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Article 23

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Sud e Jobs act, D’Alema all’attacco: «Così si diventerà tutti precari»


di ​Pietro Perone

Fuori dall’agenda della politica, tallone d’Achille del governo Renzi, vittima del taglio del coofinanziamento nazionale indispensabile per attivare i fondi europei, il Mezzogiorno sarà il leit motiv del convegno che si terrà domani, a Napoli, organizzato dalla fondazione Italianieuropei. Massimo D’Alema, che ne è presidente, ragiona sui passi indietro compiuti rispetto a ciò che un tempo veniva definita «questione meridionale», zona d’Italia in cui «i lavoratori sono più deboli e dunque più esposti». Una situazione che verrà aggravata dal Jobs Act che, avverte D’Alema, farà diventare «tutti Co.co.pro».

Il Mezzogiorno ha perduto anche la certezza dei fondi Ue?
«È questo il rischio, in parte per la responsabilità delle stesse regioni meridionali, che non sono state in grado di utilizzare i fondi europei in modo efficace e tempestivo; in parte per colpa di misure prese dal governo, che a mio avviso sono discutibili e che finiscono per punire le popolazioni e anche gli amministratori capaci. La riduzione della percentuale nazionale del coofinanziamento, nel tentativo di punire i cosiddetti “enti inadempienti”, farà pagare un prezzo alto ai cittadini».

È dall’epoca del governo Ciampi che si discute del pieno utilizzo dei fondi Ue: ci sarà una qualche responsabilità anche delle classi dirigenti meridionali altrimenti non teme che si corre il rischio di cadere nell’auto indulgenza?
«C’è una colpa sicuramente delle classi dirigenti che nel corso di questi anni non sono riuscite a fare molto. Ricordo, però, che ci sono stati momenti importanti nella storia del Mezzogiorno in cui si è riusciti a dimostrare che questa parte del Paese non è condannata alle difficoltà. Nell’ultimo numero della rivista di Italianieuropei abbiamo cercato di capire le ragioni che hanno reso difficile l’affermarsi di una classe dirigente moderna».

http://www.ilmattino.it/PRIMOPIANO/POLITICA/massimo-d-amp-39-alema-intervista-mattino/notizie/1204996.shtml

Article 22

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Bambini a metà, ecco i figli della 'ndrangheta

Inchiesta sul disagio familiare e sociale di minori e storie di riscatto



La copertina del libro 'Bambini a meta' - I figli della 'ndrangheta' di Angela Iantosca

Manifestazione a favore del giudice Aielli, minacciata di morte

Manifestazione a favore del giudice Aielli, minacciata di morte

Festa della Madonna di Polsi, presso il Santuario omonimo in Aspromonte, 2 settembre 2012

La copertina del libro 'Onora la madre - Storie di 'ndrangheta al femminile' di Angela Iantosca

(di Giorgiana Cristalli) 
   I figli della 'ndrangheta sono quelli che nei giorni di festa non vanno a trovare i cugini e non vanno a pranzo dalla nonna, ma si avventurano nelle campagne per portare un saluto a chi è costretto a nascondersi, un latitante, che spesso è uno di famiglia, un fratello o un padre.
La giornalista Angela Iantosca racconta questi 'Bambini a metà - I figli della 'ndrangheta'(Perrone editore) attraverso gli incontri, le carte, le parole dei pm, dei giudici, degli psicologi e di chi si fa carico della responsabilità di far conoscere loro un mondo diverso da quello nel quale sono costretti a crescere, con la prefazione di Enzo Ciconte, docente universitario ed ex Consulente della Commissione Parlamentare antimafia. "Ci sono bambini che sono figli di padri che uccideranno le loro madri, che conoscono il linguaggio della violenza, intuiscono il pericolo, sanno quando è ora di tacere, scappare, sparire", spiega l'autrice del volume, che ha già pubblicato 'Onora la madre - storie di 'ndrangheta al femminile' (Rubettino).
Le operazioni giudiziarie, gli arresti, le confische dei beni condotte in Calabria sono state operazioni di enorme importanza: hanno portato alla disarticolazione della rete e, spesso, alla decimazione delle gerarchie criminali. Ma in che misura questi arresti hanno inciso su un tipo di organizzazione che si fonda sulla famiglia? Come fermare il ricambio generazionale su cui conta la 'ndrangheta? Da questa considerazione prende le mosse il libro, che racconta le storie dei minori che nascono con un destino già stabilito, al quale difficilmente possono opporsi.
Crescere nella violenza innesca dinamiche dalle quali è difficile uscire: disagio sociale, rigidità, difficoltà di proiettarsi nel futuro, di riflettere su se stessi e di cambiare idea, scarsa fiducia, depressione. C'è un modo per intervenire? L'inchiesta getta un fascio di luce sulle storie dei ragazzi che hanno avuto la possibilità di allontanarsi dal mondo nero della criminalità organizzata per non tornare più indietro. L'autrice si è avvalsa del prezioso supporto del Tribunale per i Minori di Reggio Calabria che si batte per provare a salvare questi bambini attraverso un protocollo, 'Liberi di scegliere', che propone di sottrarre i minori alle famiglie (laddove viene dimostrata la pericolosità del contesto) con modalità variabili a seconda della situazione in cui si trovano. 
Oltre al tribunale, c'è tanta gente di buona volontà che aiuta questi ragazzi attraverso associazioni, volontariato, Chiesa, scuola.
Tra i protagonisti di questa difficile battaglia c'è la preside di San Luca, Mimma Cacciatore che, da tre anni, cerca di educare i bambini delle elementari e delle medie alla bellezza, e don Pino De Masi, referente di Libera nella Piana di Gioia Tauro, e ancora Mimmo e Mario Nasone (proprio in questi giorni Mimmo è stato minacciato dalla 'ndrangheta in modo violento), Suor Carolina, ex braccio destro di Don Puglisi che lavora vicino San Luca, e Francesco Rigitano che ha deciso di dedicare la sua vita ai giovani.
"Degli uomini di ’ndrangheta sappiamo tutto, o quasi. Delle donne di ’ndrangheta sappiamo molto più di prima grazie a studi recenti compiuti soprattutto da donne", spiega Ciconte nella prefazione."Dei figli, dei fanciulli, dei piccoli, dei bambini che crescono nelle famiglie di ’ndrangheta non sappiamo quasi nulla. Ogni tanto arriva una notizia, siamo informati di decisioni dei tribunali dei minori, leggiamo qualche articolo di colore e niente più. Poi cala il silenzio e questi ragazzi finiscono in un cono d’ombra perché nessuno, a livello mediatico e tanto meno di ricerca e di studio, se ne occupa". Il libro di Angela Iantosca -  conclude Ciconte - colma questa lacuna "perché ci aiuta a capire, apre un faro potente, illumina una realtà sconosciuta, ci introduce nei meandri oscuri e inesplorati di esistenze difficili, dure, aspre, sofferte di ragazzi costretti a vivere una vita diversa da quella dei loro coetanei".

 (ANSA)

L’esperto di Giovanardi: “I matrimoni gay come l’Is”, ma mente suoi suoi titoli accademici

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giovanardi-Redazione- Il senatore Carlo Giovanardi ha invitato il dottorMario Binasco a Palazzo Madama.
Oggetto dell’intervento dell’illustre accademico, i matrimoni gay, definiti un pericolo per la società, paragonando il ddl Cirinnà ai proclami dei terroristi dell’Isis.
Binasco avrebbe rappresentato la posizione dell’ Ecole Europèenne de Psychanalyse, peccato che  scuola che non esista più dal 2001.
A rivelarlo, Domenico Cosenza, presidente della scuola italiana lacaniana di psicanalisi, il quale chiarisce anche che la posizione dell’associazione mondiale di psicanalisi è completamente diversa dalle teorie espresse in materia di unioni omosessuali dal professore invitato in Senato da Carlo Giovanardi.

http://www.articolotre.com/2015/02/lesperto-di-giovanardi-i-matrimoni-gay-come-lis-ma-mente-suoi-suoi-titoli-accademici/

Grinzane Cavour. Dopo le accuse di Soria la procura apre un fascicolo: Chiamparino querela

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grinzane cavour-Redazione- La procura di Torinoaprirà un’inchiesta sulle accuse lanciate da Giuliano Soria, l’ex patron del Premio Grinzane Cavour.
 Inizialmente si tratterà di un fascicolo contro ignoti, in attesa di verificare se ci siano spunti che possano portare a formulare ipotesi di reato. E intanto, per quanto riguarda gli episodi oggetto del processo, anche il procuratore generale Vittorio Corsi si riserva di fare ulteriori accertamenti sulle dichiarazioni di Soria, per cui ha chiesto la condanna in secondo grado a 11 anni e 9 mesi.  
Soria ha tirato in ballo politici, artisti, giornalisti e funzionari pubblici che avrebbero beneficiato – in qualche modo – del premio: regalie, viaggi, soggiorni di lusso, inviti a feste, cene ed eventi, denaro in nero, salvo poi voltargli le spalle non appena finito nei guai.  
Il bersaglio grosso è l’ex sindaco Chiamparino.
A lui Soria ha dichiarato di aver destinato 25 mila euro come finanziamento alla campagna elettorale del 2006, quando correva per essere riconfermato a Palazzo Civico: 20 mila consegnati di persona in un bar di piazza Vittorio e 5 mila recapitati a casa dell’ex assessore comunale alla Cultura Alfieri. «Tutti in nero, come in nero pagavo attori e artisti che partecipavano agli eventi», dice Soria.  
Chiamparino ha già dato mandato ai suoi avvocati di querelare l’ex patron del Grinzane. Ora, toccherà alla procura fare luce su queste e altre dichiarazioni di Soria, valutando se esistano o meno profili penali (a cominciare dal finanziamento illecito ai partiti) o se si tratti di eventuali reati già caduti in prescrizione.

