è il Dipartimento di Stato americano - la quantità di nemici che Washington si è fatta negli ultimi cinquant' anni non ha uguali - ma anche l' Unità di crisi della Farnesina gestisce il servizio di avvisi "Viaggiare sicuri".

Tra le destinazioni disertate dagli operatori spiccano Tunisia, Egitto, Libano, Siria e Libia, tra quelle praticamente abbandonate ci sono Yemen, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Congo e tutto il Corno d' Africa. Resistono paesi come la Giordania, l' Armenia e il Marocco - quest' ultimo è il paese extra-europeo più visitato dai turisti italiani. A rischio anche paesi turistici come la Turchia e la Thailandia.

Haiti e Salvador: paradisi mancati
Dopo i massacri di Parigi, il Dipartimento di Stato Usa ha rilasciato un "world travel alert" segnalando 11 paesi pericolosi da visitare. In America, l' elenco comprende Haiti, Salvador e Messico. In Salvador il problema sono le maras, le mortali bande di strada che spacciano, rapinano e uccidono con estrema facilità. La guerra tra la mara Salvatrucha e la mara 18esima Strada ha portato il tasso di omicidi del paese a 103 ogni centomila abitanti (negli Usa è 4,5).

tuffo in mazatlan messicoTUFFO IN MAZATLAN MESSICO
Il Messico è ormai un narco-stato in cui dilagano anche i rapimenti. Ce ne sono di due tipi, "express" e "virtual", il primo consiste nel trascinare a mano armata qualcuno al bancomat e fargli svuotare il conto, il secondo nell' isolare una persona (anche senza che se ne renda conto) e convincere la famiglia rimasta a casa a pagare un riscatto.

Pericolosissime le strade tranne le cuotas a pagamento, record di omicidi in Baja California nella gringolandia tra Los Cabos e San Ignacio (la zona dell' Hotel California della canzone degli Eagles), vietato ai dipendenti del governo Usa ogni viaggio nel Sinaloa, la patria insanguinata del Chapo Guzman, il capo del più grande cartello dei narcos.
attentato allo splendid hotel ouagadougou burkina fasoATTENTATO ALLO SPLENDID HOTEL OUAGADOUGOU BURKINA FASO

Il terrore colpisce in Africa, il solo continente a veder ridotto il fatturato turistico dell' ultimo anno - già basso: 36 miliardi di dollari, contro i 509 dell' Europa, dati 2014.
Rischioso il Burkina Faso dove agisce Al Qaeda del Maghreb Islamico (l' altra è Al Qaeda nella Penisola Arabica, quella tra l' altro di Charlie Hebdo): a parte i kalashnikov usati nell' ultimo assalto all' hotel di Ouagadogu, le armi impiegate sono potenti bombe artigianali e Rpg, le granate a propulsione.

MAGLIETTA ISPIRATA A CHAPO GUZMANMAGLIETTA ISPIRATA A CHAPO GUZMAN
Meno di sei mesi fa, inoltre, il "paese degli uomini liberi" venne scosso per breve tempo anche da un colpo di stato ispirato da Blaise Compaorè, l' uomo che nel 1987 uccise il Che Guevara africano Thomas Sankara e lo sostituì alla presidenza per quasi trent' anni prima di fuggire in Costa d' Avorio.

Nel nord della Nigeria e nel sudest del Niger imperversa Boko Haram, gruppo di jihadisti sunniti e assassini su larga scala fedeli allo Stato islamico, e come lo Stato Islamico ormai dotato di un' organizzazione parastatale: il Dipartimento di Stato Usa consiglia di viaggiare "solo con scorta armata" in alcune zone di Niger e Nigeria, e la Farnesina ci aggiunge il Mali, attraverso la sua porosa frontiera viaggiano armi e finanziamenti dei jihadisti.
boko haram travestiti da donnaBOKO HARAM TRAVESTITI DA DONNA

In Asia, a parte le zone di guerra vere e proprie, suona l' allarme per il Laos (bombe e sparatorie con alcuni morti alla fine di gennaio) e la Thailandia, in cui i servizi segreti russi hanno segnalato la presenza di jihadisti nei paradisi balneari di Phuket e Pattaya, oltre che a Bangkok già bersaglio di attentati.

Resta in ginocchio il Nepal che si dice abbia tre religioni, induismo, buddismo e turismo: quest' ultima è stata rasa al suolo da un violentissimo terremoto nell' aprile scorso, e non si rialza. Chiusa la Siria in piena guerra, in Medio oriente è allarme della Farnesina per l' Arabia Saudita a causa della Mers, Middle East respiratory syndrome, una febbre mortale diffusa da cammelli e dromedari e propagata negli ospedali dove viene scambiata per influenza: 1500 casi nel mondo, un terzo mortali.

Come Zika, che il primo febbraio l' Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato emergenza sanitaria internazionale: la zanzara Aedis che diffonde la febbre già identificata negli anni Cinquanta in Uganda colpisce in Brasile e Messico, in Bolivia e in Paraguay, ma anche nella Polinesia francese (Fiji, Tonga, Samoa, Salomone) e giù fino a Capo Verde e alle Maldive.
Atollo di Rangiroa in PolinesiaATOLLO DI RANGIROA IN POLINESIA

Nel paradiso turistico dell' Oceano Indiano, inoltre, lo scorso novembre è stata ritrovata una grande quantità di armi e munizioni, con stato d' emergenza e scambio di accuse tra un governo ferocemente islamista sospettato di golpe e l' ex presidente Nasheed, il "Mandela delle Maldive", in carcere con accuse molto traballanti.

Guerra anche tra avvocati: Nasheed è difeso da Amal Clooney, il governo da Cherie Blair.
Il futuro? Un poliziotto come "bagaglio" a mano I nuovi rischi dei viaggiatori stanno determinando la creazione di una nuova specializzazione securitaria, il tourism crisis management. Persino la prudentissima Unwto è costretta ad ammettere che "i risultati del 2015 sono stati influenzati (…) da crisi provocate dalla natura e dall' uomo in molte parti del mondo".

isola deserta nella polinesia franceseISOLA DESERTA NELLA POLINESIA FRANCESE
E il suo presidente, il marocchino Taleb Rifai, nel suo rapporto ha "chiesto ai governi di includere l' amministrazione del turismo nei loro progetti di sicurezza nazionale". Un turismo sorvegliato, con poliziotto incorporato, è quello che probabilmente ci aspetta. Quando il pastore battista Thomas Cook inventò il turismo nel 1841 a Leicester (Gran Bretagna), imbarcando su un treno 500 paganti della Lega della Temperanza per portarli a un raduno anti-whisky a dieci miglia di distanza (costo: uno scellino, pasto compreso), non intendeva certo questo.



http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/morte-non-va-vacanza-terrorismo-guerre-criminalita-colpi-119119.htm

DITE A BERLUSCONI E THOHIR CHE NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE E’ CINA - IL PAVIA CALCIO FALLISCE DUE ANNI DOPO ESSER STATO CEDUTO A UN FONDO DI SHANGHAI

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DITE A BERLUSCONI E THOHIR CHE NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE E’ CINA - IL PAVIA CALCIO FALLISCE DUE ANNI DOPO ESSER STATO CEDUTO A UN FONDO DI SHANGHAI - STIPENDI NON PAGATI, GIRI SOSPETTI DI DENARO, SCOMMESSE ANOMALE, CARTELLE DI EQUITALIA: LA PROCURA DELLA FIGC E LA FINANZA APRONO DUE INCHIESTE

I primi a non vedere più un euro, a ottobre, sono i fornitori; poi a gennaio di quest' anno non vengono pagati i contributi previdenziali dei dipendenti; infine, da febbraio, saltano gli stipendi dei calciatori. I tifosi brontolano. Zhu e Wang, forse per crearsi una via d' uscita, alzano il tiro: «Andremo in A e in Champions, e faremo uno stadio nuovo». Poi lasciano la città... -


Marco Mensurati per “la Repubblica”
Pierlorenzo ZanchiPIERLORENZO ZANCHI

C'è una storia a cui i tifosi di Milan e Inter e in generale gli appassionati del calcio italiano dovrebbero guardare con attenzione in queste ore di trattative senza sosta sull' asse Milano-Pechino: la storia del Pavia Calcio; ovvero, di come una prestigiosa squadra di provincia è stata scaraventata sull' orlo di un disastro socio- psico-finanziario in soli due anni.

Una storia che comincia nel 2014, quando l' allora presidente Pierlorenzo Zanchi vende per un euro la squadra ad un fondo cinese guidato da due manager «appassionati di Italia» Xiaodong Zhu e Qiangming Wang. All' inizio ogni cosa sembra andare per il meglio. Zhu e Wang si affidano a un dirigente locale, Massimo Londrosi e insieme a lui mettono su una squadra discreta per la Lega Pro.

IL PAVIA CALCIO COMPRATO DAI CINESIIL PAVIA CALCIO COMPRATO DAI CINESI
I primi buoni risultati sciolgono quel filo di brina tutta pavese con cui la città aveva accolto i nuovi arrivati; i tifosi dapprima, poi i giornali e le tv, e infine le autorità locali cominciano tutti a guardare persino con simpatia a quel connubio; fino a quando, pochi mesi dopo, la qualificazione ai play off minaccia di ricollocare Pavia direttamente in provincia di Shanghai.

Tra la fine di giugno e l' inizio di luglio 2015, l' inizio della fine. Un' altra società di Zhu crolla in borsa ad Hong Kong. Ancora non si sa quale sia il nesso di causa-effetto. Quello che si sa è che, da quel giorno, l' impegno di Zhu nel Pavia cambia.
Massimo LondrosiMASSIMO LONDROSI

La squadra viene smantellata, Londrosi allontanato. Al suo posto viene ingaggiato Nicola Bignotti già collaboratore di Preziosi al Genoa. I risultati si fanno via via sempre meno brillanti. E presto si capisce che cosa sta succedendo. I cinesi hanno smesso di pagare.

I primi a non vedere più un euro, a ottobre, sono i fornitori; poi a gennaio di quest' anno non vengono pagati i contributi previdenziali dei dipendenti; infine, da febbraio, saltano gli stipendi dei calciatori. I tifosi brontolano. Zhu e Wang, forse per crearsi una via d' uscita, alzano il tiro: «Andremo in A e in Champions, e faremo uno stadio nuovo». Poi lasciano la città.

Da quel giorno nessuno li ha più visti. Il povero Bignotti, che fino a pochi giorni fa ha sempre negato la crisi, viene abbandonato di fronte alla marea di proteste e di decreti ingiuntivi (ad oggi sono circa 120), e perde la testa: «I giocatori si dividono in generali, soldati e merde. Identificate le merde, farebbe piacere a tutti poterle sciogliere nell' acido», dice a TelePavia dopo una scoppola contro il Padova che aveva portato al siluramento di mezzo staff tecnico.
Nicola BignottiNICOLA BIGNOTTI

Nel frattempo la Covisoc aveva bussato alle porte della società chiedendo conto di cinque versamenti da oltre un milione e mezzo di euro arrivati nelle casse del Pavia da due misteriose società di Hong Kong - la Fingered Media Company Limited e Tat Wai Trading. «Finanziamenti di soci in conto capitale», dicono i cinesi nel bilancio. Fondi destinati a ripianare le perdite. Ma secondo la Covisoc, «non è chiarito il legame tra i terzi in esame ed il socio che ha autorizzato l' appostazione».