http://www.articolotre.com/2015/02/grinzane-cavour-dopo-le-accuse-di-soria-la-procura-apre-un-fascicolo-chiamparino-querela/

Cosa Nostra implacabile: un cecchino per eliminare Di Matteo

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Perchè tanto odio per Nino Di Matteo? Perchè fa paura-G.C.- Sono ormai due anni che a Palermo si respira un'aria pesante, di morte: due anni che il pm simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo, è soggetto a minacce e intimidazioni da parte dei vertici di Cosa Nostra e, secondo quanto rivelato dal neopentito Vito Galatolo, anche da "entità esterne".
Di Matteo, lo disse appunto lo stesso collaboratore di giustizia nel rivelare le intenzioni della mafia di ucciderlo, è andato "troppo oltre". Per questo motivo, già nel dicembre del 2012, il gotha di Cosa Nostra aveva deciso la sua uccisione, con il benestare della primula rossa Matteo Messina Denaro. A leggere la sentenza del boss fu, ai tempi, Girolamo Biondino, oggi detenuto, capomandamento del quartiere palermitano di San Lorenzo.
Un dettaglio tutt'altro che irrilevante: nei giorni scorsi, infatti, in Procura, nel capoluogo siciliano, è giunta, come rivelano Rizza e Lo Bianco sul Fatto Quotidiano, una segnalazione top secret in cui si mette in guardia dal nuovo piano per eliminare definitivamente il magistrato scomodo.
Inizialmente, infatti, s'era pensato ad un'autobomba: un atto di questo genere, però, avrebbe comportato numerose vittime e, quindi, i rischi per Cosa Nostra non sarebbero stati minimi. Un'azione simile avrebbe scatenato l'indignazione pubblica e la furia contro la mafia, anche da parte dei cittadini, inducendo così al crollo del muro di omertà e facendo vacillare il substrato fertile su cui reggersi. L'alternativa era quella di uccidere Di Matteo a Roma, in un agguato con kalashnikov e bazooka.
Entrambe le strade sono però sfumate quando Galatolo ha deciso di parlare e rivelare tutto ai pm. Così, mentre a Palermo prosegue la caccia al tritolo, Cosa Nostra non è rimasta con le mani in mano e ha elaborato un nuovo progetto di morte, in puro stile militare: un cecchino, appostato sui tetti del quartiere di San Lorenzo, in una strada molto stretta, armato di fucile di precisione. Il suo compito, quello di eliminare Di Matteo nel brevissimo lasso di tempo tra la sua uscita dall'auto blindata e l'entrata in una palazzina del luogo, in cui è solito recarsi.
Anche il dettaglio della strada stretta è tutt'altro che irrilevante. Ricorda Adriana Stazio: "Nel 2013 arrivarono vari anonimi: il primo del 26 marzo preannunciava un attentato in fase esecutiva ai danni di Nino Di Matteo e Massimo Ciancimino, illustrando i pedinamenti eseguiti sui due per organizzarlo. Poi ne arrivò dopo pochi giorni un altro in cui si avvertiva Di Matteo di stare attento ai "passaggi stretti". Passaggi stretti, proprio come la strada di cui si parla oggi. E' purtroppo evidente a chiunque che il piano stragista di cui si parla oggi in questo anonimo e nelle dichiarazioni di Galatolo è lo stesso di cui parlava l'anonimo quasi due anni fa."
Ovviamente, non si hanno notizie riguardo da chi sia giunta la soffiata e le bocche, in procura, sono cucite. L'informativa è già giunta ai pm di Caltanissetta, che indagano sulle minacce, mentre sono stati attivati nuove procedure per difendere Di Matteo dalla furia di Cosa Nostra: ormai da tempo le misure di sicurezza nei suoi confronti sono al massimo livello e nuove regole per la sua tutela sono state elaborate martedì.

http://www.articolotre.com/2015/02/cosa-nostra-implacabile-un-cecchino-per-eliminare-di-matteo/

Article 18

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BLACK IS BACK! - LA SERIE “EMPIRE” ARRIVA IN ITALIA DOPO AVER FATTO IL BOTTO IN AMERICA: UNA “DINASTY” DELL’HIP-HOP TRA SOLDI, SESSO E VIOLENZA. E AMORE GAY, ANCORA POCO ACCETTATO NEL MONDO AFRO

Il personaggio interpretato da Terrence Howard ha tre figli e non sa a chi affidare il suo impero musicale: "il passaparola è fondamentale, e i neri sono i principali utilizzatori dei social" - Si aggiunge ai successi di “Scandal”, “How to get away with murder”, “Black-ish” e “Orange is the new black”...


Carlo Bizio per “il Giornale

EMPIREEMPIRE
Come Il padrino ambientato al giorno d'oggi; come I Soprano con protagonisti neri americani; come Quei bravi ragazzi nel mondo dell'hip hop. La nuove serie della Fox Empire è tutto questo e altro. È il nuovo fenomeno della tv di prima serata, numero uno di ascolti nella sua categoria. È la serie che alimenta il maggior passaparola su internet, più twittata e chiacchierata dai ragazzini, neri e bianchi senza distinzione.

Empire è il nome dell'etichetta discografica lanciata e gestita con pugno di ferro dal personaggio interpretato da Terrence Howard, un sorta di Don Corleone in versione «urban», come si dice in America, eufemismo che indica i quartieri neri e tosti delle grandi metropoli.
empire la serie tvEMPIRE LA SERIE TV

Ha tre figli (proprio come Marlon Brando nella celebre opera di Francis Ford Coppola), tutti e tre musicisti, uno dei quali gay (riferimento a Frank Ocean?), e non sa a chi affidare l'impero, dato che gli sono appena diagnosticati i prodromi della terribile e ubiqua (in tv) Sla. Lucius (il personaggio di Howard) ha un passato violento, è un ex gangster, che non esita nemmeno adesso a esercitare il potere con violenza, quando necessario. Cerca di sfuggire ai fantasmi del proprio passato, senza successo. Una figura molto attuale: basti pensare alla cronaca nera legata al mondo del gangsta rap e ai delinquenti miliardari come Suge Knight, ora in prigione.

Ma questo allure criminale è forse proprio l'asso nella manica di Empire, creata da Danny Strong e Lee Daniels, il regista di The Butler. Tocca direttamente un nervo scoperto nella comunità nera americana e svela senza troppe inibizioni (pur con le censure di un network nazionale in cui le parolacce non sono ammesse) i retroscena dell'industria musicale. Terrence Howard spiega così il successo di Empire: «combina i conflitti interni di una famiglia eccessiva e scandalosa in stile Dinasty a un'ambientazione molto contemporanea alla musica di Timbaland e alla volontà di affrontare soggetti tabu come l'omosessualità, che è ancora un problema nella comunità dell'hip-hop».
empire la serie tv 6EMPIRE LA SERIE TV 6

Empire, divenuto un fenomeno di ascolti e di cultura popolare, è l'avanguardia di un arrembaggio di serie televisive create da neri, con storie di neri, con protagonisti neri (la correttezza politica vorrebbe «africano-americani», ma sono i neri i primi a riderci sopra), rivolte a tutti. Commenta ancora Howard: «Beh, diciamo che abbiamo scoperto che i neri guardano molto la televisione.

empire la serie tv 5EMPIRE LA SERIE TV 5
Non solo la guardano, ma si divertono a guardarla insieme, e ne parlano! Prima d'ora avevamo solamente Bill Cosby, Will Smith e poco altro. Descrizioni edulcorate di realtà sociali che la maggior parte dei neri non vive. Ci si diverte con loro, certo, ma adesso i neri hanno scoperto la forza dell'identificazione». Citiamo Scandal (ABC) con Kerry Washington nel ruolo del genio delle comunicazioni e gestione di crisi, amante del presidente Usa (il bianchissimo Tony Goldwyn), quindi How to Get Away with Murder (anch'essa della ABC), con Viola Davis professoressa di giurisprudenza e avvocato, che si circonda dei suoi migliori studenti come assistenti per portare avanti le sue dubbie cause.
empire la serie tv 4EMPIRE LA SERIE TV 4

Queste ultime due serie sono frutto dell'immaginazione di Shonda Rhimes, una donna nera, apertamente lesbica e madre single. Successo d'ascolti anche per la sitcom Black-ish (commedia liceale tutta al nero) e da citare anche la premiata Orange is the New Black di Netflix, con molte protagoniste femminili nere.

empire la serie tv 3EMPIRE LA SERIE TV 3
In Italia Empire sta per esordire su Fox (il 3 marzo prossimo) mentre la stessa rete ha lanciato How to Get Away with Murder il 27 gennaio scorso. Una parte non indifferente del successo di queste serie arriva dalla loro esposizione sui social. Conclude Howard: «I neri sono i maggiori utilizzatori di twitter e di altri social, e i giovani neri americani sono velocissimi a propagare e divulgare entusiasmi e mode che vengono assorbiti anche dai coetanei non neri. Empire non solo diverte, intriga e fa scattare meccanismi di identificazione: è una serie che parla dell'importanza dei social e che sta avendo successo grazie ad essi. Noi neri non facciamo surf: ma in tv siamo sulla cresta dell'onda».
best scandal star kerry washington looking lovely as always in marchesaBEST SCANDAL STAR KERRY WASHINGTON LOOKING LOVELY AS ALWAYS IN MARCHESA


le regole del delitto perfetto how to get away with murderLE REGOLE DEL DELITTO PERFETTO HOW TO GET AWAY WITH MURDERorange is the new black 6ORANGE IS THE NEW BLACK 6la coppia di orange is the new blackLA COPPIA DI ORANGE IS THE NEW BLACK
orange is the new black 5ORANGE IS THE NEW BLACK 5
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Article 17

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CHI CI RIMETTE LA PELL? - PAPA BERGOGLIO E’ SOLO E IN DIFFICOLTÀ A GOVERNARE LA CURIA - CRESCE LA FRONDA CONTRO PELL, ZAHRA E DE FRANSSU: I TRE NON VOGLIONO APRIRE IL FORZIERE PER L’IDI E ALTRI ASSET DELLA SANTA SEDE IN DIFFICOLTÀ - FOTO INEDITE DEL PAPA

Pell intende accentrare nelle sue mani poteri sempre maggiori, magari portando sotto il suo diretto controllo anche l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica - La ciliegina avvelenata sulla torta? La decisione di Zahra e De Franssu di non impegnare le risorse dello Ior per sostenere l’Istituto dermopatico dell’Immacolata…


BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIABERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Dagoreport

Triste, solitario y final. Papa Francesco è sconsolato, depresso, messo all’angolo da un cambiamento che non riesce a imprimere alla sua Curia. La frattura in Vaticano tra forze della conservazione e i (pochi) bergogliani si è accentuata, dopo alcune decisioni del Pontefice. Su tutte, la nomina di George Pell a prefetto della Segreteria per l’economia.

L’investitura, che aveva creato non poche perplessità viste le traversie giudiziarie del religioso, è diventata una piccola bomba sotto la sedia gestatoria del Papa argentino. Pell ha sponsorizzato la “cordata dei maltesi”, ovvero Joseph Zahra e Jean Baptiste De Franssu, allo Istituto Opere religiose. Tandem, questo, che gestisce il forziere della Santa Sede con un’autonomia giudicata eccessiva. Le richieste di maggiore collegialità nelle decisioni e di nuovi controlli sulle finanze sono cadute nel vuoto.

BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIABERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Pell intende accentrare nelle sue mani poteri sempre maggiori, magari portando sotto il suo diretto controllo anche l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica. La ciliegina avvelenata sulla torta è stata la decisione di Zahra e De Franssu di non impegnare le risorse dello Ior per sostenere asset importanti come l’Istituto dermopatico dell’Immacolata.

Al “C9”, il meeting dei cardinali chiamati a dettare le linee guida della Chiesa, Pell aveva già avuto un duro confronto con Giuseppe Bertello, favorevole a una linea più prudente rispetto al decisionismo dell’australiano sulle finanze vaticane, e con il segretario di Stato Pietro Parolin. Allo scetticismo del duo Bertello-Parolin si è aggiunto ora quello di altri prelati come Coccopalmerio, Calcagno, Versaldi, Vallejo, Ilano e Salvadori.
BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIABERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA

Bergoglio ha le mani legate: non può rimangiarsi la nomina di Pell, non può rispedire al mittente Zahra e De Franssu e non riesce a controllare i “malpancisti”. Inoltre, il Sinodo - voluto per “incoraggiare” i vescovi a considerare posizioni più morbide su gay e divorziati - è una “nave senza nocchiere” e la gran tempesta è già arrivata. I vescovi, divisi e confusi, non sanno cosa fare. La maggioranza dei prelati è tra incudine e martello: da un lato le pressioni dell’ala tradizionalista, che non intende cedere di un millimetro, e dall’altro quelle dei bergogliani, decisi a proseguire l’opera di rinnovamento della Chiesa.

BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIABERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
Il Papa è solo e in difficoltà. Tanto forte è la presa di Bergoglio su fedeli, “atei devoti” e opinione pubblica, tanto è timida e incerta la sua presa sulla Curia. I reduci bertoniani hanno fiutato l’aria, i cardinali conservatori serrano le fila. Cresce la schiera di quelli che confidano in una serie di sfortunati intoppi che lentamente spinga Papa Francesco in quel vicolo cieco in cui si era già ritrovato Ratzinger. Un angolo buio dal quale si esce solo con l’estremo sacrificio: le dimissioni.


BERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIABERGOGLIO IN PREGHIERA AD ARICCIA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/chi-ci-rimette-pell-papa-bergoglio-solo-difficolt-governare-95324.htm?utm_source=outbrain&utm_medium=widget&utm_campaign=obclick

Article 16

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LA FORMIDABILE PERFORMANCE DI SABRINA FERILLI A “CHE TEMPO CHE FA” SPOPOLA SUL WEB. MA IL CRITICONE TV DEL CORRIERONE, ALDO GRASSO, FA LA PECORA (DELL’INTERVALLO) E STAVOLTA NON BELA SULLA FIGURACCIA FATTA DAL SUO AMICHETTO STRAZIO


FERILLI FAZIO 3FERILLI FAZIO 3
         

DAGOREPORT
Possiamo immaginare che domenica sera il catatodico professor Aldo Grasso dormiva.
O, magari, si stava disintossicando dalle sbornie televisive cui si costringe ogni giorno per mantenere fede alle sue recensioni televisive sul “Corriere della Sera” conversando amabilmente con il suo produttore preferito Pietro Valsecchi.
grasso fazio freccero PANORAMAGRASSO FAZIO FRECCERO PANORAMA

Già, perché domenica sera nella trasmissione del suo caro amico Fabio Fazio, “Che tempo che fa”, è accaduto un fatto a dir poco eccezionale nella storia di quello che una volta era chiamato il piccolo schermo.

L’ospite di turno, la splendida e inarrestabile Sabrina Ferilli, con l’arma insuperabile dell’ironia romana che “non si arresta neppure di fronte alla morte” (Ennio Flaiano), ha messo in un angolino il padroncino spocchioso o leccaculo (secondo le circostanze) di casa-RaiTre.

FERILLI FAZIO 1FERILLI FAZIO 1
E non capita tutti i giorni che la vittima della corrida non sia il povero toro predestinato a sanguinare nell’arena, ma il matador fornito di banderillas e della spada di lidia. Ma rimanendo nel campo giornalistico, la notizia che è il padrone a mordere il cane per il professor Grasso non merita di essere segnalata (e commentata) ai lettori del Corrierone.
aldo-grassoALDO-GRASSO
Neppure dopo che i siti web (iniziatore Dagospia) hanno riproposto (con successo) la gagliarda performance della Ferilli a “Che tempo che fa”.

FERILLI FAZIOFERILLI FAZIO
Con l’arma schietta della litote popolana e con la calma di chi, a differenza di Fazio, non ama prendersi troppo sul serio, Sabrina ha messo a nudo i lembi di ridicolo del “bravo conduttore” (di sinistra), incapace e stordito – come tutti i commedianti mediocremente superbi -, di tenere testa alla sua inarrestabile ospite.

ALDO GRASSO PIPPO BAUDOALDO GRASSO PIPPO BAUDO
E la prova d’artista (autentica) della Ferilli ci ha ricordato la Magnani del film “Roma”. Nel finale della pellicola, inseguita dal regista adulatore, il maestro Fellini che squittiva: ”…sei il simbolo della città, lupa e vestale di Roma…”, la grande attrice si schermisce con un devastante: “Chi, io? A Federi’ va’ a dormì!”.   


           



FERILLIFERILLI

http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/formidabile-performance-sabrina-ferilli-che-tempo-che-fa-spopola-95345.htm

Article 15

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GONZÁLEZ-PALACIOS MEMORIES: “FELTRINELLI? UN RAGAZZONE BAFFUTO E UN PO’ ARROGANTE” - “ZERI? NON ERA UN UOMO CATTIVO. NON ERA UN UOMO INTELLIGENTE. ERA IMPREVEDIBILE E GENIALE” - "TESTORI? UNA VOLTA MI MOSTRO' ALCUNE POESIE CON SLANCI OMOSESSUALI"

Parla il grande storico dell’arte cubano Gonzales Palacios: “Testori aveva un forte spirito culturale ma temeva il giudizio della madre” - “Zeri allievo di Longhi? Non proprio. Si detestavano. Zeri era convinto che Longhi avesse fatto di tutto per impedirgli di entrare all’università” - “Con Zeri non ci parlammo per 7 anni, mi chiamava il “pazzo delle Antille”...