«Sono soldi miei», fa sapere Zhu preoccupato da una eventuale indagine per riciclaggio. E chissà se la sua spiegazione basterà alla guardia di finanza e alla procura federale che nel frattempo hanno avviato due indagini.
EQUITALIAEQUITALIA

«L' andamento delle scommesse in occasione delle due partite con la ProPatria del 2014-2015 sono state decisamente sospette», dicono quelli di Federbet rafforzando i timori della piazza che in fondo l'intera operazione "Cina a Pavia" nascondesse ben altre finalità. Quali fossero realmente, queste finalità forse non si saprà mai.
xiao dong zhu e il pavia calcioXIAO DONG ZHU E IL PAVIA CALCIO

Quello che si sa è che nei giorni scorsi la fine della prima esperienza dei cinesi nel calcio italiano è stata ufficializzata dall' arrivo in sede di quelli di Equitalia: la società non aveva mai pagato Inail, Inps e Irpef. «I cinesi sono tornati a Shanghai - alza le mani Bignotti - non vogliono più avere rapporti con Pavia, chiudono i rubinetti».











http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/dite-berlusconi-thohir-che-non-tutto-oro-quel-che-cina-pavia-126102.htm

DOPO L’INTER, ANCHE IL MILAN SI VESTE ALLA PECHINESE

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DOPO L’INTER, ANCHE IL MILAN SI VESTE ALLA PECHINESE - IL 13 GIUGNO POTREBBE ESSERCI LA FIRMA DELL’ACCORDO PRELIMINARE PER LA CESSIONE DEL 70% DEL CLUB - IL CAV RESTEREBBE PRESIDENTE ONORARIO E BARBARA NEL CDA

Nei prossimi giorni gli avvocati saranno ancora al lavoro ma la trattativa in senso stretto si è conclusa da tempo: cessione del pacchetto di maggioranza, valore della società attorno ai 700 milioni (di cui 240 milioni di debiti) e garanzia di investimenti (400 milioni)... -


Luca Pagni per “la Repubblica”

BERLUSCONI MILANBERLUSCONI MILAN
Ormai manca una sola settimana al passaggio storico. Lunedì 13 giugno l' Italia di Conte esordirà all' Europeo e l' attenzione sarà quasi tutta sulla partita di Lione col Belgio.
Ma sarà altrettanto impossibile evitare che il mondo del calcio guardi anche a Milano per un evento memorabile: l' ingresso ufficiale del Milan nell' era cinese.

L' appuntamento, per ora, è confermato, anche se l' ultima battuta di Berlusconi in campagna elettorale («io dovrei dare il club ai comunisti che mangiavano i bambini?») ha rischiato di mettere in forse la trattativa. La data per la firma del contratto preliminare, che segnerà il passaggio di consegne del Milan dalla Fininvest di Berlusconi alla cordata di imprese cinesi, è già cerchiata in rosso sul calendario.

BERLUSCONI A MILANELLOBERLUSCONI A MILANELLO
La nutrita delegazione in arrivo da Pechino, in nome e per conto della mezza dozzina di imprese di stato che rileveranno il 70% del club rossonero, è appunto attesa a Milano per il prossimo 13 giugno.

Nei prossimi giorni gli avvocati saranno ancora al lavoro ma la trattativa in senso stretto si è conclusa da tempo: cessione del pacchetto di maggioranza, valore della società attorno ai 700 milioni (di cui 240 milioni di debiti) e garanzia di investimenti (400 milioni). La data scelta conferma sia la necessità di intervenire quanto prima sul mercato, sia il desiderio di Berlusconi di giocarsi la vendita del club dopo 30 anni in chiave elettorale, in vista dei ballottaggi. In questi giorni, non a caso, sta facendo di tutto per dimostrare che soltanto grazie al suo intervento i cinesi avrebbero accettato di mettere nero su bianco gli impegni economici, per garantire investimenti certi e cospicui ogni anno.
BERLUSCONI MILANBERLUSCONI MILAN

L'unico elemento di incertezza, a questo punto, possono essere le intemerate del politico, che a giorni alterni lancia battute sulla possibilità di riconsiderare la vendita, facendo rizzare i capelli in testa ai consulenti che hanno gestito fin qui la trattativa. L'ultima uscita, venerdì' scorso, è stata ripresa dai media cinesi, con il rischio di far irritare i componenti della cordata di cui fanno parte anche "due imprenditori con patrimonio personale di oltre 10 miliardi di dollari".

TIFOSI DEL MILAN CONTRO BERLUSCONI E GALLIANITIFOSI DEL MILAN CONTRO BERLUSCONI E GALLIANI
L'identità dei componenti del consorzio cinese sta per essere svelata, con gli annessi interrogativi sulla presenza - diretta o indiretta? - di due miliardari come Robin Li e Jack Ma e sui nomi delle aziende potenzialmente coinvolte, da Baidu a Evergrande ad Alibaba. Si è aggiunta nelle ultime ore la notizia di fonte cinese, sulla presenza di Kweichow Moutai, principale produttrice di liquori in Cina, nonché di prodotti alimentari e tecnologie anti- contraffazione, e quotata in borsa a Shanghai.

TIFOSI DEL MILAN CONTRO BERLUSCONI E GALLIANITIFOSI DEL MILAN CONTRO BERLUSCONI E GALLIANI
Si attendono notizie anche sul fronte del futuro assetto societario, dove appare certo il ruolo di Berlusconi come presidente onorario e la conferma della figlia Barbara nel cda. Nel frattempo il Milan è atteso da giorni delicatissimi sul fronte del mercato, affidato ancora a Galliani: l'imperativo è di allestire una squadra in grado di inseguire concretamente la qualificazione alla Champions.

BERLUSCONI MILANBERLUSCONI MILAN
Restano da definire, oltre all' allenatore, le eventuali cessioni. Il grado di resistenza alle offerte per i calciatori più richiesti - Donnarumma, Bacca, Bonaventura e De Sciglio darà la misura della forza della nuova società, mentre un dato sottolinea la decadenza tecnica: all' Europeo a 24 squadre i giocatori del Milan sono soltanto due, l' azzurro De Sciglio e lo slovacco kucka. È il minimo storico dell' era Berlusconi e l' ennesimo segnale del crepuscolo.


http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/dopo-inter-anche-milan-si-veste-pechinese-13-giugno-potrebbe-126155.htm

PAZZA "SUN-INTER" - I NUOVI PROPRIETARI CINESI DEL GRUPPO SUNING PENSANO IN GRANDE: “CERCHIAMO CAMPIONI PER TORNARE A VINCERE”

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PAZZA "SUN-INTER" - I NUOVI PROPRIETARI CINESI DEL GRUPPO SUNING PENSANO IN GRANDE: “CERCHIAMO CAMPIONI PER TORNARE A VINCERE” - THOHIR, CHE RESTA PRESIDENTE, INVITA A NON INFRANGERE IL FAIR PLAY FINANZIARIO IMPOSTO DALLA UEFA - L’OMAGGIO A MASSIMO MORATTI -

Il piano del gruppo Suning: “L'Inter, il calcio, entrano nella strategia di costruzione di un' industria sportiva in Cina” - Per tradurre in denaro, il governo di Pechino punta a un business sportivo da 850 miliardi di dollari entro il 2025 e Suning esegue la direttiva - Sul mercato primo obiettivo Yaya Touré... -


ZHANG JINDONG THOHIR ZANETTIZHANG JINDONG THOHIR ZANETTI
Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”

Ci sono i soldi e sono tanti, perché i cinesi del Suning Holdings Group per acquistare il 68,5% delle azioni hanno valutato l' Inter circa 700 milioni di euro. Ma c' era anche un bel senso della storia nerazzurra ieri a Nanchino.

L' allestimento, nel grande albergo-resort di proprietà del Suning dove è stato presentato l' accordo, era da Momenti di Gloria: gigantografie che partivano dal giorno del 1908 in cui un gruppo di 44 gentlemen fondò a Milano il Football Club Internazionale, passavano per Peppino Meazza, una rovesciata di Benito Lorenzi, la Coppa dei Campioni sollevata da Angelo Moratti nel 1963, in trionfo tra Guarneri, Facchetti e Suarez, il Triplete con Massimo Moratti, Mourinho e Zanetti.

E poi una parete intera dipinta di nerazzurro con la scritta «Amala» in italiano e in caratteri cinesi. Tutto davvero molto bello, con quello stile milanese che fa sognare i cinesi.
 
THOHIR SUNINGTHOHIR SUNING
I 44 gentlemen del 1908 non avrebbero immaginato che oggi il proprietario dell' Inter si sarebbe chiamato Zhang Jindong. Ma siccome di mestiere Zhang vende elettrodomestici (per 20 miliardi di dollari l' anno), sa come convincere gli scettici e ha detto subito: «Sono eccitato ed emozionato, tanti amici mi hanno chiamato in questi giorni per sapere se era proprio vero, se avremmo preso una società con 108 anni di storia».

Poi un omaggio a Massimo Moratti: «Anche la sua passione mi ha toccato, sento la responsabilità di proseguire la missione, grazie per la fiducia». Dopo le parole gentili e dovute Zhang è entrato nella nuova parte di leader di un' azienda calcistica:
ZHANG JINDONG 1ZHANG JINDONG 1

«Questo accordo per l' Inter è un' occasione di crescita senza precedenti in Cina, perché il nostro Paese diventerà la seconda patria nerazzurra. Inoltre, gli investimenti e le risorse di Suning permetteranno all' Inter di tornare a vincere, di rafforzarsi attraendo le stelle del calcio mondiale».

E ancora: «Ora vi spiego il nostro piano: l' Inter, il calcio, entrano nella strategia di costruzione di un' industria sportiva in Cina, un sistema integrato che fornirà intrattenimento, benessere, stile di vita e salute ai cittadini della nostra società moderatamente prospera». Per tradurre in denaro, il governo di Pechino punta a un business sportivo da 850 miliardi di dollari entro il 2025 e Suning esegue la direttiva.
 
ZHANG ZANETTIZHANG ZANETTI
Erick Thohir, con il 31%, resta al momento presidente con incarichi operativi, perché al di là del progetto importante, Zhang e i suoi uomini sono ancora nuovi del mondo del calcio: Suning ha acquistato il Jiangsu solo l' anno scorso, anche se la squadra sta andando bene ed è terza in campionato.
 
Abbiamo seguito Thohir mentre ispezionava la grande sala dove si è poi celebrato il passaggio di proprietà dell' Internazionale. Filmava con il telefonino, come un tifoso, ma anche da presidente, controllando che tutto fosse a posto per impressionare il mercato cinese.
 