Antonio Gnoli per “la Repubblica”

ALVAR GONZALEZ PALACIOSALVAR GONZALEZ PALACIOS
Da più di mezzo secolo vive in Italia ed è considerato uno dei più grandi storici dell’arte con competenze assolute nell’ambito di quelle zone “minori” che in realtà sono la gioia dei grandi intenditori. Mobili, pietre, marmi, gioielli rivivono sotto il suo occhio cubano. Alvar González-Palacios è nato all’Avana dove ha vissuto fino agli anni della rivoluzione: «Andai via da Cuba una prima volta tra il 1954 e il 1955. Con mia madre giungemmo in Europa.

Passammo alcuni mesi a Londra, poi a Parigi e infine in Italia. Tornammo all’Avana. Città bellissima. Estenuata da una rivoluzione che non riusciva ancora a prevalere. Eppure non si aspettava altro. La vita si era fatta complicata. Improvvisamente chiusero le università. Stavo gettando al vento i miei vent’anni. Fu ancora una volta mia madre a incalzarmi. Devi decidere, solo dove andare, disse».

E lei decise?
PERSONA E MASCHERA - LIBRO DI ALVAR GONZALEZ PALACIOSPERSONA E MASCHERA - LIBRO DI ALVAR GONZALEZ PALACIOS
«In realtà fu sempre mia madre, uno spirito forte, a suggerire la meta: Yale. Risposi che detestavo l’America e che avrei preferito andare a Parigi. Non combineresti niente, troppe tentazioni, replicò. Alla fine ci accordammo per Firenze. Una città con forti tradizioni artistiche, ma tranquilla».
Suo padre condivise le scelte?
«Mio padre era morto nel 1952. Nella mia vita fu la persona che compresi meno. Trotskista – più per reazione alla sua classe aristocratico borghese che per convinzione ideologica – passò diversi anni nelle prigioni cubane. Alla fine della sua vita accettò da Batista - l’uomo che lo aveva incarcerato – di fare il ministro della cultura».

Come fu possibile?
«Il governo corrotto di Prío Socarrás fu abbattuto e sostituito dal golpe di Fulgencio Batista. Mio padre accettò l’offerta. Era un uomo onesto. Malato. Quei pochi mesi che trascorse al ministero furono un tormento. Ricordo l’infelicità dipinta sul suo volto. E la sofferenza. Non si rese conto che le nefandezze di Batista lo stavano completamente isolando. Quando dico che non lo capii, intendo questo: perché? Quale motivo aveva di partecipare a un’avventura politica che gli avrebbe procurato solo discredito?».

E non si è dato una risposta?
«Non ci sono riuscito. Negli anni ho ripensato a quel rapporto. Non c’era affetto. Ricordo che quando lui morì, devastato da un infarto, non provai nessuna sofferenza. Vidi quel corpo ormai rigido nel letto dell’ospedale. Le poche cose raccolte su un tavolino. Tutto era avvenuto in grande fretta. Lasciando una scia di disordine.

ALVAR GONZALEZ PALACIOSALVAR GONZALEZ PALACIOS
Avevo 15 anni. E l’imbarazzo di non provare alcun dolore. Dai vetri della stanza l’Avana sembrava una città irreale»


Ci restò ancora qualche anno.
«Nonostante la corruzione e la violenza per un po’ si continuò a vivere bene. La città era bellissima. Ma alla fine esplose. Si leggeva nel volto di molti ricchi il panico e il disorientamento. Fui in un certo senso fortunato. Perché partii in anticipo rispetto al precipitare degli eventi. Nel 1957 arrivai definitivamente in Italia».

A Firenze?
«Sì, volevo continuare i miei studi di letteratura. Mi parlarono molto bene dell’italianista Giuseppe De Robertis. Ma scoprii Roberto Longhi. Avevo seguito alcune sue lezioni. Ne restai stregato. Gli chiesi se era possibile partecipare ai suoi seminari. Accettò. Ricordo che mi parlò in spagnolo. Mostrando grandissime competenze per le pittura messicana».
longhi roberto diAmerigoBartoliLONGHI ROBERTO DIAMERIGOBARTOLI

Cosa l’affascinava di quest’uomo?
«La grazia demoniaca. Era sbalorditiva la sua competenza nella storia dell’arte; l’occhio infallibile; la parola sempre adeguata. Poteva essere duro e capriccioso. Trasformarsi, senza un’apparente ragione, da essere caloroso a freddo e distante».

E tanto arbitrio come era vissuto?
«Con sconcerto e a volte disperazione. Ma lui, da perfetto monarca, se ne infischiava. Anzi, se c’era una cosa che amava era seminare zizzania tra i suoi allievi. Quasi il desiderio inconscio di distruggere ciò aveva creato. Reagiva con la psicologia del giocatore d’azzardo».

Cioè?
«Non esisteva niente al di fuori del rischio. E della scommessa. Non gli importava del denaro. O almeno non gli importava perderlo. L’ossessione era solo dettata dal gioco. Potevano essere i tappi a corona delle bottiglie di birra, la pallina della roulette o una sequenza di carte. Bastava che il gioco si incastrasse dentro una possibile scommessa per vederlo partecipe. Un alba rincasò dopo aver perso la villa di Forte dei Marmi, l’orologio e i gemelli di diamante».
zeri federicoZERI FEDERICO
brava una città irreale».

Lei ha conosciuto anche Bernard Berenson?
«Conoscere mi pare eccessivo. Aveva già 92 anni quando gli mandai un biglietto e lui mi invitò a prendere un tè nella sua villa I Tatti, alle porte di Firenze. Fu molto civile. Lo avrei rivisto tre o quattro volte. Si andava da lui come a corte. Ebbi la sensazione che tutte le luci, lo splendore e le frivolezze diurne lasciassero il posto alle angosce notturne ».

Si è spesso favoleggiato della rivalità con Longhi.
«Non era una favola. Ho sempre pensato che i due erano fatti per amarsi ma non per capirsi».
Nel senso?
Berenson Bernard BerensonBERENSON BERNARD BERENSON
«Avevano la qualità per essere alla pari. In realtà non fecero che indispettirsi reciprocamente. Fu come un gioco perverso. Che Longhi alimentò dalle pagine della sua rivista Paragone. Solo negli ultimi anni ci fu una specie di riavvicinamento. Mi sembrò la giusta conclusione nel rapporto tra due geni della storia dell’arte.

Due protagonisti che non avevano disprezzato i traffici mercantili ma non se ne erano lasciati traviare. Nel frattempo le notizie che mi giungevano da Cuba erano di una rivoluzione che si era compiuta. Mia sorella mi scriveva con toni entusiastici nei riguardi di Fidel Castro. Poi toccò a mio fratello e a mia madre allinearsi ai precetti castristi. Ero inorridito e ormai privo di entrate economiche».

Per questo decise di trasferirsi a Milano?
«Longhi mi “vendette” alla Feltrinelli».
Come la vendette?
Federico Zeri (1921-1998) - Critico DarteFEDERICO ZERI (1921-1998) - CRITICO DARTE
«Ero letteralmente alla fame. Longhi aveva perfettamente capito che senza sostentamento sarei durato poco in Italia. Perciò mi invitò a un pranzo per farmi conoscere due personaggi della Feltrinelli. Uno era Mario Spagnol, l’altro Giangiacomo in persona.

Quest’ultimo era un ragazzone, baffuto, con gli occhiali, un po’ arrogante. Mi disse subito: ma lei saprà guadagnarsi la cifra che le offriamo? In casa editrice cercavano un redattore esperto di storia dell’arte. Risposi che avrei tentato del mio meglio».

Non le sembrò simpatico?
«Mi sembrò un uomo dall’infanzia infelice. Cuba, la Sierra, il Che, Fidel erano i suoi miti. Ascoltavo pazientemente. “Lei è un aristocratico, non può capire”, mi diceva Giangiacomo. Pensavo a un romantico logorato dalla sua storia privata. Incapace di distinguere tra il mondo reale e quello dei sogni ».

Erano comunque anni importanti per la casa editrice.
«Assolutamente. C’erano stati Il Gattopardo e Il dottor Zivago , due successi editoriali mondiali. Si affacciava il gruppo ’63, le cui sorti fin dall’inizio mi sono state indifferenti. La sola persona che del gruppo mi incuriosiva era Arbasino. Il resto mi sembrava fuffa culturale. Proposi qualche libro tra cui i Diari di Berenson. Strinsi amicizia con Spagnol e con Michele Ranchetti. Frequentai per un certo tempo Giovanni Testori».
zeri02ZERI02

Anche lui storico dell’arte
«Tormentato dalla storia dell’arte. In casa editrice mi occupavo dei suoi libri. Trovavo aberrante il suo modo retorico di scrivere. Anche se era dotato di un forte spirito culturale. Molto cattolico e dunque molto distante dal mio. Una sera mi mostrò delle sue poesie. Chiedendomi se era il caso che le pubblicasse senza offendere la sensibilità della mamma.