THOHIR MORATTITHOHIR MORATTI
Thohir sembra davvero soddisfatto: non solo per la plusvalenza multimilionaria che gli viene dopo poco più di due anni di investimento nell' Inter. Ha detto al Corriere : «In questo accordo c'è un obiettivo chiaro, con l' ingresso cinese abbiamo un progetto. Ci sono tre categorie di club nel mondo calcistico: top, medio e basso. L' Inter è tra i primi dieci per storia e prestigio, ma è scivolata al 17° posto per giro d' affari e rischierebbe di finire schiacciata senza una solidità finanziaria. Con Suning l' Inter tornerà al vertice».
 
Abbiamo parlato anche di campagna acquisti, con Thohir che ha ribadito la necessità di non infrangere il fair play finanziario imposto dalla Uefa. Ma qualche sinergia con Suning è naturalmente ipotizzabile: magari, se proprio Mancini insisterà su Yaya Touré, il giocatore potrebbe essere acquistato in conto Jiangsu e poi prestato ai nerazzurri.
 
Questo lo immaginano i tifosi (e forse ci conta anche Mancini), ma Thohir risponde: «Io non posso dirlo, sarebbe scorretto». Non si può dire ma si potrebbe fare. Zhang ha già promesso «stelle in nerazzurro».
ZHANG JINDONG ZANETTI THOHIRZHANG JINDONG ZANETTI THOHIR



















http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/pazza-sun-inter-nuovi-proprietari-cinesi-gruppo-suning-pensano-126235.htm

MASSIMO MORATTI AL MINIMO - “L’INTER AI CINESI? DA TIFOSO SONO FIDUCIOSO. MI SEMBRANO SERI

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MASSIMO MORATTI AL MINIMO - “L’INTER AI CINESI? DA TIFOSO SONO FIDUCIOSO. MI SEMBRANO SERI. CON THOHIR HO FATTO FATICA - I MIEI CAMPIONI PREFERITI? RONALDO, IBRA E RECOBA" - LA RIVELAZIONE: ''AVREI VOLUTO PRENDERE ZEMAN. LO CERCAI AL TELEFONO, NON RISPOSE, TEMENDO UNO SCHERZO” -

“Confronti tra la mia gestione e quella di Thohir non si possono fare. Spero che come prima mossa la proprietà cinese dell’Inter affidi responsabilità dirigenziale a un uomo di esperienza, che conosca il calcio italiano, e Milano - In futuro alla guida del club ci sarà un altro Moratti? Perché no? Ho 5figli innamorati dell’Inter"... -


Daniele Dallera per il “Corriere della Sera”


MORATTIMORATTI
Presidente Moratti, l' Inter è dei cinesi: un tifoso nerazzurro può essere ottimista?
«Direi fiducioso».

Ottimista è troppo? Una sensazione esagerata?
«Dico la verità: mi hanno regalato un' impressione di serietà. Non è detto che la prima impressione sia sempre quella giusta, ma quando i nuovi proprietari dell' Inter vennero a Milano, tempo fa, facemmo un incontro a Imbersago, in campagna.
ZHANG JINDONG ZANETTI THOHIRZHANG JINDONG ZANETTI THOHIR

TRONCHETTI MORATTITRONCHETTI MORATTI
Notai in Zhang Jindong concretezza, un uomo che non ha bisogno di recite, nessuna voglia di apparire. Così anche il figlio, educato, abituato ad ascoltare. La delegazione rispettosa del proprio leader. Da questo, e da altro ancora, ne ho tratto un giudizio positivo».

Com'è stato il suo primo giorno senza Inter? Si è tolto un peso? Si sente più leggero?
«La mia vera uscita è stata quando ho ceduto l' Inter a Thohir. La tappa odierna fa parte di un cammino, di un processo, di una costruzione. Nel tempo mi sono preparato psicologicamente, quindi nessun trauma».
 
ZHANG ZANETTIZHANG ZANETTIMORATTIMORATTIMORATTI THOHIR 1MORATTI THOHIR 1
Le è costato di più quindi cedere nel novembre 2013 il 70 per cento a Thohir? Non si è mai pentito? Lei e Thohir rappresentate due mondi diversi, opposti di vivere l' Inter.
«Non sono confronti da fare. Ognuno vive secondo la propria cultura, il modo di essere, il proprio carattere».

Com'è stato vivere l' Inter in minoranza accanto a una dirigenza nuova, con modi e metodi diversi dai suoi?
«Ammetto che ho fatto fatica, malgrado l' infinita cortesia di Erick Thohir. E in questa mia confidenza non c' entra proprio niente l' imprenditore indonesiano, disponibilissimo nei miei confronti, sensibilissimo verso di me».

«Posizione faticosa» perché avrebbe voluto intervenire e per eleganza, rispetto, cultura si frenava sempre?
«Massì, le responsabilità erano di Thohir, la gestione era la sua, quindi ogni mio intervento avrebbe potuto creare imbarazzi ed equivoci».

Una vita, la sua, colorata di nerazzurro: cosa significa essere presidente dell' Inter?
«L' ultima cosa che intendo fare è salire in cattedra e impartire lezioni».
 
MORATTI FORTEMORATTI FORTE
Ci spieghi solo come ha fatto il presidente dell' Inter dopo aver visto all' opera suo papà Angelo? Una eredità pesante...
«Mai voluto inseguire mio padre, ma sicuramente un insegnamento l' ho assorbito: il senso del dovere».

Sarebbe a dire?
«Papà interpretava benissimo questo valore: guidare una grande squadra, l' Inter, vuol dire sentirsi responsabile del sentimento di centinaia di migliaia di tifosi sparsi in tutto il mondo. Ecco, io ho sempre pensato che fosse la cosa più importante, ho creduto in questo valore e mi sono comportato di conseguenza».
 
MOURINHO E MORATTIMOURINHO E MORATTI
Curiosando nell' ufficio di Massimo Moratti si percepiscono i sentimenti di una vita da interista. Coppe Campioni, foto che raccontano vittorie, descrivono fuoriclasse, giocatori che hanno regalato una testimonianza del loro affetto per il presidente, una lettera scritta dal subcomandante Marcos che rivela meglio di qualsiasi altra cosa il tesoro degli Inter campus sparsi in tutto il mondo. Anche a casa Moratti c'è un tavolone colmo di ricordi, di lettere, di foto: «Due miei amici interisti una sera non staccavano gli occhi da quelle foto, io stesso non sapevo di avere tutto quel materiale: ci siamo divertiti».
 
recoba morattiRECOBA MORATTI
La passione a volte può diventare pericolosa, portare a gesti esagerati, ad acquisti milionari, a realizzare sogni unici al mondo (Ronaldo 48 miliardi di lire nel '97).
«Non è solo la passione. Sì, ovvio quella c'è, ma c'è dell' altro: capire che quel giocatore, che hai visto, ti è piaciuto, ti ha emozionato, può interpretare il calcio che hai in mente, non solo risolvere i problemi del momento. Poi pensi ai tifosi, a quella gente, ed è tanta, che vuol bene alla tua squadra. È questo insieme di sensazioni-situazioni-problemi che ti consentono certe operazioni, che ti spingono a osare. A volte è come fare un bel regalo ai propri figli».
 
ZEMANZEMAN
Ribadiamo: siamo lontani dal metodo e dalla presidenza Thohir.
«Ma Thohir non doveva nemmeno farlo. Ognuno ha il proprio carattere. Ho sempre ritenuto che sia importante nella vita non recitare».

Le piace ancora questo calcio?
«È cambiato com'è giusto. È lo specchio dei tempi».

Dove deve cambiare il calcio italiano?
«Bisogna dare certezze a chi investe. La cosa peggiore che possa capitare è non avere davanti a sé una strada certa. Da noi manca qualcosa di definitivo per il futuro».

I presidenti non pagano troppo i giocatori?
«È sempre stato così: anche una volta i campioni erano molto ben pagati. Adesso, oltre all' ingaggio, godono di altre entrate».

Scelga tre campioni da Moratti?
«Ronaldo, Ibrahimovic e Recoba».

Su Recoba ha avuto un attimo di tentennamento: sa che sarà criticato per questa scelta?
Sorride Moratti. «Ne sono consapevole, ma Recoba è quel tipo di giocatore che regala colpi pregiatissimi, inattesi, che emozionano. Poi, sono il primo a sapere che mancava assolutamente di continuità».
 
facchetti morattiFACCHETTI MORATTI
Su Mourinho non si possono fare classifiche: è il migliore dei suoi tecnici.
«È stato bravissimo, ha vinto tutto. Ma anche qui me ne faccia dire tre...
» Molto volentieri.
«Mancini è stato fondamentale per riportare l' Inter alla vittoria, ha rotto un periodo di astinenza. E Leonardo per la sua intelligenza».

L' allenatore che non ha potuto prendere?
«Zeman. E sa perché?»
THOHIR MORATTITHOHIR MORATTI
No.
«Lo cercai al telefono, non rispose, temendo uno scherzo. La situazione poi cambiò, sa quelle cose improvvise, e il suo arrivo non poté concretizzarsi. Ma lo stimo molto, ha delle idee rivoluzionarie».

La nuova proprietà dell' Inter deve confermare Mancini?
«Credo proprio di sì: è stata una stagione difficile, tormentata per Mancini. Troppi problemi, troppe situazioni poco chiare. In un' Inter radicalmente cambiata a livello societario, Mancini può rappresentare un punto fermo a livello tecnico. Certo che la prossima stagione deve rappresentare una svolta anche nei risultati».

Iniziano gli Europei, una sua valutazione sull' Italia?
«Conte è bravo. C'è tanto scetticismo sulla squadra che, oggettivamente, non è fortissima.
Ma in un torneo breve, la squadra azzurra può trovare risorse impreviste».

Ventura nuovo c.t.?
«Mi piace, le sue squadre giocano un buon calcio».

La prima mossa della proprietà cinese dell' Inter?
«Affidare la responsabilità dirigenziale a un uomo collaudato, di esperienza, che conosca non solo il calcio italiano, ma anche il territorio, Milano, i tifosi. Oltre non vado».

Dopo suo papà Angelo e lei, in futuro alla guida dell' Inter ci sarà un altro Moratti di terza generazione?
«Nessuno avrebbe detto che io avrei preso l' Inter da Pellegrini nel '95. Nemmeno mia moglie. Il futuro? Perché no? Ho cinque figli innamorati dell' Inter».
 