In un primo momento non compresi. Poi, notai che erano dedicate a un suo amico. Non gli dissi che erano brutte ma che erano piene di slanci omosessuali. Io non so, Gianni, se tua madre capirebbe. Mi guardò e dopo una lunga pausa disse: non posso rinunciare a pubblicarle, ho delle responsabilità morali nei riguardi della mia arte!».

Si viveva come un assoluto.
markevitch bernhard berenson nicky mariano57VillarsMARKEVITCH BERNHARD BERENSON NICKY MARIANO57VILLARS
«Secondo me erano delle forme di ingenuità anche se l’uomo era tutt’altro che sprovveduto. Gli anni, come li chiamo, dell’esilio milanese passarono senza che io davvero mi innamorassi della città. Alla vigilia dell’alluvione, nel 1966, tornai a Firenze ».

Come visse i giorni drammatici dell’Arno?
«Con sbigottimento e umiliazione. Gli argini travolti, il fango, le macchine affondate, l’odore pregnante e nauseabondo dei cadaveri animali, le chiese ferite, le opere d’arte distrutte, non c’era dettaglio della vita umana che non fosse finito in quell’inferno di acqua. Credo che durò circa un mese. Ma gli effetti, le cicatrici, restarono a lungo. Compresi lì la concretezza dei fiorentini. Ad ogni modo quel mondo era stato messo a dura prova».
Giangiacomo FeltrinelliGIANGIACOMO FELTRINELLI

Chi vedeva?
«Avrei visto ancora per un po’ Nicky Mariano che fu la collaboratrice più preziosa di Berenson. E poi Longhi e sua moglie Anna Banti. Nicky morì nel 1968. Due anni dopo sarebbe morto Longhi».

Come furono i rapporti tra Longhi e la Banti?
«Da parte di lui indifferenza; da parte di lei di grande venerazione mista a una gelosia possessiva. Non tollerava la presenza femminile, ma al tempo stesso cercava di proteggere il marito da ogni possibile insidia. Quando Longhi si ammalò di cancro, per anni lei cercò di negare l’esistenza della malattia.

Alla fine un medico le spiegò la gravità del momento e che il maestro era entrato in un’agonia senza ritorno. Solo a quel punto prese coscienza dell’accaduto. Lanciò un grido sovrumano. Si chiuse in un armadio. Urlava che non era vero. Cominciò a battere la testa contro l’anta. Subendo lo stacco della retina. Poi si calmò. Senza di lei forse non ci sarebbe stata la Fondazione Longhi. Bisogna esserle grati. Quanto a me la morte del professore coincise con il mio passaggio a Roma».

ricamo prazRICAMO PRAZ
Perché scelse Roma?
«Perché la consideravo e la considero la città più bella in assoluto. Perché qui c’erano i migliori amici e qui gravitavano i miei interessi di connoisseur e storico dell’arte. Lavoravo per Dino Fabbri, giravo il mondo allestendo e organizzando mostre e il mondo si lasciava riflettere volentieri nella città di Roma. All’inizio prevalse la pigrizia e furono anni belli ma deludenti. Poi il lavoro nella sua ampiezza e importanza prese il sopravvento. E fu come se tutto quello che mi era stato insegnato, le persone che avevo conosciuto – da John Pope Hennessy ad André Chastel, da Mario Praz a Giuliano Briganti, da Harold Acton a Francis Haskell – confluisse in un mondo di curiosità, di avventure antiche, lontane dalla pedanteria».

Non ha citato Federico Zeri.
«Personalità complessa. C’eravamo frequentati per un po’ durante gli anni milanesi. Poi a Roma. Infine per sette lunghi anni ci fu un silenzio carico di offesa e di disprezzo».
Anche Zeri fu allievo di Longhi?
Beniamino Placido - Federico Zeri e Guido Accornero - per coordinare il salone del libro a TorinoBENIAMINO PLACIDO - FEDERICO ZERI E GUIDO ACCORNERO - PER COORDINARE IL SALONE DEL LIBRO A TORINO
«Non propriamente. Lui nasceva come botanico. Una mente da classificatore assoluto. Cui piacevano le cose bizzarre. Era come animato da una forma distruttiva verso le cose. Era in continua lite con tutti. Geniale e infelice. E come tutte le persone infelici in grado di rendere infelici gli altri. Ricordo che Longhi detestava Zeri. E non so il perché. Una volta mi disse: “Ha mai visto come la guarderebbe un cigno incazzato? Così mi guarda Zeri!”. D’altro canto, Zeri era convinto che Longhi avesse fatto di tutto per impedirgli di entrare all’università».

Ed era vero?
«Non lo so. Mi sembrava comunque un falso problema visti i riconoscimenti internazionali. Federico conosceva a memoria tutti i quadri di Tiziano o Masaccio. Che poi li amasse veramente è un altro discorso. Gli dava fastidio l’autorità costituita. E alla fine della sua vita sembrava più un personaggio di Ionesco che delle vite del Vasari. Non c’era più modo di parlare seriamente con lui. Ascoltarlo voleva dire registrare quelle tre o quattro voci che parlavano al suo posto. Era difficile concludere qualcosa».

Perché non vi parlaste per sette anni?
Giangiacomo feltrinelli a Berlino nel sessantottoGIANGIACOMO FELTRINELLI A BERLINO NEL SESSANTOTTO
«Per un litigio insanabile. Scaturito dopo una nostra lunga collaborazione al Giornale dell’Arte di Umberto Allemandi. Andai a trovarlo nella casa di Mentana, dove viveva, con il solo scopo di chiarirmi su certe dicerie come quella per cui io mi sarei preso tutti gli onori della rivista. Fu spiacevole. Volarono parole grosse.

Venni cacciato da casa. So che ogni tanto chiedeva di me: che fa il “pazzo delle Antille?” così mi aveva battezzato. Lo incontrai prima che morisse in un aeroporto. Sentii urlare: Alvar, Alvar. Era lui. Col bastone. Curvo. Preda dell’artrosi. Il suo fisico era andato in frantumi. Facemmo la pace. Non era un uomo cattivo. Non era un uomo intelligente. Era imprevedibile e geniale».


http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/gonz-lez-palacios-memories-feltrinelli-ragazzone-baffuto-po-95082.htm?utm_source=outbrain&utm_medium=widget&utm_campaign=obclick

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ARRESTATO A SESTO SCIPPATORE SERIALE: RAPINAVA SOLO DONNE E ANZIANE. ECCO COME AGIVA -FOTO


MILANO - Gli agenti del commissariato Sesto San Giovanni hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un marocchino 26enne ritenuto responsabile di numerosi furti con strappo avvenuti nel Comune dell'hinterland milanese. L'attività d'indagine è stata avviata dopo che negli ultimi quattro mesi si sono verificati una serie di scippi, almeno sette casi accertati, riconducibili alla stessa persona per il modus operandi.













Arrestato a Sesto San Giovanni (Milano) scippatore seriale di donne (Fotogramma)

Lo scippatore, che agiva con violenza e determinazione, preferiva, infatti, derubare nelle ore serali esclusivamente donne. I reati contestati sono furto aggravato, rapina e lesioni; in un caso la vittima, dopo esser stata derubata dello zaino, è stata percossa ed ha riportato lesioni guaribili in 20 giorni per policontusioni con trauma facciale.
Lo scippatore seriale si chiama Kamal Fellah El Mansouri, è incensurato e abita in una zona periferica di Sesto San Giovanni con i genitori e una sorella che lavora regolarmente da dipendente. Risulta in Italia dal 2012, non ha occupazioni se non l'intensa attività di scippi e rapine. Durante la perquisizione domiciliare gli agenti hanno trovato nella camera del 26enne una decina di telefonini, alcune chiavette Usb e i vestiti e le scarpe utilizzati durante numerosi episodi.
Proprio grazie alla felpa con cappuccio scura e alle scarpe, con una suola bianca spessa, il giovane è stato fermato. Le vittime hanno infatti descritto con precisione il suo vestiario permettendo agli agenti di identificarlo. A parte un uomo di mezza etá
italiano, le vittime sono tutte donne dai 50 anni in su. La più anziana è una 86enne che è stata spinta a terra e ha riportato
numerose contusioni. Soccorsa in ospedale è stata poi dimessa con 30 giorni di prognosi. Un altro episodio particolarmente violento si è verificato ai danni di una cinese: la donna ha reagito all'aggressione del marocchino che l'ha spinta facendola cadere e, una volta a terra, le ha dato un calcio in faccia. Le rapine finora accertate sono 14, un'altra decina è ancora da verificare, tutte da novembre scorso a fine gennaio, sempre all'imbrunire, tra via Marelli e viale Buozzi. Il marocchino arrestato è stato anche ripreso dalle telecamere di una banca nei pressi della quale ha scippato una donna cercando di strangolarla per impossessarsi della catenina in oro che portava al collo.

http://www.leggo.it/NEWS/MILANO/milano_sesto_scippo_polizia/notizie/1205314.shtml

Article 13

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MAMMA MIRACOLATA: ATTRAVERSA LA STRADA
CON IL BIMBO, POI LO SCONTRO


Mamma miracolata: attraversa la strada con il bimbo, poi lo scontro -Guarda

Il semaforo è rotto, un furgone si scontra all'incrocio con un tir: solo per un miracolo non è stata coinvolta una mamma con il passeggino che stava attraversando la strada. 
E' accaduto all'incrocio tra la Sp Marosticana e Via De Gasperi di Passo di Riva.
A seguito del guasto, da un paio di giorni le lanterne fonzionano con giallo lampeggiante e questo sta creando alcuni disagi alla circolazione, sopratutto per quanti da Dueville e da Lupia di Sandrigodevono attraversare la strada provinciale.

Un furgone con a bordo due operai, dopo aver atteso in colonna il proprio turno ha impegnato la provinciale mentre da Sandrigo stava giungendo un autoarticolato ceco.
L'impatto pur non violentissimo tra la motrice del mezzo pesante e il fianco sinistro del furgone ha provocato lesioni al capo di entrambi gli occupanti di quest'ultimo che hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso. Ma come si vede dal filmato, poco prima una mamma con il bimbo aveva attraversato la strada.
Con i veicoli di traverso, il traffico si è paralizzato e la colonna ha superato i due km in pochi minuti, l'intervento di una pattuglia del Distaccamento di Sandrigo del Consorzio Nordest Vicentino che ha imposto l'immediata rimozione dei mezzi ha ristabilito la normale percorribilità dell'incrocio.
Al vaglio degli agenti le responsabilità dell'accaduto, sicuramente la mancata precedenza del furgone ma non va sottovalutata la visuale limitata dell'autista del tir che appariva con il parabrezza ricoperto di una moltitudine di oggetti.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/dueville_incrocio_semaforo_incidente_passeggino/notizie/1205606.shtml

Article 12

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PD, BERSANI RIFIUTA L'INCONTRO CON RENZI
E CRITICA IL JOBS ACT: "È INCOSTITUZIONALE"


Pd, Bersani rifiuta l'incontro con Renzi e critica il Jobs act: "È incostituzionale"

Pier Luigi Bersani non andrà domani all'incontro dei parlamentari del Pd con Matteo Renzi: «Non ci penso proprio. Perché io m'inchino alle esigenze della comunicazione, ma che gli organismi dirigenti debbano diventare figuranti di un film non ci sto», dice l'ex segretario in una lunga intervista che uscirà domani su'Avvenire. Negativo il giudizio sul Jobs act, che secondo Bersani «mette il lavoratore in un rapporto di forze pre-anni 70» e perciò si pone «fuori dall'ordinamento costituzionale». Infine un secco avvertimento al premier su Italicum e riforma costituzionale: «Il combinato disposto» tra i due testi, afferma, «rompe l'equilibrio democratico. Se la riforma della Costituzione va avanti così io non accetterò mai di votare la legge elettorale».

http://www.leggo.it/NEWS/POLITICA/bersani_rifiuta_incontro_renzi/notizie/1205613.shtml

Article 11

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TROUPE ENDEMOL DI "A TORTO O RAGIONE" AGGREDITA
A NAPOLI, COINVOLTI ANCHE ALCUNI ATTORI


Troupe Endemol aggredita a Napoli. Il personale del programma di Monica Leofreddi "A torto o ragione, il verdetto finale"è stato vittima di violenze appena poche ore fa. 



L'aggressione alla troupe Endemol a Napoli

Appena usciti dagli studi Rai di Napoli al termine delle registrazioni di alcune puntate, nove persone fra personale di produzione, attori e autori sono state aggredite a bordo del pulmino che li stava trasportando alla stazione centrale per il rientro nella capitale in vista del fine settimana. "Erano due persone a bordo di un motorino armati di corde con palle di acciaio alle estremità".

É Valerio Pagliarulo a parlare, ispettore di produzione del programma, ai microfoni di Alex Achille di Radiochat.it, "ci hanno seguito probabilmente convinti che eravamo tifosi della Turchia e sotto la Curva B dello stadio, approfittando del semaforo rosso, sono scesi e ci hanno spaccato tutti i vetri del furgone Ncc nero che ci ospitava". Ancora sotto shock per l'accaduto, il direttore di produzione, Daniela Toppi, ha voluto aggiungere: "Devo rigraziare la prontezza di spirito dell'autista che è riuscito a scappare in tempo e a quella del mio collega Pagliarulo che accorgendosi di tutto, ci ha fatto abbassare, proteggendoci dalle schegge di vetro". Questa è l'ennesima dimostrazione, anche dopo i recenti fatti di Roma, di quanto alcuni violenti possano rovinare un gioco nobile come il calcio internazionale.

http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/endemol_napoli_aggressione_a_torto_o_ragione/notizie/1205660.shtml

Article 10

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PRENDE DAL FIDANZATO DELLE PILLOLE, 16ENNE
ABORTISCE AL SETTIMO MESE E POSTA LE FOTO SU FB


Abortisce sotto consiglio del fidanzato 20enne a soli 16 anni e posta le foto su Facebook. Un'adolescente ha interrotto la gravidanza al settimo mese mettendo sul web poi gli scatti della sepoltura del corpo del neonato. 

Abortisce e posta le foto su Facebook

Il caso è stato riportato dalla tv locale Markiza. Proprio le foto su internet hanno contribuito alla scoperta del fatto: la polizia è stata avvertita, ha trovato la ragazza in condizioni gravi e l'ha trasportata all'ospedale. Dopo un paio di ore i poliziotti hanno ritrovato anche la tomba provvisoria del bambino. Secondo Michal Szeiff, il portavoce della polizia di Bratislava, la ragazza nel settimo mese di gravidanza aveva preso, su consiglio del suo compagno, dei farmaci per provocare l'aborto. «Il presunto padre del bambino ha acquistato su internet i farmaci in grado di provocare l'interruzione di gravidanza e li ha somministrati alla ragazza», ha detto Szeiff. Il ventenne complice della ragazza rischia cinque anni di reclusione.


http://www.leggo.it/NEWS/ESTERI/aborto_facebook/notizie/1205663.shtml

Lilly 126

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Una nostra affezionata lettrice c'ha mandato la foto della sua bella cagnolina, Lilly appunto.


Sulami, la "donna di legno" prigioniera del suo corpo a causa della rara "spina di bambu'"

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Sulami e' una ragazza indonesiana di 35 anni proveniente dalla regione di Sragen. Il suo problema, malattia nota come spondilite anchilosante - una rara forma di artrite autoimmune che ha provocato un irrigidimento delle ossa e in particolar modo della sua spina dorsale, definita anche "spina di bambu'" - ha causato la fusione di tutte le sue articolazioni. Quando la patologia era nelle sue fasi iniziali, probabilmente, sarebbe potuta esser curata. Purtroppo in Indonesia le cure mediche non sono alla portata di tutti. Nel Paese, uno dei piu' poveri del mondo, mancano farmaci, informazioni e centri specializzati. E' per questo che Sulami "vive" ormai "come una morta", una statua di legno. La ragazza non riesce ormai a sedersi e deambula con grande fatica, appoggiandosi alle stampelle. A prendersi cura di lei i suoi cari e l'insostituibile nonna ultranovantenne, Suginem. La schiena di Sulami, dopo 10 anni, ha ormai perso l'elasticita'. La spondilite anchilosante, detta anche morbo di Bechterew, nelle sue fasi iniziali, si presenta con sintomi comuni: mal di schiena, dolore e gonfiore in altre parti del corpo, stanchezza su tutto il corpo. A causarla il piu' delle volte sono l'infiltrazione di macrofagi e altre cellule immunitarie nelle cartilagini articolari. Queste provocano un'infiammazione che, se non viene curata, porta alla formazione di tessuto cicatriziale rigido e di ponti ossei tra le articolazioni. Altre volte si tratta solamente di una casualità genetica. Ciò che e' certo e' che Sulami si trova in queste condizioni da molti anni e chissa' per quanto tempo dovrà ancora soffrire.


http://notizie.tiscali.it/photostory/gallery/sulami-donna-di-legno/82761/107/

Maltempo al Sud: un morto nel Palermitano, famiglie evacuate in Calabria

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Tragedia a Castronovo di Sicilia. I tre in macchina con lui si sono salvati

I danni causati dalle abbondanti piogge abbattutesi su Modica

La strada sprofondata per una frana a Girifalco (Catanzaro)

I danni causati dalle abbondanti piogge abbattutesi su Modica

L'esondazione del torrente Forcile che ha allagato alcune aree della zona industriale a Catania



Maltempo: raggiunte molte delle frazioni isolate nel Teramano

L'esondazione del torrente Forcile che ha allagato alcune aree della zona industriale a Catania