MASSIMO E ANGELOMARIO MORATTIMASSIMO E ANGELOMARIO MORATTIZHANG JINDONG ZANETTIZHANG JINDONG ZANETTIMORATTI MOGGIMORATTI MOGGIMORATTI THOHIRMORATTI THOHIRZHANG JINDONG THOHIR ZANETTIZHANG JINDONG THOHIR ZANETTI

























































http://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/massimo-moratti-minimo-inter-cinesi-tifoso-sono-fiducioso-mi-126300.htm

FOLLIE DA RICCHI - NEGLI EMIRATI ARABI, LA TARGA DI CIRCOLAZIONE NUMERO 1 VA ALL'ASTA PER 4,3 MILIONI DI EURO

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FOLLIE DA RICCHI - NEGLI EMIRATI ARABI, LA TARGA DI CIRCOLAZIONE NUMERO 1 VA ALL'ASTA PER 4,3 MILIONI DI EURO - A COMPRARLA UN PAPERONE LOCALE CHE L’HA MONTATA SU UNA PAGANI HUAYRA

Ma la 'Number One' rilasciata dall'Emirato di Sharjah non è però la più cara tra quelle mai vendute nel Golfo: nel 2008, infatti, un'identica targa ma relativa all'Emirato di Abu Dhabi era stata acquistata per 52,2 milioni di Dirham, pari a 12,5 milioni di euro. Alla stessa asta sono state vendute anche altre targhe da 'ricconi'... -



NEGLI EMIRATI ARABI VA ALL ASTA LA TARGA NUMERO UNO

Uno dei modi per mostrare la propria ricchezza, restando in campo automobilistico, è da molti anni - cioè da quando il numero dei veicoli in circolazione ha raggiunto quantità milionarie - quello di ostentare targhe con cifre molto basse o personalizzate con la propria sigla spendendo per questo quantità di denaro anche 'importanti'.

NEGLI EMIRATI ARABI VA ALL ASTA LA TARGA NUMERO UNONEGLI EMIRATI ARABI VA ALL ASTA LA TARGA NUMERO UNO
Mai, però, si era raggiunto il livello con cui si è chiusa, negli Emirati Arabi, l'asta organizzata dalla Emirate Auction e che ha visto l'assegnazione della targa di circolazione numero 1 per 18 milioni di Dirham, corrispondenti a qualcosa come 4,3 milioni di euro.

Ad aggiudicarsi questo 'trofeo' assolutamente unico - lo riferisce Gulf News - l'uomo d'affari locale Arif Ahmed al-Zarouni che ha speso una cifra 18 volte superiore alla stima iniziale dell'asta. Subito montata su una (altrettanto milionaria) Pagani Huayra, la 'Number One' rilasciata dall'Emirato di Sharjah non è però la più cara tra quelle mai vendute nel Golfo: nel 2008, infatti, un'identica targa ma relativa all'Emirato di Abu Dhabi era stata acquistata per 52,2 milioni di Dirham, pari a 12,5 milioni di euro. Alla stessa asta sono state vendute anche altre targhe da 'ricconi': la 12, la 22, la 50, la 333, la 777, la 1000, la 2016, la 2020 e la 99999 per un totale - numero 1 compresa - di quasi 12 milioni di euro.




http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/follie-ricchi-emirati-arabi-targa-circolazione-numero-va-126245.htm

L'idolo di stoppa.

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Nel 1920, il prete-scienziato Agostino Gemelli fu incaricato di interrogare Padre Pio. Dopo il colloquio spedisce una lettera al Sant’Uffizio che è una sorta di perizia ufficiosa su padre Pio: « È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo… Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica».Gemelli, psicologo che da tempo studia i fenomeni mistici con approccio razionalista, definisce il confratello «psicopatico, autolesionista ed imbroglione». I suoi giudizi peseranno sulle scelte successive del Vaticano. Prima di questo interrogatorio, l’ordine dei cappuccini sollecita il parere di Amico Bignami, ordinario di Patologia medica all’università di Roma. Secondo lui quelle «stimmate» erano cominciate come prodotti patologici (necrosi neurotonica multipla della cute) ed erano state completate, forse inconsciamente per un fenomeno di suggestione, o con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio.Al termine di una lunga indagine che ha coinvolto medici, psichiatri e teologi, il Sant’Uffizio emana un decreto in cui si dichiara il «non constat de supernaturalitate»  (non si rilevano elementi soprannaturali) circa i fatti legati alla vita di padre Pio ed esorta i fedeli a non andare a San Giovanni Rotondo. Il decreto viene pubblicato dall’Osservatore Romano, organo di stampa del Vaticano, il 5 luglio 1923 ed è subito ripreso dai giornali di tutto il mondo. I fedeli continuano ad accorrere da ogni parte.Al termine delle lunghe indagini volute dal Vaticano, padre Pio viene privato di qualunque esercizio del ministero, eccetto la messa che può celebrare soltanto nella cappella interna del convento, e privatamente. Ma i sostenitori più fedeli non considerano il divieto di Roma vincolante.
Giovanni XXIII dichiarò: «Padre Pio si rivela un idolo di stoppa».
Ma il business che gira attorno a questo "idolo di stoppa" non si può fermare. Le pecorelle belanti devono essere munte a dovere. D'altronde pecunia non olet. Oggi questo tizio è "santo".
Fonte: Corriere della sera dell'epoca



https://www.facebook.com/notes/eretico/lidolo-di-stoppa/499519860162303

Atlante veneto brucia quasi tutte le sue risorse

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atlanteDi Marco Sarli AG.RF 14.06.2016 (ore 12:30)

(riverflash) – Ormai è quasi ufficiale: il neonato Fondo Atlante con Veneto Banca si appresta  a fare il bis di quanto è avvenuto con la Banca Popolare di Vicenza dove ha immobilizzato 1,5 miliardi di euro per ottenere il 99 per cento e rotti delle azioni di una banca tecnicamente fallita e gravata di un ammontare di Non Performing Loans dal livello realmente preoccupante e in molti casi senza garanzie per quel meccanismo perverso che prevedeva crediti facili per gli amici e per quanti accettavano di acquistare azioni e/o obbligazioni della banca allora saldamente guidata da quel Gianni Zonin che, in vista di richieste di risarcimento elevatissime, si è reso praticamente nullatenente donando ai figli le sue quote dell’impero vitivinicolo di sua proprietà.

Certo, l’impegno massimo nell’operazione di aumento di capitale di Veneto Banca sarà “solo” di un miliardo di euro, ma, nell’ipotesi che pochi o nessuno degli attuali e molto inferociti soci si presentasse all’appello, ci troveremmo nella situazione nella quale il fondo gestito da Penati avrebbe impegnato 2,5 dei 3 miliardi di euro previsti per il capitolo degli aumenti di capitale delle banche italiane, mentre ancora si ignora quanta parte degli 1,2 miliardi previsti per i Non Performing Loans saranno assorbiti dalla maxi operazione annunciata dallo stesso Penati e da eseguirsi prima della fine dell’anno.

Ma, sempre con origine nel Veneto, vi è l’aumento di capitale di Banco Popolare di Verona e Novara, una richiesta al mercato per un altro miliardo di euro e che è partita all’inizio di questa settimana, un aumento per il quale non è previsto l’intervento di Atlante, anche se anche in questo caso bisognerà vedere quanto entusiastica sarà la risposta degli azionisti attuali e di quelli futuri, che potrebbero anche essere allettati dal fatto che il valore delle nuove azioni è stato fissato con un generoso sconto rispetto alle quotazioni recenti di borsa.

Ma cosa se ne farà Atlante delle due banche ormai quasi certamente acquisite? E’ presto detto ne farà carne da macello, come del resto i fondi speculativi come Quaestio che è il fondo presso il quale è stato costituito Atlante sono abituati a fare quando entrano in una banca o in un’azienda, e lo farà fondendo molto probabilmente i due istituti di crediti, tagliando brutalmente gli organici e aggredendo gli NPL acquistandoli anche a meno del 20 per cento del loro valore nominale, insomma una politica di gestione lacrime e sangue che non ha, tuttavia, molte alternative realistiche e che è resa indispensabile alla luce delle malefatte del passato!

Fonte: http://diariodellacrisi.blogspot.it


http://www.riverflash.it/wordpress/?p=75695

È morto Darwyn Cooke

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Federico Salvan

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Poco dopo la notizia della sua malattia arriva anche quella della scomparsa del grande fumettista, animatore e illustratore.
Con infinita tristezza diamo notizia della scomparsa, a nemmeno 54 anni, di Darwyn Cooke. Solo ieri la moglie dell’artista aveva comunicato a fan e colleghi dell’artista che Cooke era ormai alle fasi finali di una battaglia contro un cancro particolarmente aggressivo. Sempre sullo stesso blog Marsha Cooke ha confermato oggi la sua morte. Alla famiglia di Darwyn Cooke vanno le condoglianze di MangaForever.net e dei suoi lettori.
Darwyn Cooke
Darwyn Cooke, 1962-2016
Nella sua decennale carriera nel mondo del fumetto e dell’animazione Cooke, con il suo stile iconico ispirato all’art deco e agli anni ’50 eppure sempre fresco e moderno ha lasciato il segno sui personaggi più amati specialmente di casa DC.
Negli anni ’90 lavorò con Bruce Timm alle popolarissime serie animate di Batman, Superman e Batman Beyond come designer e storyboarder, contribuendo a rilanciare la popolarità di questi supereroi tra il pubblico più giovane, anche italiano.
Darwyn Cooke catwoman
A inizio anni 2000 ripensò il look di Catwoman (quel costume con pochissime varianti è stato ancora oggi) e come autore completo scrisse e disegnò la miniserie in sei numeri DC: New Frontier provando a dare una nuova direzione alle storie e ai personaggi DC, allontanandoli da quelle esasperate atmosfere “grim and gritty” predominanti nel fumetto mainstream dell’epoca. Lo scorso anno le sue interpretazioni degli eroi DC per una serie di variant cover gli valsero il premio Eisner come miglior copertinista.
darwyn cooke
Gli appassionati di noir e thriller ricorderanno anche i suoi quattro adattamenti a fumetti dei romanzi con protagonista lo spietato criminale Parker di Donald Westlake/Richard Stark.
Per ricordare un grande artista come Darwyn Cooke non c’è modo migliore che comprare e leggere i suoi fumetti. E #fuckcancer.

http://www.mangaforever.net/320073/e-morto-darwyn-cooke


Ci ha lasciati Darwyn Cooke

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darwyn cooke

Venerdì vi riportavamo delle precarie condizioni di uno dei più grandi maestri del fumetto contemporaneo, il vincitore del premio Eisner Darwyn Cooke, colpito all’età di 54 anni da un cancro fulminante. Era stata la moglie Marsha a comunicarlo agli appassionati attraverso il blog del marito, ringraziandoli per il supporto dimostrato.
Nelle ultime ore sono circolate diverse voci sulla dipartita dell’autore canadese e purtroppo alla fine hanno trovato conferma attraverso un messaggio della famiglia:

Siamo spiacenti di informarvi che Darwyn ha perso la sua battaglia contro il cancro stamattina presto alle 01:30. […] Per tutta la giornata di ieri abbiamo letto i vostri messaggi di sostegno. È stato riempito dal vostro amore, circondato dagli amici e dalla famiglia nella sua casa in Florida.

E, infine, citando il celebre discorso sulla Nuova Frontiera di J.F. Kennedy:

Allora non saremo stanchi. Poi noi prevarremo.