Maltempo: esonda torrente, allagata zona industriale Catania


Maltempo: Anas, riaperta SS5 Tiburtina Valeria



Maltempo Sicilia: pioggia, vento, esonda fiume, un morto

Maltempo: esondati due fiumi nel Siracusano, strade bloccate


Una foto d'archivio

Il maltempo flagella ora il Sud, in particolare Sicilia, Calabria e Sardegna. Un uomo è morto annegato, travolto da un torrente esondato a Castronovo di Sicilia, nel Palermitano. Piogge torrenziali e venti da ieri colpiscono le province di Agrigento, Messina, Trapani, Palermo, Catania. Due fiumi esondati nel Siracusano. In Calabria famiglie evacuate nel Reggino. Ponte a rischio,chiuso tratto SS106 Caulonia. Scuole chiuse in vari comuni. Un tratto della circonvallazione di Girifalco sprofondato per una frana. Disagi e allagamenti anche in Sardegna, danni all'Orto Botanico di Cagliari. Da domani è atteso un miglioramento. Nel Centro allerta valanghe resta a livello 4, l'area più critica sempre il Teramano.
  SICILIA - Piogge torrenziali e forti venti flagellano da ore tutta la regione. Isolate le Eolie. A Palermo automobilisti rimasti intrappolati nelle auto bloccate dall'acqua. A Balestrate è crollato il belvedere e i massi sono finiti sulla ferrovia. In molte città i sindaci hanno disposto, per domani, la chiusura delle scuole. A meno di due mesi dall'alluvione del 25 novembre, è tornata ad abbattersi su Sciacca (Agrigento) una bomba d'acqua. E' morto un pensionato di 67 anni, Giovanni Mazzara, che era in auto sulla statale Palermo-Agrigento quando un'ondata di acqua e fango ha investito la vettura, trascinandolo via. Esondati alcuni torrenti e chiusa la statale Palermo-Agrigento nella zona di Lercara Friddi. A Catania scuole chiuse e divieto di circolazione dei mezzi a due ruote fino alle 24. Scuole chiuse anche nel Messinese. 
   CALABRIA - Forti piogge anche in Calabria dove alcune famiglie sono state evacuate per precauzione a Melito Porto Salvo. La statale 106 è stata chiusa nei pressi di Caulonia per alcune crepe sull'asfalto di un ponte sulla fiumara Allaro, in parte già franato nel corso dell'alluvione che colpì la zona nel novembre 2015. Violenti temporali, accompagnati da vento forte, stanno interessando gran parte della regione, colpendo soprattutto il reggino. Scuole chiuse a Reggio, Catanzaro, Crotone ed in gran parte dei comuni della fascia ionica. Alcuni torrenti sono esondati nella Locride. Un tratto della circonvallazione di Girifalco, nel Catanzarese, è sprofondato per una frana. Chiuso e poi riaperto l'aeroporto di Reggio Calabria.
   SARDEGNA - A Olbia disposta d'urgenza la chiusura delle scuole dalle ore 13. In città, infatti, piove senza sosta e si rivive l'incubo alluvione. I vigili del fuoco sono impegnati per vari allagamenti di strade e scantinati. Sono anche esondati alcuni canali; disagi si registrano anche nelle campagne. Danni all'Orto Botanico di Cagliari. 
   LAZIO E ABRUZZO - Ancora senza energia elettrica 6.500 utenze nel Teramano. Nel Lazio neve sopra 1000-1200 metri. Emesso un bollettino che riporta una valutazione di criticità codice giallo per rischio idrogeologico per temporali. L'allerta valanghe resta di grado 4 su 5, alta la criticità nel Teramano: la Regione Abruzzo attiva l'unità di crisi e i sindaci possono chiedere un sopralluogo di esperti per valutare i rischi.
   LE PREVISIONI METEO - Condizioni meteo in miglioramento, da domani, tra Calabria e Sicilia. Piogge più intense, secondo il Centro Epson Meteo, saranno possibili soprattutto tra Basilicata e Puglia, da mercoledì comunque si avrà un'attenuazione dei fenomeni in gran parte delle regioni centromeridionali. Il pericolo valanghe, tuttavia, resta elevato sull'Appennino centrale ed abruzzese. 

(ANSA)

CADE ELICOTTERO DEL 118, SEI MORTI. "UNA SCENA TERRIFICANTE"

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Sono tutte morte, a quanto si apprende, le sei persone a bordo dell'elicottero del 118 precipitato intorno alle 12.00 nei pressi di Campo Felice (Aq). A bordo c'erano 5 membri dell'equipaggio e una persona a cui era stato prestato soccorso. L'impatto dell'elicottero contro il Monte Cefalone è stato terribile, secondo quanto spiegato dai Carabinieri Forestali in quota c'è una pendenza vicina al 100% e il suolo è inclinato di 45 gradi.   
LE VITTIME Questi i nomi delle vittime: Walter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 Asl dell'Aquila, Davide De Carolis, tecnico dell'elisoccorso del soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio (L'Aquila), Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, verricellista, Gianmarco Zavoli, pilota. L'elicottero stava trasportando Ettore Palanca, 50 anni, di Roma, che si era fatto male sciando, procurandosi la frattura di tibia e perone. Bucci, De Carolis e Serpetti sono aquilani, Matrella è pugliese, e Zavoli è emiliano.     DUE VITTIME DEL SOCCORSO ALPINO ERANO A RIGOPIANO Walter Bucci e Davide De Carolis, due dei tre operatori del Soccorso alpino nazionale morti nell'incidente di elicottero nell'Aquilano, avevano partecipato nei giorni scorsi alle operazioni di soccorso all'hotel Rigopiano. È quanto si apprende da fonti del Soccorso alpino. Bucci, medico rianimatore, aveva lavorato due giorni tra le macerie dell'albergo, mentre De Carolis, tecnico dell'elisoccorso, avrebbe lasciato la zona del Pescarese solo ieri.  RESPONSABILE 118 AQUILA, "ERA PERSONALE ESPERTO" «Al momento purtroppo non sappiamo ancora le causa dell'incidente. Siamo molto provati, il personale di bordo era espertissimo e prudentissimo. Non riusciamo ad immaginare cosa sia successo». Lo ha detto il responsabile del 118 e dell'elisoccorso de L'Aquila, Gino Bianchi, in un'intervista al Tv2000 commentando l'incidente dell'elicottero del 118 caduto nell'aquilano. «Il nostro elicottero - ha spiegato Bianchi - era impegnato in una missione di soccorso per un traumatizzato che si trovava sui campi da sci della stazione di Campo Felice. Il tutto è avvenuto poco prima delle ore 12. Il ferito aveva riportato un trauma agli arti inferiori e il soccorso poteva essere effettuato solo da un elicottero dotato di verricello». «La squadra - ha ricordato Bianchi - era composta dal pilota, dal tecnico verricellista, il tecnico del soccorso alpino, un medico e un infermiere. Da L'Aquila a Campo Felice in genere ci vogliono circa 10 minuti di tragitto in elicottero. Il paziente è stato soccorso e portato a bordo dell'elicottero. Subito dopo la centrale operativa del 118 ha ricevuto una telefonata da un utente che sosteneva di aver visto sopra la sua testa volare un elicottero ma di aver sentito all'improvviso anche dei rumori.. Da quel momento abbiamo cercato di prendere contatti sia via radio che via telefono ma non abbiamo avuto mai risposta. Siccome il tragitto da Campo Felice all'ospedale de L'Aquila è poco più di 5 minuti, non vedendolo arrivare e sulla base di questa telefonata abbiamo attivato le operazioni di ricerca e soccorso».  I SOCCORSI Si sono concluse le operazioni di soccorso in quota sul luogo dello schianto dell'elicottero sulle montagne di Campo Felice. I due gatti delle nevi usati per recuperare i corpi delle sei persone che erano a bordo sono ridiscesi sulla piana. Le salme sono state caricate sulle ambulanze. Tra le sei persone che erano a bordo dell'elicottero del 118, e sono morte nello schianto avvenuto nei pressi di Campo Felice, ci sono anche un medico e un infermiere, comunica la Asl dell' Aquila. Del personale d'equipaggio del velivolo precipitato facevano parte il pilota, un tecnico e un operatore del soccorso alpino. A bordo anche lo sciatore prelevato dal velivolo per essere trasportato all'ospedale di L'Aquila.   Fra le vittime il romano Ettore Palanca, 50 anni, maitre all'Hotel Hilton Cavalieri di Roma: era lui lo sciatore appena soccorso per la frattura di una gamba. Capelli brizzolati, sorridente, sportivo, tifoso della sua Juve. Ettore Palanca, lo sciatore soccorso e morto con l'equipaggio dell'elicottero precipitato a Campo Felice, appare così sul suo profilo facebook. Cinquant'anni, sposato dal 2001, viveva a Roma e amava la montagna e la corsa. Nelle foto compare quasi sempre con suo figlio e sua moglie. Ettore lavorava all'Hotel Hilton come maitre ed era un fan di Vasco Rossi. Era molto apprezzato sul lavoro tanto da ricevere una menzione da alcuni clienti su un noto portale che si occupa di turismo.  PER PALANCA DOVEVA ESSERE GIORNO DI SVAGO Ettore Palanca, lo sciatore romano soccorso a Campo Felice e poi morto nello schianto dell'elicottero giunto per soccorrerlo, doveva rientrare stasera a Roma dopo un giorno passato a sciare. Palanca infatti, secondo quanto si apprende, era arrivato stamane a Campo felice e avrebbe dovuto trascorrere l'intera giornata sulle piste per poi tornare a casa. Un momento di svago nel suo giorno di riposo.