Darwyn Cooke è stato disegnatore, animatore, sceneggiatore, un influente e fenomenale artista completo in grado di arrivare al grande pubblico quanto di deliziare i palati più fini. Tra le sue opere, oltre al capolavoro DC: The New Frontier, ricordiamo le imperdibili storie di Richard Stark’s Parker: The Hunter, le avventure di Catwoman scritte da Ed Brubaker, Batman: Ego Before Watchmen: Minutemen. Il suo ultimo lavoro per Vertigo, The Twilight Children scritto da Gilbert Hernandez,uscirà a breve in Italia per RW-Lion.
La redazione di BadComics.it si stringe alla famiglia di Cooke, agli amici e ai colleghi con le più sentite condoglianze.


Fonte: CBR


http://www.badcomics.it/2016/05/lasciati-darwyn-cooke/110897/

È morto Darwyn Cooke

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Il fumettista e animatore canadese Darwyn Cooke è venuto a mancare questa mattina all’età di 53 anni. Lo hanno comunicato i famigliari con un post sul blog dell’autore. Solo il giorno scorso la moglie, Marsha,aveva comunicato che era malato di un cancro allo stato terminale e che sarebbe stato curato con palliativi.
darwyn cooke morto
Cooke è stato un autore poliedrico, il cui lavoro si è contraddistinto per uno stile cartoonesco e retrò. Pubblicò il suo primo fumetto da professionista nel 1985: la storia breve Private Eye, apparsa su Talent Showcase #19 di DC Comics. Nei successivi 15 anni entrò nel settore pubblicitario canadese e fu assunto da Warner Bros. Animation per lavorare agli storyboard di Batman: The Animated Series e Superman: The Animated Series. 
In seguito si dedicò al fumetto, lavorando principalmente per DC Comics. Per questo editore realizzò alcune delle sue opere più importanti, tra cui i graphic novel Batman: Ego (2000) e Catwoman: Selina’s Big Score (2002) e la miniserie The New Frontier (2004), con la quale vinse diversi premi importanti tra cui tre Eisner Award: Best Limited Series, Best Coloring e Best Publication Design.

Nel 2006 cominciò a scrivere e disegnare una nuova serie di The Spirit, il personaggio creato da Will Eisner, di cui nello stesso anno disegnò, su testi di Jeph Loeb, anche il crossover con Batman.
Tra il 2009 e il 2013 realizzò per IDW l’adattamento a fumetti di quattro romanzi del ciclo di Parker scritti da Donald Westlake sotto lo pseudonimo di Richard Stark: The Hunter (2009); The Outfit (2010), The Score (2012) e Slayground (2013).
Tra i suoi ultimi lavori ci sono un corto animato di Batman Beyond, prodotto nel 2014 per celebrare i 75 anni di Batman, e la serie a fumetti The Twilight Children, realizzata per Vertigo assieme a Gilbert Hernandez.


http://www.fumettologica.it/2016/05/morto-darwyn-cooke/

SALVO MANDARÀ, STORICO BLOGGER GRILLINO E FONDATORE DELLA TV DEI 5 STELLE, VIENE REGISTRATO MENTRE SI MASTURBA ONLINE CON UNA CAM-GIRL

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CHE FIGURA DE MERDA! - SALVO MANDARÀ, STORICO BLOGGER GRILLINO E FONDATORE DELLA TV DEI 5 STELLE, VIENE REGISTRATO MENTRE SI MASTURBA ONLINE CON UNA CAM-GIRL, E SU FACEBOOK METTE UNA PEZZA PEGGIO DEL BUCO: ''NON L'AVEVO MAI FATTO, VOLEVO CAPIRE FINO A DOVE ARRIVASSE LA DISPERAZIONE UMANA''. SEEEEE (POI SI SCUSA CON LA COMPAGNA)

Sentite la meravigliosa fiaba: ''Stavo per farmi la doccia così essendo già nell'assetto corretto ho accettato la chiamata. Lei si è mostrata e io ho fatto altrettanto. Volevo capire fino a che punto potesse arrivare la disperazione umana. Mai cedere ai ricatti....MAI!''


salvo mandaraSALVO MANDARA
Dal profilo Facebook di Salvo Mandarà

salvo mandaraSALVO MANDARA
Oggi mi è successa una cosa strana. Mi ha contattato una ragazza su messanger proponendomi di fare sesso via cam. Ho sempre rifiutato questo genere di contatti. Oggi ho voluto provare a capire.

Stavo per farmi la doccia così essendo già nell'assetto corretto ho accettato la chiamata. Lei si è mostrata e io ho fatto altrettanto. Volevo capire fino a che punto potesse arrivare la disperazione umana.

Ovviamente l'interlocutore ha registrato la mia performance e ora pensa di ricattarmi pubblicando il video e invitandolo a tutti i miei contatti. Io gioco d'anticipo....mai cedere ai ricatti....MAI! Ho fatto una stupidaggine ad accettare, sono caduto nella trappola come un fesso. Ma meglio disinnescare subito il ricatto piuttosto che cedere.
il post di salvo mandaraIL POST DI SALVO MANDARA
Pubblica pure quello che vuoi cara 25enne!

P.S.
La cosa più importante: a parte la figura da fesso che ho fatto io senza nessuna attenuante, ho il dovere morale di chiedere scusa a tutti voi e SOPRATTUTTO alla mia famiglia e la mia compagna.



CHI SONO

Dal suo blog

commenti al post di salvo mandaraCOMMENTI AL POST DI SALVO MANDARA
Chi sono
BEPPE GRILLO E SALVO MANDARABEPPE GRILLO E SALVO MANDARA



Ciao a tutti, mi chiamo Salvatore Mandarà (detto Salvo) e sono nato il 22 ottobre 1966 a Vittoria provincia di Ragusa.

Questo blog è nato durante il massacro Tour di Dicembre 2012. Prima ne gestivo un altro a cui vi rimando (vecchio blog) se desiderate avere una visione di come ero e cosa scrivevo prima dell’evento che ha cambiato la mia vita dal punto di vista politico e della comunicazione.

SALVO MANDARASALVO MANDARA
L’evento di cui parlo è la campagna elettorale del Movimento 5 Stelle per le regionali in Sicilia del 2012. In quell’occasione ho scoperto, a 46 anni suonati, di amare il lavoro del cronista. In effetti l’ho sempre fatto, ma solo ad ottobre 2012 le migliaia di commenti di amici e conoscenti, troppo benevoli, mi hanno convinto a provare a farlo più spesso. E l’ho fatto!

E così dal giorno dello spoglio delle elezioni in Sicilia sono successe una serie di cose talmente fortunate e belle che a volte penso che si tratti di un sogno! Grazie all’aiuto di alcuni amici abbiamo creato qualcosa che oggi sta diventando un punto di riferimento per molti cittadini liberi. Questi amici sono inizialmente Massimiliano Pierini(senza il cui supporto Salvo5puntozero probabilmente non ci sarebbe) e Giancarlo Lo Presti, poi Fulvio Utique, Silvia Fossi, Manuela Bellandi, Giorgio Magri’  e tanti altri. Dopo la trasmissione del 29 ottobre 2012 che è stata vista da 300mila persone, abbiamo fatto tante altre trasmissioni sui temi più vari, ma con un unico scopo: informare in modo chiaro, onesto, ma di parte!
salvo mandara con la compagna 1SALVO MANDARA CON LA COMPAGNA 1

Oggi molti mi conoscono come “il reporter per caso”!

Se tutto questo è accaduto, devo ringraziare oltre alle persone citate qui sopra, anche Luciano Zaami e Pietro Dettori. Sono stati loro durante il tour in Sicilia a regalarmi dal primo momento la loro fiducia. Senza di loro, forse il caso avrebbe scelto un altro reporter, o forse non ci sarebbe stato nessun reporter! E dopo, da quando si è accorto di me, anche Beppe Grillo mi ha subito dimostrato piena fiducia e stima coinvolgendomi prima nel firma day, poi nel massacro tour e infine nello Tsunami Tour!
salvo mandara con la compagna 2SALVO MANDARA CON LA COMPAGNA 2

Da Dicembre 2013, senza rinnegare il mio passato, ho deciso di proseguire la mia strada come reporter indipendente. Questo mi ha portato a tagliare il “cordone ombelicale” con il Movimento pur restando in ottimi rapporti con tutti coloro che ho avuto il privilegio di incontrare nella mia esperienza passata.

Da Settembre 2014 mi sono dimesso dalla multinazionale per cui ho lavorato per 20 anni proseguendo quindi a tempo pieno le mie attività di reporter che prima svolgevo solo part time
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http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/che-figura-de-merda-salvo-mandar-storico-blogger-grillino-fondatore-126755.htm

Fabrizio Pirovano, è stata una festa bellissima

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L’ultimo saluto al Mito Superbike: un mare di folla e di moto per l’ultimo giro a Monza. Una festa pazzesca. Come la voleva lui



Ha organizzato tutto lui. L’ultimo giro a Monza, la pista dov’è stato Re. Un mare di folla, un mare di gente. Tutti a Monza per salutare Fabrizio Pirovano, il Mito della Superbike dei tempi d’oro.


Campionissimi di ieri e di oggi, i tecnici che lo hanno seguito in oltre trent’anni di corse in giro per il Mondo, appassionati. Oggi la moto era tutta a Monza, per salutare il pilota ma soprattutto l’uomo fenomenale. Semplice, grintoso, sorridente. Vincente. Uno di quei campioni che, quasi senza volerlo, sanno parlare al cuore della gente. Amarlo, come sportivo e come amico, è stato naturale. Per chiunque l’abbia conosciuto.






cover piro 2Fabrizio ha fatto l’ultimo giro su un sidecar bianco, guidato dall’avversario di tante battaglie, Paolo Casoli. Dietro di lui un mare di moto, sicuramente parecchie migliaia. Un serpentone rumoroso che non finiva più.


All’arrivo una piccola celebrazione dal podio, con tanti piloti e amici che hanno dato la loro testimonianza, raccontando il pilota e l’amico.


Fabrizio, è stata una festa bellissima. La tua festa. Proprio come la volevi tu.




http://www.corsedimoto.com/il-caso/fabrizio-pirovano-e-stata-una-festa-bellissima/?refresh_ce-cp

La lunga storia di Fabrizio Pirovano, l’americano della Brianza

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di   @paologozzi

1988, Misano: Fabrizio Pirovano festeggia il trionfo nella 200 miglia SBK
Guardate la foto qui accanto: non è uno stuntman, neanche un fotomontaggio. E’ Fabrizio Pirovano che festeggia il trionfo nella 200 miglia Superbike a Misano. Era il 1988 e l’asso della Yamaha sfiorò la conquista del titolo Mondiale con la FZ-R che vedete: sella larga, manubrio alto, l’icòna della vera Superbike, la moto da strada adattata alla pista. Pirovano, 182 gare e 10 vittorie iridate, è stato anche il Re di Monza: quattro trionfi, nel 1990 e ’92. Di recente era diventato  istruttore di guida per i corsi “sport”. A scuola dal professor Piro, l’americano della Brianza.
1988, Fabrizio Pirovano 2° nel Mondiale SBK con Yamaha fatta in ..casa
PIROSHOW– Adesso fare spettacolo a fine gara è normale, a fine anni ’80 le gag di Fabrizio Pirovano sembravano roba da marziani. La più incredibile era quando saliva in piedi sul sellino, ma Piro regalava anche impennate pazzesche in ginocchio sul serbatoio, in piedi su una pedana, cose così. I campionissimi di allora lo guardavano con invidia, perfino Fred Merkel, il primo (doppio) campione Mondiale Superbike: Pirovano era più americano di lui sbocciato sulle spiagge californiane. Fabrizio faceva acrobazie perchè veniva dal motocross. “I miei erano appassionatissimi di moto, un Natale mi regalarono una motina da fuoristrada e mi misi a girare intorno al tavolo del salotto, inseguito da mamma” ricorda. Da allora non è più sceso. Piro vince tutto nelle serie giovanili, arriva alla soglia del Mondiale fuoristrada ma sul più bello si rompe i legamenti di un ginocchio e stop. “Un giorno in piazza a Biassono (paesino della Brianza accanto al circuito di Monza, ndr) gli amici mi chiedono di accompagnarli in pista a Monza. Entro e vado giro tre-quattro secondi più forte di tutti.” Rivelazione. Due anni di serie minori e poi dritto al Mondiale SBK.
Mondiale SBK: Pirovano ha sbancato Monza quattro volte
PIONIERE– Pirovano compra una FZ-R stradale e si fa preparare il motore da Giuseppe “Peppo” Russo, poi diventato uno dei tecnici più famosi del paddock. Fanno tutto in casa, letteralmente: la base del team è nel garage della villetta di famiglia, ai circuiti vanno con un vecchio autobus trasformato in camper e officina. Coordina tutto la sorella Cinzia, la mamma prepara la pasta. “Nella prima edizione dell’88 c’erano già le Case, coi loro team ufficiali: Honda, Ducati, Bimota e Suzuki. Noi facevamo tutto da soli, la Yamaha ha cominciato a darci una mano solo l’anno dopo. Eppure andavamo forte…”Altro che: a Le Mans il Piro parte in fondo allo schieramento. L’asfalto è bagnato, lui monta gomme da asciutto. Mossa da maestro. In pochi giri si asciuga e alla fine Fabrizio li frega tutti. “E’ stata una rimonta incredibile, la gioia più bella della mia vita.” All’ultima gara Pirovano si gioca il Mondiale contro Merkel e Davide Tardozzi, ufficiale Bimota. Anchè lì piove, ma dopo una gara folle il Mondiale sfuma per cinque punti e mezzo. Comunque un’impresa.
Fabrizio Pirovano in un primo piano 1988
MAGO – Pirovano andava forte dovunque ma sul bagnato era praticamente imbattibile. E poi c’era il jolly Monza: li dentro, che fosse asciutto o piovesse, non ce n’era per nessuno. Sempre con la Yamaha domina il GP d’Italia per due edizioni di fila, ’90 e ’92. Sfiora di nuovo il titolo e in sei anni non scende mai sotto la quinta posizione finale. “Il vero guaio è stato che la Ducati in quell’epoca ha sempre avuto forte vantaggio regolamentare, non c’era nulla da fare per gli altri.” Nel ’94, stanco di rincorrere, saluta la Yamaha e ottiene una Ducati. Ma solo satellite. “Avevano attenzioni solo per Carl Fogarty, lui era stella, tutti gli altri comparse. Andava fortissimo, era un grande campione, ma mi sarebbe piaciuto affrontarlo ad armi pari…” Pirovano, per anni “nemico” dei ducatisti, con la bicilindrica bolognese si è sempre sentito separato in casa. Ritrova pieno supporto andando in Suzuki, tramite i buoni uffici del team Alstare. E torna subito a vincere, conquistando la coppa Supersport ’98, embrione del Mondiale delle medie cilindrate nato l’anno dopo. Numero uno a 38 anni.
Fabrizio Pirovano, oggi
UNA VITA  DA CORSA – Pirovano,è stato un gran pilota e da sempre innamorato della moto. Si ritira dal Mondiale, diventa consulente Alstare ma nel 2003 gli torna la voglia e si iscrive alla Suzuki European Cup, il monomarca corollario dei round Mondiali SBK. Strappazza gli avversari per sei stagioni di fila, conquistando l’ultimo successo nel 2008, a 48 anni. “Spesso i dirigenti Suzuki mi dicevano di non scappare subito via, di fare un po’ di cinema…” Volto da eterno ragazzino e fisico minuto, in 40 anni di corse Fabrizio Pirovano è caduto pochissimo e non si è mai procurato infortuni gravi. Che storia:  Fabrizio Pirovano, l’americano della Brianza.
Seguitemi su Twitter: https://twitter.com/PaoloGozzi1



http://www.corsedimoto.com/paolo-gozzi-blog/la-lunga-storia-di-fabrizio-pirovano-lamericano-della-brianza/

Belen Rodriguez senza slip durante twerking? FOTO

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Nel video condiviso su Instagram e Facebook. ecco Belen Rodriguez mentre twerka ammiccante tra i tavoli. I fan approvano, anzi esultano.
Belen Rodriguez scatenata alla festa di compleanno. E i fan su Facebook: "Ma le mutandine?"Belen Rodriguez scatenata alla festa di compleanno. E i fan su Facebook: “Ma le mutandine?”

ROMA – Belen Rodriguez si è scatenata durante la festa di compleanno della cara amica Antonia Achille. Il tutto documentato dalle foto e dai video pubblicati dalla stessa Belen Rodriguez sui social. Nel video condiviso su Instagram e Facebook. ecco Belen Rodriguez mentre twerka ammiccante tra i tavoli. I fan approvano, anzi esultano. La showgirl argentina, tra un gossip sulla fine del suo matrimonio con Stefano De Martino e un rumor che la vedrebbe concorrente de L’isola dei Famosi 2016, si scatena tra le amiche. Ma sulla pagina Instagram di Belen però fioccano commenti negativi, tipo: “Lei che sculetta, De Martino che si fa una foto con suo figlio tra le braccia”. Già, perché in molti accusano la showgirl dopo aver notato le “differenze di stile” rispetto al suo ex consorte, molto più morigerato e – almeno nell’apparenza-social – più dedito al pargoletto Santiago. E qualcuno si chiede: “Dalla foto sembra proprio che Belen non indossi le mutande”. “Come a Sanremo” scrive qualche fan su Facebook, “Belen ci mostra ancora una volta la sua farfallina”.

Belen Rodriguez e la sorella Cecilia (foto Ansa)
Belen Rodriguez e la sorella Cecilia (foto Ansa)


http://www.blitzquotidiano.it/photogallery/belen-rodriguez-senza-mutande-durante-twerking-foto-2370088/



ORA PRO SILVIO

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ORA PRO SILVIO - LA PREGHIERA PER BERLUSCONI, CONVOCATA DA FEDERICA DE PASQUALE ALLA BASILICA DI SANT’AGOSTINO A ROMA, INIZIA IN RITARDO: I POLITICI ARRIVANO ALLA SPICCIOLATA AL TERMINE DELL’UFFICIO DI PRESIDENZA DI FORZA ITALIA. LEI: “VOGLIAMO SOLO PREGARE”

L’appuntamento era per le 19 e 15 di ieri sera, ma il rosario per Silvio è iniziato con mezz’ora di ritardo. Pochi gli esponenti di Farsa Italia: portone della chiesa blindato, giornalisti e fotografi alla larga…


Fosca Bincher per “Libero Quotidiano

FEDERICA DE PASQUALEFEDERICA DE PASQUALE
Erano quasi le otto e mezza di sera quando finalmente davanti alla Basilica di Sant' Agostino a Roma sono apparsi alla spicciolata i membri dell' ufficio di presidenza di Forza Italia. L' appuntamento era alle 19 e 15, come spiegava la mail di invito. Alle 19 e 30 in punto, avvertiva Federica De Pasquale, sarebbe iniziato il rosario di preghiera per la rapida guarigione di Silvio Berlusconi, esteso - pare - su sua richiesta alla guarigione di tutti i malati.

Alle 19,40 il portone della Basilica si sarebbe inesorabilmente chiuso, per disposizione del parroco, l' inflessibile padre Angelo. Purtroppo lo stato maggiore azzurro aveva convocato proprio nella capitale l' ufficio di presidenza di Forza Italia. E quelli, impegnati a sostituire temporaneamente Silvio, non hanno potuto unirsi alla preghiera per la sua guarigione.

Il rosario non avrebbero potuto recitarlo, ma a Federica avevano fatto sapere che appena terminati i lavori sarebbero passati anche un istante a dire una preghiera in basilica. Il povero don Angelo ha fatto la sentinella dietro il portone chiuso per sbarrare il passo ai giornalisti: niente telecamere, niente flash, niente taccuini.
catia polidoriCATIA POLIDORI

Quella era una preghiera privata, una richiesta a cui lui non aveva potuto dire no, perché veniva da una parrocchiana. E comunque non ci si poteva mettere di traverso davanti al desiderio di pregare per i malati. Il fatto è che alle 19 e 30 in chiesa c' erano solo la bella ed elegantissima Federica e due sue amiche che l' accompagnavano.

Di politici manco l' ombra. Lei ha ritardato un po' l' inizio del rosario, a malavoglia è venuta fuori a calmare un piccolo gruppo di fotografi e cronisti: «Vogliamo solo pregare, non è un evento organizzato dai parlamentari. Io? Niente nomi, sono Federica, una semplice militante». Con sapienza ha preso tempo. Ed ecco il primo onorevole ad entrare bypassando i giornalisti: l' abbronzatissimo siciliano Basilio Catanoso.

basilio catanosoBASILIO CATANOSO
Poco dopo insieme un gruppetto guidato da Catia Polidori, Giuseppe Romele, Luca Squeri con Dino Secco a ruota. Si chiudono le porte, e dopo pochi minuti ne riesce Catanoso, «no, il rosario non è ancora iniziato, ma io purtroppo avevo già un appuntamento». Gli altri restano chiusi a invocare lo Spirito Santo e recitare i cinque misteri dolorosi. Federica li ha intermezzati con delle meditazioni di Chiara Lubich.

A tutti è stato dato uno stampato con i testi che è stato distribuito in tutta Italia per gruppetti di militanti che avessero voluto riunirsi in preghiera per Silvio. Purtroppo c' era un errore di stampa seriale, al termine di ogni mistero doloroso: «Gesù predona le nostre colpe». «Predona» al posto di «perdona», e sono gli sgambetti del «copia e incolla», perché così si trova scritto ben cinque volte.

maria rizzottiMARIA RIZZOTTI
Alle otto e mezza finalmente arriva un pezzo dell' ufficio di presidenza di Forza Italia. Maria Rizzotti, la sola senatrice presente (l' aula di palazzo Madama non era convocata), a braccetto con Antonio Palmieri. Lei è corsa lungo la scalinata, è entrata ed è subito uscita, perché ormai il rosario era terminato. Ultimo a passo di corsa l' ex presidente della Regione Liguria, Sandro Biasotti: «Fatemi ancora entrare in chiesa, che almeno dico una preghiera».