Caduto elicottero del 118 nell'Aquilano: 6 morti

«Volava basso e piano, c'era molta nebbia non si vedeva a pochi metri, seguiva la strada mentre andava verso la stazione di Campo Felice dal valico della Crocetta. Quando è tornato indietro ho prestato attenzione poi ho sentito un botto, un forte rumore, penso l' impatto con la montagna. Il motore ha continuato a girare per un minuto poi non ho sentito più nulla. E ho chiamato subito il 118». Questo il racconto di Loris Fucetola, istruttore di fondo, che ha dato l'allarme dopo lo schianto dell'elicottero.  "SCENA TERRIFICANTE" Una scena terrificante quella che si sono trovati davanti i soccorritori giunti sul luogo dello schianto dell'elicottero del 118 sulle montagne di Campo Felice. La coda dell'elicottero e poi la fusoliera del velivolo sono praticamente disintegrate. I resti si trovano in una zona abbastanza in alto rispetto alla piana. Intorno una spessa coltre di neve.   LO SCHIANTO DOPO LE 12 L'elicottero del 118 è precipitato nell'aquilano, tra il capoluogo e Campo Felice: era disperso da poco dopo le 12, quando si sono persi i contatti con l'equipaggio: sarebbe caduto in fase di recupero di un ferito su un campo da sci a Campo Felice, da un'altezza di 600 metri. A bordo sei persone. L'elicottero caduto era un normale volo di soccorso: il velivolo non era impegnato né per l'emergenza maltempo né per quella relativa al terremoto e non faceva inoltre parte degli elicotteri che in questi giorni sono impegnati sulla valanga che ha travolto l'hotel Rigopiano. LOCALIZZATO, CI SONO VITTIME L'elicottero caduto è stato avvistato in località Vecchia Miniera, ad alcuni chilometri da Campo Felice. Ci sarebbero dei morti in seguito all'incidente aereo avvenuto poco dopo mezzogiorno all'elicottero del 118 dell'Aquila. La conferma arriva dai carabinieri e dal Soccorso alpino che al momento stanno sul luogo del disastro. I Vigili del Fuoco e gli uomini del Soccorso Alpino sono arrivati sul posto dove è precipitato l'elicottero del 118. I soccorritori sono a 500 metri di distanza dal velivolo, che si trova più in basso rispetto alla loro posizione, in un canalone, e stanno cercando di raggiungerlo. L'elicottero è distrutto. MALTEMPO COMPLICA I SOCCORSI Il cielo a Campo Felice è coperto. Il vento è moderato e la temperatura tra -2 e un grado. Si è alzato dalla base di Rieti l'elicottero dell'Aeronautica Militare HH212 per il soccorso. Il mezzo militare è del 9/o Stormo di stanza a Grazzanise (Caserta). Visibilità fortemente limitata sulla statale 696 che conduce dal casello A24 di Tornimparte a Lucoli nelle vicinanze del luogo dove è caduto l'elicottero del 118. La carreggiata è sgombra dalla neve, ma la visibilità è limitata a circa 15 metri. Sul posto si stanno recando autopattuglie di Polizia di Stato e Carabinieri. I maestri di sci di Campo Felice e Ovindoli si sono attivati subito dopo la notizia dell'elicottero del 118 precipitato nella zona. «I maestri di sci si sono messi a disposizione dei soccorritori - ha riferito il presidente del collegio regionale Abruzzo maestri di sci, Francesco Di Donato, anche sindaco di Roccaraso - con ogni mezzo e con le pelli di foca. La zona è impervia e ci sono alti cumuli di neve».   FORSE PER LA NEBBIA «L'elicottero si è schiantato in località Monte Cefalone, non lontano dalla piana di Campo Felice. Era intervenuto nella zona degli impianti per un normale soccorso dopo un incidente sciistico e probabilmente aveva già svolto l'intervento e stava tornando indietro». Così l'ingegnere Marco Cordeschi, esperto consulente del Comune dell'Aquila nell'ambito della Commissione Valanghe, che si trova in questo momento in quota. «Ci vorrà tempo a capire la dinamica dell'incidente ma possiamo ipotizzare che lo schianto sia avvenuto a causa della nebbia perché questo è un itinerario conosciuto. Nei giorni scorsi, durante le operazioni per l'emergenza maltempo, anche i mezzi dell'Aeronautica guidati da piloti molto esperti hanno avuto qualche difficoltà in questo punto. Siamo sotto choc perché conosciamo tutti gli operatori che erano a bordo». In questo momento un gatto delle nevi della stazione sciistica sta nuovamente provando a arrivare il più vicino possibile al luogo dell'incidente. Un primo tentativo non è andato a buon fine e il mezzo è dovuto tornare indietro quando era circa a metà strada. A complicare le operazioni il vento, che comunque dagli esperti del luogo viene definito non fortissimo in questo momento, e da raffiche di neve.  I TESTIMONI: SENTITO UN BOATO L'elicottero del 118 - un Aw 139 - sarebbe scomparso dai radar in provincia de L'Aquila. Secondo le prime informazioni, il velivolo avrebbe lanciato il segnale di crash mentre si trovava in località Casamaina, nel comune di Lucoli, nei pressi della piana di Campo Felice. Alcuni testimoni dicono di aver sentito un boato.  A UN KM DALLE PISTE L'elicottero è caduto a circa un chilometro dalle piste da sci di Campo Felice. Lo riferisce Mauro Cordeschi, direttore degli impianti di Campo Imperatore, che ha raggiunto la zona coi soccorsi. «I soccorsi sono arrivati, si vede solo una macchia nera - riferisce - ma non è una bella situazione a vedersi». L'elicottero del 118 si trova a mezza costa sulla ripida montagna. L'incidente è avvenuto in una zona fortemente innevata e montuosa a circa 1600 metri di quota in corrispondenza del km 14 della strada statale 696. Sul posto ci sono autopattuglie della Polizia, dei Carabinieri, numerosi mezzi dell'esercito tra cui anche un «bruco», autoambulanze, mezzi dell'Anas che contribuiscono a tenere la strada pulita. Il luogo si trova a poche centinaia di metri dall'Hotel La Vecchia Miniera.

http://www.leggo.it/news/italia/elicottero_caduto_l_aquila-2215393.html

SAMANTHA, LA SEXY POLIZIOTTA DI NEW YORK CHE SPOPOLA SU INSTAGRAM -GUARDA

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Samantha, la sexy poliziotta di New York che spopola su Instagram -Guarda

Poliziotta di giorno e modella di notteSamantha Sepulveda serve la comunità di Freeport, New York, a Long Island, da sette anni. La ragazza ha da un po' di tempo deciso di aumentare il proprio reddito lavorando come modella per alcune marche di biancheria intima, nel tempo libero.

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"⏱Time is merely Perception and Separation is just an Illusion.... For I wanted to be with you, with nothing to do, no time constraints to start anew😏." -- #SamanthaSepulveda_____________________________________ Photography by @jclarkportraits #SLS #SouthBeach #Miami ☀️🌴🌺

Samantha è nata nella Repubblica Dominicana ed è andata negli Stati Uniti a cinque anni con la sua famiglia, in cerca di opportunità. Oggi è una star di Instagram, dove ha già più di 150.000 followers.

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...going for swim 🇸🇬👙☀️🌴🌏 #Singapore #MarinaBaySands#infitypool #SamanthaSepulveda #catchsamifyoucan

La Sepulveda sostiene che, grazie al suo fisico mozzafiato, i sospetti cadono ai suoi piedi, senza nemmeno bisogno di arrestarli. "Non vogliono combattere contro di me", ha dichiarato al New York Post.

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"I waited for you by the window😏..." -------------------------------------------- Photography by my FBD @thefif5thelement in #sanjuandelsur#Nicaragua☀️🌴👙#samanthasepulveda #windowshopping

Anche se in un primo momento le sue foto audaci in bikini e biancheria intima hanno generato una certa riluttanza nei colleghi maschi, l'agente ha assicurato di avere l'unico obiettivo di celebrare la bellezza femminile, e ora è seguita da molti di loro.

http://www.leggo.it/news/esteri/samantha_la_sexy_poliziotta_di_new_york_spopola_su_instagram-2215856.html

WANDA NARA: LA FOTO "HOT" DEGLI ESORDI TELEVISIVI -GUARDA

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Wanda Nara: la foto "hot" degli esordi televisivi -Guarda

Wanda Nara fa la nostalgica e posta una foto "hot", dei tempi in cui faceva la ballerina nei programmi della televisione argentina.

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La compagna di Mauro Icardi mostra infatti una buona percentuale di seno scoperta, non rinunciando alla sua vena sexy nemmeno nei ricordi.

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🌈V I E R N E S 🌈

Wanda nella foto indossa un completino molto succinto, di colore rosso fuoco. Ai tempi Wanda non conosceva il calciatore argentino dell'Inter, del quale ora è compagna e agente, e non aveva neanche figli, dunque aveva più tempo per permettersi queste comparsata televisive in chiave sexy che l'hanno resa popolare nel suo paese d'origine.

http://www.leggo.it/gossip/news/wanda_nara_la_foto_hot_degli_esordi_televisivi_guarda-2215875.html
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