E così ha fatto. Fuori Federica si diceva convinta che nel resto di Italia in centinaia stavano pregando per il «Presidente», e che lei prima di organizzare aveva avuto il via libera da Sestino Giacomoni e dalla stessa Rizzotti, che avevano fatto sapere come Silvio gradisse, vista la particolare passione per il rosario ereditata da mamma Rosa.

Per non sbagliarsi la vulcanica Federica ha contattato pure una zia suora e un cugino sacerdote di Berlusconi. Ha avuto l' imprimatur, e pace se a Roma l' hanno un pizzico snobbata. La preghiera sarà andata a segno anche se così poche erano le labbra che la innalzavano.



http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ora-pro-silvio-preghiera-berlusconi-convocata-federica-de-126784.htm

Guidonia segreta: Le 5 meraviglie che vi stupiranno

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Guidonia è una città difficile, non ha il fascino immediato dei borghi antichi come Palombara o Sant’Angelo Romano, eppure ci sono luoghi e storie che la rendono unica. Scoprirle non è facile: bisogna andarsele a cercare, salvarle dalla distruzione del tempo e da quella più grave della perdita di memoria. Abbiamo parlato con chi questo territorio lo vive ogni giorno studiandolo e facendolo conoscere: perché solo dalla conoscenza può nascere l’amore per la propria terra. Ringraziamo quindi Francesco Cervoni, giovanissimo studente e appassionato di ambiente e natura, e Vincenzo Bello, speleologo, che hanno contribuito a farci riscoprire le bellezze segrete - e forse per alcuni sconosciute- di Guidonia.
 
13446212 10208130218725987 890616843 o1 LA GALLERIA DEL VENTO: Negli anni ’20 l’Aeroporto Barbieri di Guidonia era uno dei centri di ricerca più importanti d’Italia in materia di studi aeronautici. Ospitava infatti una galleria Idrodinamica, con le rotaie livellate per seguire la curvatura terrestre, ben 6 gallerie del vento e una galleria ultrasonica, la più avanzata per potenza e dimensioni e la migliore del mondo in quel periodo. Al suo interno si poteva raggiungere la velocità di 2500 km\h: è probabile che le basi per il volo supersonico siano state gettate proprio a Guidonia.
 
 
13459482 10208130219646010 442880185 n13435940 10208130219326002 814762471 n
2. UNA CHIESA UNICA NEL MONDO: secondo alcuni studi la chiesa ipogea di San Nicola, in località Marco Simone sarebbe un rarissimo esempio di Mitreo trasformato in chiesa cristiana, insieme a quello di Sutri potrebbe essere l’unico in tutto l’Impero Romano d’Occidente. Il culto della dea Mitra è un culto orientale che si diffonde nel I-II secolo D.C. soprattutto tra i senatori e la classe dirigente romana.
Foto copyright: egeria-crs
 
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Alcuni dei beni archeologici presentati nella conferenza stampa sul rientro in Italia dagli Stati Uniti di 25 opere trafugate e recuperate dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, Roma, 26 maggio 2015. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
3. GLI AFFRESCHI RUBATI:
 La chiesa ipogea di San Nicola a Marco Simone era interamente rivestita di affreschi molti dei quali vennero rubati negli anni ’70 e venduti all’asta negli USA per un valore che superava i 550.000 euro. Tra questi c’è un affresco raffigurante “Il Cristo Benedicente” recentemente recuperato dallo stato italiano che verrà presto restituito alla città e esposto al Museo Civico Rodolfo Lanciani di Montecelio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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13453408 10208130221806064 327562444 o4.RICCHEZZA DELLA NATURA : Guidonia ha un ricchissimopatrimonio naturale semisconosciuto: l’area dell’Inviolata è stata dichiarata Parco Naturale e Archeologico Regionale nel 1996 e presenta il territorio tipico della campagna romana ma al suo interno ci sono anche piccoli boschi, ruscelli con rapide e cascatelle e anche dei piccoli laghi. La fauna del parco è davvero particolare: oltre al Gabbiano Reale del Mediterraneo troviamo Aironi Cenerini, Cormorani, Germani Reali, il Picchio Rosso e il Picchio Verde e addirittura il Martin Pescatore, un volatile molto raro biondicatore della qualità delle acque superficiali.
Foto di Francesco Cervoni
 
13453639 10208130222806089 1034003082 n13435897 10208130222486081 459444574 n5.GUIDONIA SOTTERRANEA: sotto Guidonia c’è un labirinto di grotte e cunicoli che coprono un’area vastissima, un luogo misterioso il cui punto di accesso si trova in località Casa Calda, (ovviamente è necessario essere accompagnati da esperti o speleologi perché molto pericoloso). Si chiama Grotta dell’Elefante, ma in realtà è un sistema di grotte che secondo i geologi si è originato a partire da un antico sistema vulcanico del Lazio. Una volta estinto il vulcano, il gas acido rimanente - l’anidride solforosa- ha scavato queste gallerie sotto Guidonia e mescolandosi all’acqua ha dato origine all’acqua sulfurea. In alcuni casi l’erosione arriva fino in superficie e si aprono delle enormi voragini, come il pozzo del Merro di Sant’Angelo o il Lago della Regina di Collefiorito, si ipotizza che il fondo di questi sinkhole - così si chiamano queste voragini in termini tecnici- si ricolleghi al sistema di grotte sotterranee. È un vero e affascinante viaggio al centro della terra.
 
Elena Giovannini




http://www.tiburno.tv/itinerari/item/14513-guidonia-segreta-le-5-meraviglie-che-vi-stupiranno

Etiopia: pronti alla «guerra totale» contro l’Eritrea

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Una guerra ingrosserebbe il flusso dei profughi eritrei verso il Mediterraneo

Etiopia Eritrea 5 Dopo i violenti gli scontri alla frontiera tra militari etiopi ed eritrei del 12 giugno, Addis Abeba non esclude una «guerra totale» contro l’Eritrea se non cambierà l’atteggiamento provocatorio del regime dittatoriale di Asmara. Durante una conferenza stampa tenutasi ieri, il portavoce del governo etiope Getachew Reda ha affermato: «Abbiamo la capacità di condurre una guerra totale contro l’Eritrea, ma non lo vogliamo fare. Una guerra dipenderà dall’atteggiamento di Asmara», e ha aggiunto: «Spero che non ripeteranno l’errore di coinvolgerci in una guerra aperta».
Secondo Reda l’esercito etiope, che il 12 giugno ha  lanciato un attacco lungo il Fronte centrale di Tsorona, a 130 chilometri a sud di Asmara e 20 Km dal confine con l’Etiopia, ha solo cercato di mettere fine agli attacchi ripetuti che l’Eritrea porterebbe dalla frontiera contesa tra queste due ex colonie italiane: «Gli ultimi tiri dell’Eritrea sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non pensiamo che si aspettassero una tale risposta da parte nostra». Una risposta che avrebbe fatto centinaia di vittime.
Il portavoce del governo di Addis Abeba ha detto che tra lunedì e martedì «abbiamo mandato un messaggio sufficientemente chiaro al regime. Speriamo che la vastità dei danni che hanno subito li farà riflettere due volte».
Secondo l’Etiopia lo scontro  armato di domenica con l’Eritrea è stato il più grave degli ultimi anni. I due Paesi si accusano reciprocamente di aver provocato gli scontri del 12 giugno, quando ci sono stati scambi di artiglieria pesanti sui due lati della frontiera, ma i giornali etiopi parlano anche di movimenti di blindati.
Reda non ha volute rivelare il numero dei soldati etiopi morti negli scontri armati che sono terminate il 13 giugno ma ha ammesso che «le perdite sono state importanti da entrambe le parti, ma di più nel campo eritreo».
L’esercito dell’Etiopia (96 milioni di abitanti) è sicuramente più potente, equipaggiato ed efficiente di quello dell’Eritrea (6 milioni di abitanti) ma gli eritrei durante la lotta di liberazione dall’Etiopia hanno dimostrato di saper essere guerriglieri imbattibili.
Ieri il ministro dell’Informazione eritreo ha denunciato un’aggressione militare etiope, affermando che «gli assalitori sono stati respinti, causando pesanti perdite nei ranghi nemici».
La dittatura di Asmara conta probabilmente sull’eterno nemico etiope per mascherare la sua crisi, ma il servizio militare coatto e di durata illimitata imposto ai suoi giovani potrebbe rivelarsi un boomerang. Secondo l’Onu sono migliaia gli eritrei che ogni mese tentano di scappare dal loro Paese, molti approdano in Italia e la nuova guerra contro l’Etiopia potrebbe gonfiare il flusso dei profughi e dei disertori.
Ma il ministro dell’Informazione dell’Eritrea dice invece che i problemi sono tutti per Addis Abeba e cerca di provocare divisioni etniche – come se che ne fosse bisogno – nel Paese vicino: «La crescente opposizione dei movimenti popolari etiopi, la corruzione endemica e la crisi economica, così come la volontà di frenare i promettenti progressi dell’Eritrea, sono tra i fattori che hanno spinto il regime del Tplf (Fronte di liberazione del popolo del Tigré, al potere in Etiopia, ndr) a lasciarsi andare ad avventure militari imprudenti».
Reda ribatte: «Le forze eritree hanno cominciato a sparare con gli obici contro le nostre posizioni, in particolare contro ambulanze civili, e noi abbiamo risposto».
Il pericolo che si ripeta la carneficina della guerra che tra il 1998 e il 2000 ha opposto Eritrea ed Etiopia è reale. Il governo dittatoriale di Amara accusa il regime autoritario di Addis Abeba di aver lanciato l’attacco sul fronte di Tsorona, proprio la frontiera contesa che scatenò la guerra 18 anni fa.
La cosa paradossale è che i capi dei due fronti parlano tigrino, così come si parla la stessa lingua dai due lati della frontiera contesa. L’altro paradosso è che i Paesi occidentali finanziano entrambi i regimi, che non brillano certo per rispetto dei diritti umani.
L’Eritrea si dichiara vittima di un attacco a sorpresa lanciato dall’Etiopia la mattina dl 12 giugno. Dopo aver taciuto per 24 ore, il governo etiope ha contestato la versione di Asmara e ha annunciato di aver subito un  «serio attacco» dall’Eritrea e di averlo respinto, ma questo ha costretto ad evacuare per precauzione diversi villaggi di confine».
La versione probabilmente più plausibile è quella data dall’opposizione eritrea in esilio: si è trattato di uno scontro  tra due unità di commando, avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 giugno, che sarebbe degenerato con l’arrivo di rinforzi, in particolare di artiglieria e tank. Il 12 giugno ci sarebbero stati combattimenti sporadici, ma molto violenti, intorno a diversi villaggi, ai quali hanno partecipato i due eserciti.
Questo spiegherebbe la visita effettuata l’11 giugno ad Algeri da un inviato speciale del presidente eritreo, l’eterno Isaias Afewerki,  che avrebbe consegnato un messaggio al presidente algerino Abdelaziz Bouteflika,  che è il garante dell’Accordo di Algeri che mise fine alla guerra tra Etiopia ed Eritrea nel giugno 2000, e che Etiopia ed Eritrea si accusano di aver violato in questi giorni di scontri.
Dall’Eritrea, a parte il laconico comunicato del governo filtrano poche notizie. Quel che è certo è che gli abitanti di Asmara sono più preoccupati per gli annunci mortuari che ricoprono i muri della città con i nomi dei centinaia di profughi eritrei annegati nel Mediterraneo nelle ultime settimane. La guerra non farà che aumentare la voglia di scappare da un Paese prigione: meglio rischiare di morire nel Mediterraneo che per una pallottola per difendere una dittatura.

http://www.greenreport.it/news/geopolitica/etiopia-pronti-alla-guerra-totale-leritrea/#prettyPhoto

Elezioni Roma, D’Alema: “Pronto a votare la Raggi pur di cacciare Renzi? Falso”. Ma Repubblica conferma la frase anti premier

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Elezioni Roma, D’Alema: “Pronto a votare la Raggi pur di cacciare Renzi? Falso”. Ma Repubblica conferma la frase anti premier

Secondo un retroscena pubblicato da Repubblica l'ex presidente dei Ds ha rivelato ai suoi che al ballottaggio per il Campidoglio si schiererà per la candidata M5s ("Sono disposto a schierarmi anche con Lucifero") e che lavorerà ai comitati per il No al referendum per le riforme. In mattinata la smentita: "Frasi mai pronunciate frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti". Il presidente dem Orfini su Twitter: "Venga a darci una mano in questi ultimi giorni di campagna"

“Pur di mandare via Renzi, sono disposto a votare Lucifero, figuriamoci se mi tiro indietro davanti alla candidata grillina di Roma Virginia Raggi“. A pronunciare questa frase, secondoRepubblica, è stato il dem ed ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema che starebbe anche lavorando per i comitati del No alle riforme e alla “rinascita della sinistra riformista” con il governatoreMichele Emiliano come “sostituto credibile di Renzi”. Un retroscena pubblicato in prima pagina a firma Goffredo De Marchis, che ha subito scatenato gli attacchi del Pd (“Sfasciare tutto non serve a niente”) e che è stato smentito ufficialmente in mattinata dalla portavoce di D’Alema: “Frasi false, frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti”. A negare tutta la ricostruzione è stato anche lo stesso presidente della Puglia: “Non ci siamo mai incontrati”. Il quotidiano ha però confermato la propria versione: “L’articolo riporta fedelmente quanto ci è stato raccontato da numerose fonti. Parlare di mandanti esterni è grottesco”.

Il primo a commentare su Twitter era stato il presidente del partito Matteo Orfini: “Spero che smentisca al più presto. E che venga a darci una mano in questi ultimi giorni di campagna”. Poi a Radio Capital è intervenuta la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani: “Siamo di fronte a questioni personali. Sfasciare tutto non serve”. Sul fronte di D’Alema l’impressione è che ci sia “un vero e proprio dolo” contro l’ex segretario dei Ds: “Supponiamo abbia un’origine nella sede non diciamo del taverniere fiorentino ma certamente nel suo entourage”, si legge ne la Velina Rossa di Pasquale Laurito, molto vicino all’ex segretario dei Ds negli anni della sua premiership. “E’ in corso un gioco politico che dura da molte settimane, D’Alema non ha voluto commentare i risultati delle Comunali proprio per non essere trascinato in un gioco assurdo: un modo per fare caciara e intestare ad altri il prevedibile insuccesso del Pd alle amministrative. Se D’Alema è stato rottamato dal taverniere fiorentino perché gli si attribuisce tanta rilevanza politica? Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.

Spero che D'Alema smentisca al più presto. E che venga a darci una mano in questi ultimi giorni di campagna.https://twitter.com/repubblicait/status/742934185917173761 

Nell’articolo di Repubblica si parla dettagliatamente di diversi incontri, nonché di contatti in Puglia, in particolare con il presidente Pd della Regione Emiliano, e a Roma, dove l’ex ministro Massimo Bray e l’ex sindaco Ignazio Marinosarebbero tra i “più assidui interlocutori” di D’Alema. Secondo il retroscena di Goffredo De Marchis, l’obiettivo di D’Alema è quello di indebolire il segretario Pd e due sono le tappe nella sua testa: i ballottaggi a Roma e Milano e il referendum costituzionale di ottobre prossimo. L’ex presidente del Consiglio sta lavorando alla ricostruzione di una sinistra riformista e per questo già nei prossimi giorni ufficializzerà il suo impegno per il “no” alla riforma della Costituzione. D’Alema non si aggregherà ai comitati già esistenti perché, in quanto ex presidente della Bicamerale, non è d’accordo con chi dice “che la Carta non si tocca a prescindere”. Ma al tempo stesso condanna il provvedimento del governo Renzi per la “deriva autoritaria” che secondo lui comporta.
A metà mattina è arrivata la smentita attraverso la portavoce: “L’articolo pubblicato da ‘Repubblica’ è falso”, si legge nella nota. “I numerosi virgolettati riportati, a cominciare dal titolo, corrispondono a frasi mai pronunciate. D’altra parte, l’autore non precisa né dove, né quando, né con chi sarebbero state dette. Le riunioni di cui si parla non si sono mai svolte“. D’Alema ha poi accusato che dietro la pubblicazione dell’articolo ci sia la volontà di screditarlo: “La ricostruzione è frutto della fantasia del cronista e della volontà dei suoi mandanti. D’Alema, che è quasi sempre all’estero, non ha avuto modo di occuparsi della campagna elettorale di Roma”.  Anche il presidente della Puglia Michele Emiliano ha smentito ogni contatto: “Si precisa che non si è svolto alcun incontro con il presidente Massimo D’Alema e che non è in corso alcuna interlocuzione su questioni politiche nazionali, su materia referendaria o attinenti la leadership del Partito democratico”. Con l’arrivo della smentita ufficiale, Orfini ha cercato di archiviare velocemente la questione: “Polemica chiusa, ora lo aspettiamo ai gazebo per il nostro candidato Roberto Giachetti“, ha scritto sempre su Twitter. Repubblica sul sito internet ha però replicato alle accuse di D’Alema: “L’articolo riporta fedelmente quanto ci è stato raccontato da numerose fonti. Le frasi sono state ripetute in più occasioni di fronte ad interlocutori diversi. Parlare di mandanti esterni è grottesco, a muoverci non è altro che il giornalismo che significa raccontare storie di interesse generale. E questa ci pare proprio che lo sia”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06/15/elezioni-roma-dalema-pronto-votare-la-raggi-pur-di-cacciare-renzi-falso-ma-repubblica-conferma-la-frase-anti-premier/2831043/

Tre giorni a Bucarest, come arrivare e cosa vedere

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 by VERONICA CROCITTI

Bucarest, capitale della Romania e già capitale della Dacia, la sua storia ha radici antiche. Probabilmente risulta maggiormente nota ai più per le leggende che avvolgono la figura del sanguinario Vlad III, l’Impalatore, (il Conte Dracula), che ha allontanato gli ottomani, confermando Bucharest quale fulcro della cultura cristiana dell’Europa Orientale. Più di recente, ha vissuto anni bui sotto la dittatura comunista diCeaușescu, che le hanno cambiato il volto. Il regime, la sua caduta, insieme al terremoto del 1977, hanno contribuito alla sua trasformazione e le hanno valso il nome di “Le petit Paris”.
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COME ARRIVARE. Sicuramente il modo più comodo e veloce per raggiungere Bucarest dall’Italia è l’aereo. Nella cittadina diOtopeni, a 18 km a Nord della Bucarest, si trova l’aeroporto internazionale Henri Coanda (Otopeni), che serve la capitale rumena, collegandola alle maggiori città europee, mediante anche diverse compagnie low-cost. L’aeroporto è collegato con il centro della città di Bucharest attraverso autobus (express 783-780) o tramite treno (Henri Coanda Expres). Anche il taxi è da prendere in considerazione come alternativa sufficientemente economica (accertandosi di usare solo mezzi convenzionati con tariffa 1.39 lei/km). Bucarest è raggiungibile da tutta Europa (e da Istanbul) attraverso treni diretti giornalieri che raggiungono le due principali stazioni della città.
COSA VEDERE. Busarest si sta scrollando di dosso le ceneri del suo passato comunista e sta diventando a pieno titolo una dellecapitali europee più energiche e creative. Il Centrul Civic è stato sventrato per fare posto ai grandi Boulevard alberati che, per desiderio di Ceaușescu, dovevano ricreare l’atmosfera francese degli Champs-Élysées. L’arco di Trionfo di Bucharest, ispirato a quello parigino, fu realizzato nel 1935 in onore dei caduti durante la prima guerra mondiale. Il Palazzo del Parlamento (Casa Popolurui) è l’edificio governativo più grande del mondo (330mq), dopo il Pentagono, voluto da Ceaușescu e terminato dopo al sua morte, incarna lo stile del classicismo socialista. Può essere visitato e alcune sale possono essere affittate per feste private.
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Casa Popolurui – Palazzo del Parlamento
Per vivere l’atmosfera del centro storico è consigliabile seguire uno dei walking tour gratuiti (raduno Piața Unirii), offerti da associazioni studentesche, che in un paio di ore permettono di scoprire il cuore della città vecchia (quartiere Lipscani) e come si è trasformata prima e dopo la dittatura. Un groviglio di stradine lastricate sulle quali si affacciano palazzi, musei, teatri, anch’essi groviglio di stili (liberty, neoclassico, barocco e bizzantino). Una delle perle del quartiere è la più antica chiesa ortodossa del Paese (Biserica Stavropoleos), affiancata dal suo chiostro e un piccolo cimitero. A pochi passi si trovano le rovine dell’edificio che fu dimora di Vlad III di Valacchia (La Curtea Veche) e che oggi ne ospita un busto in bronzo.
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La Curtea Veche
Uno dei simboli della città di Bucharest è l’ultimo caravanserraglio europeo (Hanul nui Manuc), oggi ristorante e spazio espositivo, risalente agli inizi del XIX secolo; si racconta essere stato costruito da una spia armena, che aveva trovato una iniziale e apparente fortuna in Romania. Sulla scalinata di ingresso del Museo di Storia Nazionale è installato un bronzo raffigurante l’Imperatore Traiano che descrive simbolicamente la genesi del popolo rumeno dalla fusione tra Antichi Romani e Daci. Il centro geografico della città è Piaţa Sfântul Gheorghe, con l’omonima chiesa, corrisponde al “km 0” della Romania. Davanti al Teatro Nazionale, alle spalle dell’Università, è possibile ammirare il monumento al circo, istituito per recuperare i bambini poveri che vivono nelle fogne e sniffano colla, l’altra faccia nascosta di Bucarest.
Federica Albanese
(Per vedere altre foto della Romania, clicca qui “Sulle orme di Dracula: Romania, terra da scoprire“)
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Università di Bucarest

http://www.scorcidimondo.it/2016/05/tre-giorni-a-bucarest-come-arrivare-e-cosa-vedere/
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